Ho incontrato Emilio Del Giudice grazie ad una conferenza del 13 della Francesca Salvador, a Vittorio Veneto. L’ho poi seguito un po’ sul web, e avevo scritto un pezzo su una sua conferenza. Intelligentissimo, acuto, accattivante e grande comunicatore. Una bella persona. Ricopio il pezzo che avevo intitolato “Fisica e filosofia“.

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Al liceo mi stupì l’affermazione di un compagno “ereditato” l’ultimo anno (aveva avuto problemi di droga, ma era, a suo modo, un genio), che nel prospettare l’esame di maturità, mi disse che contava di portare fisica e filosofia, tracciando paralleli e linee di congiunzione che, a quel tempo, mi sembravano molto azzardate. Insomma, mi sembrava che la fisica con la filosofia ci stesse come i cavoli a merenda: razionale, positivista, concreta l’una, astratta, impalpabile, soggettiva e opinabile l’altra.

 

Ascoltando il fisico Emilio Del Giudice (video sopra) devo dire che si capisce bene, invece, come le due non solo non siano così distanti, ma sono di reciproco sostegno e supporto. Non posso e non voglio neanche provare a sintetizzare quanto afferma Del Giudice, ma riporto alcune immagini che mi hanno colpito particolarmente.

La fisica quantistica trae le sue origini dal fallimento della fisica classica nello spiegare alcuni fenomeni: il modello “atomi+forze interagenti fra atomi” non basta più. Un po’ come, dice Del Giudice, se volessimo studiare il moto delle barche senza tenere in conto l’esistenza del mare: conosciamo le dimensioni di ogni singola imbarcazione, le potenze dei motori, le dimensioni delle vele, i piani di bordo; ma se non sappiamo che esiste anche il mare, osserveremo dei fenomeni che non potremo assolutamente spiegare, come l’oscillazione dovuta alle onde o lo spostamento dovuto alle correnti. Per questo il modello che  utilizziamo per spiegare i fenomeni fisici ha una enorma importanza: più azzeccato è il modello, maggiore sarà il grado di precisione con cui possiamo prevedere l’evoluzione di un dato fenomeno.

Ma la conclusione che più mi ha colpito è questa: mentre una volta si diceva che la Natura ha l’ horror vacui, come dire che non contempla il vuoto, le nuove teorie, suffragate dalle nuove scoperte suggeriscono che la Natura avrebbe piuttosto l’ Horror quetis, come dire che tutto ciò che è si muove, vibra, risuona (e questo mi riporta alla mente le diverse dissertazioni sulla velenosità dei legami: il legame, in quanto non permette il movimento, ti assimila a ciò che è morto, che non si muove).

E questa risonanza è tanto più utile e d’effetto quanto maggiore è il numero di elementi che coinvolge in una vibrazione armonica; spingendosi al mondo delle interazioni fra esseri umani Del Giudice dice, ridendo ma non troppo, che l’equazione della perfetta felicità si ottiene solo al coinvolgimento della totalità degli individui. Come dire: qualunque modello che preveda una separazione, una elezione di un gruppo rispetto ad un altro, non consente di massimizzare l’utilità o la felicità neanche per quel gruppo. All’aumentare del numero di prsone coinvolte, aumenta il grado di felicità.

In generale la separazione, l’isolamento di un fenomeno sono sempre negativi. Siamo guidati da una scienza analitica che ha perso di vista la visione sintetica. Anche in medicina, fateci caso, la specializzazione estrema vi rende oggetto di analisi di diversi specialisti che magari non sanno nulla l’uno delle diagnosi dell’altro (e a nessuno interessa il quadro completo: corpo, mente e anima). Se mi è concessa un’immagine, direi che così come il brufolo sulla pelle non è che la punta dell’iceberg di un malessere, una disarmonia magari alimentare, magari affettiva, e la cura che rivolga la sua attenzione unicamente al brufolo è parziale, sintomatica e destinata a fallire, così anche la caccia al terrorista o al serial killer diventa infruttifera e rimedio parziale se non si cercano di analizzare e capire le cause al contorno, il background in cui questa violenza ha potuto nascere e crescere.

Anche capovolgendo, a livello positivo, Del Giudice dice: “Perchè credete che nella Firenze del ‘400 ci fossero tanti geni? Statisticamente parlando, avrebbero dovuto trovarsi distribuiti un po’ dappertutto, no?” Invece, intuendo i meccanismi appena descritti, si capisce come il fiorire di una società o di una comunità comporti automaticamente lo sviluppo di tante personalità individuali che di quella società o di quella comunità sono il frutto. Insomma, come dice Don Paolo in una famosa canzone, UNO siamo noi….

Sono rimasto estasiato da questo discorso, e vi consiglio, se avete un’oretta, di guardarvi il video. Avevo già indicato, in altre note (qui e qui), come la Natura contenga, nelle sue leggi, dei principi morali, degli insegnamenti, delle linee guida, ma una spiegazione così affascinante non l’avevo mai trovata.

Compito per casa (da oggi a quando finirà il nostro fugace passaggio su questa terra): contribuire a riaccendere il sorriso in OGNI nostro contatto col prossimo, per propagare l’onda d’Amore e di Armonia.

 

Aggiungo anche alcune interessantissime interviste riguardo alla fusione fredda, la farsa delle armi ad Uranio impoverito, e amenità del genere.
dopo aver ascoltato questa presentazione di Emilio del Giudice, collaboratore del compianto Giuliano Preparata, morto per un tumore fulminante di una rarissima specie che colpì anche un altro dei padri della FF, Fleischman (mentre a Eugene Mallove andò peggio: ucciso -pare- da dei balordi che si erano infilati in casa sua per rubare), forse anche voi proverete un senso di disgusto per una “civiltà” che dedica allo sviluppo degli strumenti di morte e oppressione i più importanti capitali e la maggior parte dei propri sforzi nella ricerca.

Se è così, bene: vuol dire che siete ancora vivi: avete la capacità di indignarvi.

Adesso però gustatevi questa bellissima dissertazione di uno di quei personaggi che ti fanno sentire orgoglioso di appartenere alla razza umana!

Presentazione A Vittorio Veneto – Salusbellatrix del giugno 2011: