Il racconto di Charles Dickens “A Christmas Carol“, trasposto in cartoni animati da Disney, è per molti una bella rappresentazione dello spirito del Natale. Come molti sapranno, il vecchio avaro (rappresentato da Paperon De’ Paperoni), la notte prima di Natale vede in sogno i fantasmi del Natale del passato, del presente, e del futuro, che gli fanno capire come il suo stile di vita e il suo comportamento nei confronti dei compaesani e del povero dipendente (Topolino) lo porteranno alla dannazione eterna, con nessuno ad assistere al suo funerale.
Risvegliato, è totalmente cambiato: generoso, allegro, sorridente con tutti: una conversione in piena regola. Un miracolo del Natale, della festa del dono gratuito che, commemorando il dono gratuito che il nostro Creatore ci ha fatto, venendo sulla terra, ci invita ad essere altrettanto generosi e distaccati dalle cose terrene.
Ma è solo un’invenzione o questo genere di miracoli avviene veramente, grazie al cosiddetto “Spirito del Natale“? Innumerevoli, vorrei dire, ma quello più bello che mi viene in mente è quello avvenuto durante la prima guerra mondiale, che ci ha ricordato anche ieri il solito don Romeo, e che avevo citato anche qui.
Mi piace ricordare questo miracolo anche perchè una delle bugie con le quali ci vogliono imporre un governo sovranazionale (l’Europa), e magari in futuro anche un governo mondiale, è l’ “invenzione” (non so come chiamarla diversamente) che, grazie all’Europa, gli stati non si fanno più la guerra. Come se i popoli non vedessero l’ora di farsi la guerra, e solo una autorità sovranazionale sia una garanzia a fremare questa bellicosità innata. Certo, voi non vedreste l’ora di fare a botte col vostro vicino, ma per fortuna esiste una autorità che vi sanzionerebbe se lo faceste. Il comune in cui abitate non vedrebbe l’ora di andare a scontrarsi col cumune confinante, ma per fortuna esiste la Provincia che governa e vi mantiene in pace. Le regioni, poi non aspetterebbero altro che l’assenza dello stato centrale per lancarsi sanguinosi attacchi. E gli stati, poi!!!! Meno male che c’è l’Europa, che ce lo impedisce. E il passo successivo, statene certi, sarà dare ancora maggiori poteri (fiscali, militari, legislativi, sanotari, ecc.) all’ONU, che finalmente porrà fine alle guerre continue che le nazioni, appena possono, si scatenano addosso.
E tutta questa colossale balla viene smascherata da un evento storico, documentato, reale, dove uomini di fazioni opposte (secondo i loro generali) fraternizzarono fra di loro, scambiandosi auguri, cibo, compagnia con quelli che magari solo una settimana prima avevano ucciso alcuni dei loro commilitoni. No. I popoli non vogliono la guerra. Mai. Solo l’arroganza e sete di potere di pochi, che detengono il controllo dei mezzi di comunicazione grazie all’appoggio della finanza, può permettere che tali eccidi avvengano.
Copio e incollo dal sito cogitoergo:
Il giorno di Natale del 1914, nel primo anno della prima guerra mondiale, i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono con “il nemico” lungo due terzi del fronte occidentale. Le truppe tedesche innalzarono alberi di Natale fuori delle trincee con le scritte “Buon Natale.” “Voi non sparate, noi non spariamo.” A migliaia, le truppe attraversarono la terra di nessuno su cui giacevano sparsi corpi in decomposizione. Cantarono i canti di Natale, si scambiarono le foto dei cari rimasti a casa, condivisero le razioni, giocarono a calcio, arrostirono persino alcuni maiali. I soldati abbracciarono gli uomini che solo poche ore innanzi cercavano di uccidere. Si misero d’accordo per avvertirsi se i superiori li avessero obbligati a imbracciare le loro armi e di mirare in alto.
Agli alti comandi, di entrambe le parti, vennero i brividi. Stava succedendo il disastro: soldati che dichiarano la loro fratellanza e che rifiutano di combattere. I generali, da tutte e due le parti, dichiararono questo pacificarsi spontaneo come tradimento e pertanto conforme alla corte marziale. Entro marzo 1915 il movimento di fraternizzazione era stato sradicato e la macchina di morte rimessa completamente all’opera. Al momento dell’armistizio nel 1918, quindici milioni di persone erano state massacrate.
Poche persone sanno la storia della tregua di Natale. I capi militari non hanno infranto le loro regole per renderla pubblica. Il giorno di Natale del 1988, una cronaca nel Boston Globe accennava che una radio FM locale aveva mandato in onda “Natale nelle trincee,” (Christmas in the trenches) una ballata sulla tregua di Natale, parecchie volte e c’era stato un effetto stupefacente. A Boston, la canzone era diventata il pezzo più richiesto durante le feste su parecchie stazioni FM. “Ancor più stupefacente del numero di richieste avute è la reazione seguente alla ballata degli ascoltatori che non l’avevano mai sentita prima,” ha detto il conduttore. “Mi telefonavano profondamente commossi, a volte in lacrime, chiedendo, ‘Cosa diavolo ho appena ascoltato?’”
Penso di sapere perché gli ascoltatori si erano commossi. La storia della tregua di Natale va contro la maggior parte delle cose che ci hanno insegnato circa la gente. Ci fa dare un’occhiata di un mondo come vorremmo che fosse e dice, “Questo, una volta, è veramente accaduto.” Ci ricorda di quei pensieri che manteniamo celati, fuori della portata della TV e degli articoli di giornale che ci dicono come la vita umana sia insignificante e meschina. È come sentire che i nostri desideri più profondi in verità sono giusti: realmente il mondo potrebbe essere differente.
Estratto da “We CAN Change the World: The Real Meaning of Everyday Life” di David G. Stratman (New Democracy Books, 1991).
Tradotto per www.disinformazione.it da Stefano Pravato
I comandanti britannici John French e Horace Smith-Dorrien diedero ordine che una tale tregua non si ripetesse mai più. In tutti gli anni di guerra che seguirono, vennero ordinati bombardamenti di artiglieria alla vigilia di Natale per assicurarsi che non si verificassero più interruzioni nei combattimenti. Inoltre le truppe vennero fatte ruotare in diversi settori del fronte per impedire che familiarizzassero apertamente con il nemico. Nonostante queste misure ci furono ancora pochi incontri amichevoli tra i soldati dei due schieramenti, ma su una scala molto minore rispetto a quanto avvenne nel 1914.
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