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Chi ha provato, anche solo una volta nella vita, l’esperienza dell’innamoramento, quando si cammina sopraelevati a mezzo metro dal suolo, “si tocca il cielo con un dito“, tutta la vita sorride, il mondo è un paradiso, sa che queste cose non si dimenticano, neanche a distanza di anni o di decenni. E sa anche che non era solo una impressione: in quelle situazioni il mondo non soltanto ci appare un paradiso, ma lo diventa veramente: tutto quello che prima ci dava fastidio, non esiste più; i problemi non appaiono più tali, si sta bene, in salute, … insomma, chi l’ha provato (ma chi non l’ha provato?) sa di cosa parlo. O meglio, di cosa parla Bruce Lipton, che dice che noi possiamo creare il paradiso su questa terra in questo modo.

Sento già le obiezioni degli scettici: “Facile, quando ti va tutto bene! Ma con tutti i problemi che ho, la paura di perdere il lavoro (chi ce l’ha), l’impossibilità di trovare un lavoro (chi non ce l’ha), e i figli (chi ce li ha), e la suocera, e i vicini rompiscatole, e…” ma qui serve fare una rivoluzione copernicana: così come bisognava smettere, in quel caso, di pensare che il sole girasse intorno alla terra, e accettare il fatto che era la terra a girare intorno al sole, anche il nostro Bruce, ancora 40 anni fa, iniziò la sua rivoluzione copernicana nell’analisi del comportamento delle cellule, facendo la clamorosa scoperta, in controtendenza con il credo mainstream dell’epoca (ma così radicato che vale ancora oggi, per molti) che non sono i geni che comandano la nostra vita (genetica: ad ogni gene corrisponde un tratto, una caratteristica, una predisposizione, per cui si arriva agli eccessi della Angelina Jolie che si fa asportare i seni per paura del tumore, visto che lei “ha il gene che causa il tumore”), ma, al contrario, è l’ambiente che influenza e determina anche i geni stessi. E l’ambiente in cui crescono le cellule del nostro corpo è influenzato dalla nostra mente: come noi vediamo il mondo, quale atteggiamento abbiamo, che percezioni e che visioni abbiamo, in una sorta di conferma scientifica dell’effetto placebo (ed il suo contrario, l’effetto nocebo) di cui tutti abbiamo sicuramente sentito parlare.

Quindi: non aspettarsi che le cose vadano bene per cominciare ad essere felici e ad amare, ma cominciare ad amare ed essere felice e questo cambierà le nostre celule, il nostro corpo, il nostro stato di salute, le comunità in cui viviamo, tutta la società, il mondo. Trasformandolo in paradiso. Sento intimamente che questa cosa è vera, anche detti popolari (la saggezza della coscienza collettiva) lo confermano (“cuor contento il Ciel l’aiuta“) e, mi sembra di ricordare, la Madonna (Gospa) stessa, interrogata da un veggente di Medjugorje su come potesse essere così bella, rispose che era perchè amava infinitamente (o qualcosa del genere, ma il senso era quello).

LaBiologiaDelleCredenze

Ho appena finito di leggere “La biologia delle credenze” di Bruce Lipton: (ne avevo parlato già qui e qui) avevo visto diversi suoi video e interviste, come quello riportato sopra, ma alcuni passaggi non mi erano chiarissimi. Mi sono rimasti alcuni punti oscuri, anche perchè da scienziato ogni tanto entra nel dettaglio dei meccanismi cellulari, ma è sicuramente un libro illuminante che val la pena di leggere (e rileggere). Il percorso autobiografico di uno scienziato, partito da ateo (o forse solo agnostico, ma comunque non interessato alla parte spirituale) che, nell’analisi profonda dei meccanismi cellulari una notte viene illuminato e, come Archimede nella sua famosa vasca da bagno, urla “Eureka!”, e corre pazzo di felicità perchè ha scoperto che la materia non è tutto, e esiste, deve esistere, c’è sicuramente Uno Spirito che spiega il perchè delle cose, perchè gli scienziati che negano questo vedono solo una parte della realtà, e ci arriva proprio a partire da una analisa scientifica, razionale, basata sui meccanismi della biologia cellulare.

E sulla base di questa sua scoperta alcuni corllari, alcune “chicche” (solo alcune cose qua e là, come mi vengono in mente a caldo, ma voi compratelo il libro, e, lo ripeto: leggetelo) che a me, un po’ complottista e bastian contrario,  piacciono moltissimo, come quella

  • che capovolge il concetto darwinanino di evoluzione: il progresso non è la sopravvivenza del più forte rispetto al più debole, ma la capacità di unione e di creazione di comunità;
  • o quando afferma che il sistema non va combattuto, perchè combattendolo lo si alimenta; l’unica maniera per vincere è non giocare;
  • oppure quando afferma che la creazione di alcuni bisogni, alimentati con le paure o il senso di inadeguatezza, viene mantenuta al fine di garantire i benefici economici che ne derivano, specie alle industrie farmaceutiche;
  • la capacità di sintesi, da discipline diverse, per una visione unitaria della realtà, che non opera la separazione (artificiale e fuorviante) fra spirito e materia, in questo supportata anche dalla fisica quantistica.

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In sintesi: non aspettiamo che il mondo ci offra delle occasioni, dei motivi per essere felici: riprendiamo il controllo della nostra vita, decidiamo noi, adesso, di rientrare in quello stato di “innamoramente perenne” che sicuramente abbiamo conosciuto, facciamolo con costanza e determinazione, e creeremo il paradiso intorno a noi. Provare per credere.

monia lipton

 

PS: visto che la mia amica Monia Zanon l’ha conosciuto personalmente, linko qui il suo sito, che magari mi viene a mettere qualche commento e la sua esperienza.