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A seguito del video pubblicato ieri ho ricevuto il seguente commento:

Vorrei aggiungere dato che in nessun video o scritto su questi argomenti se ne parla mai su internet e neanche si accenna,che oggi più che mai,con l’accentuarsi della crisi pilotata dalle mani forti ,e le famiglie sempre più indebitate e in estrema difficoltà,che esiste un numero di persone in continua crescita(decine,centinaia di migliaia o forse qualche milione) che per i più svariati motivi,sono iperindebitati(il sottoscritto è uno di questi e familiari idem) che nn possono più onorare i propri debiti con lo stato e in minimissima parte con una banca,per situazioni personali e familiari,che sono sfuggite di mano per inesperienza e mancanza di conoscenze,oltre a consulenti incapaci, accadute a tutti i componenti del nucleo familiare! Ora la cosa su cui vorrei far riflettere chi ancora sta relativamente bene ed è “pulito” da un punto di vista debitorio,che prima di tutto in queste situazioni ci si potrebbe ritrovare chiunque di voi,e seconda cosa nn meno importante,è il domandarsi “che fine faranno questa tipologia di persone come me e la mia famiglia se dovessero davvero arrivare a togliere il contante???? Ve lo dico io……o si torna la baratto,cosa assolutamente nn pratica nel mondo odierno,il nero nn esisterebbe più quindi niente,l’ultima chance sarebbe quella di andare a rubare per sopravvivere con tuti i rischi connessi ovviamente,altrimenti si muore senza nessuna possibilità! Possibile che nessuno si renda conto della gravità di questa cosa? Capisco focalizzarsi sul signoraggio,sulla sovranità monetaria ecc……problemi reali e attuali importantissimi,ma la realtà da me descritta vi garantisco che nn è da meno!!!! Riflettiamoci gente perchè chiunque, lo ripeto, può potenzialmente finire in questo abisso senza ritorno,almeno per la stragrande maggioranza delle persone comuni! Quello che mi meraviglio è che nessuno ne parli cercando di trovare soluzioni pratiche immediate …

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Penso sia opportuno mettere nero su bianco che la crisi (innegabile, sotto gli occhi di tutti, fuori discussione, ecc.) ha un impatto diverso sulle famiglie e sulle persone a seconda delle occupazioni che queste hanno.

La crisi ha di fatto diviso in due gli italiani: quelli che sono a reddito fisso, impegati presso la pubblica amministrazione o simili, e che quindi, checchè se ne possa dire, non corrono il rischio di perdere il posto di lavoro, e quelli che questa possibilità ce  l’hanno, molto concreta, o per i quali questa possibilità è già diventata tragica, amara realtà.

Inutile negarlo: la legislazione del lavoro vigente in Italia, nonostante il trattato di Lisbona, nonostante la cessione della sovranità all’Europa, è ancora tale per cui chi sta in una grande azienda che non chiude i battenti è garantito che il suo posto rimarrà. E con questo possiamo dire che la grossa (sempre maggiore ormai) fetta di dipendenti del settore pubblico (pubblica amministrazione locale e centrale; istruzione; sanità; esercito e difesa; polizia e carabinieri; para-statale come poste e ferrovie, Eni, ecc.) può, tutto sommato, dormire sonni tranquilli; per loro la crisi può addirittura portare benefici, se sanno spendere con oculatezza e approfittare delle offerte e degli sconti che si trovano sempre più spesso (ristoranti, viaggi, vacanze, elettronica di consumo, palestre, ecc.), attuati da produttori e commercianti che provano di tutto per non chiudere. Anche l’IMU, la tanto odiata IMU, ha dato tutto sommato un aiutino a questa categoria: con il numero di compravendite di abitazioni in calo, facile che di qui a breve (2-3 anni) il prezzo reale delle abitazioni, specialmente delle seconde case, cali ulteriormente.

Diverso il discorso per chi lavora in piccole aziende, nel privato, o peggio, lavora come professionista, o magari ha già perso il lavoro. Proprio la rigidità del sistema, quel sistema che garantisce il posto a chi ce l’ha, rende quasi impossibile trovare una nuova occupazione a chi l’ha persa, specialmente se non si più giovanissimi (sotto i 30 anni) e disponibili a tutto pur di avere una occupazione (anche a stipendi da 500 € al mese per unneolaureato in ingegneria, visto!). E chi il lavoro non l’ha ancora perso è costretto a sottostare a condizioni umilianti, spesso a fare straordinari non pagati o ad accettare ritardi anche di svariati mesi nell’accredito dello stipendio perchè, a volte in buona fede, a volte in malafede, il titolare non ha i soldi per pagare i dipendenti, magari perchè a sua volta non pagato dai clienti, magari non pagato dal cliente “Stato“, che se ne approfitta, della sua posizione di forza, dove da una parte non paga i fornitori, dall’altra esige con puntualità il pagamento di imposte e contributi che mandano sul lastrico le imprese e le costringono a chiudere.

In un’ottica di lungo periodo il sistema sarà costretto ad implodere: non si vive di sola burocrazia, che faremo, ci mangeremo i certificati anagrafici? Il sistema deve cambiare: le cose da fare sono tantissime, per rendere migliore questa società! Pensare che milioni di persone semplicemente non trovano un impiego adeguato, con tutto quello che ci sarebbe da fare, è la prova provata del fallimento del nostro modello:  un modello chiaramente da buttare.

mercato del lavoro

Ma è anche vero che se da una parte facciamo bene a denunciare e a suggerire soluzioni a livello politico, dobbiamo anche ricordare che c’è bisogno di mangiare tutti i giorni, e non possiamo disinteressarci di chi, amici, fratelli, vicini di casa o semplici conoscenti, sta peggio di noi. Dobbiamo attuare la condivisione, anche perchè non esiste il bene privato, esiste solo il bene pubblico, il bene comune.

Immaginate la vostra casa, cone le sue comodità, con il frigorifero pieno, la corrente elettrica, il riscaldamento, ecc., magicamente trasportata nel mezzo di una bidonville del terzo mondo. Tutto rimane uguale, ma fuori avete gente che non riesce a fare due pasti al giorno. Stareste altrettanto bene? No! Perchè noi possiamo godere solo del bene comune, non di quello individuale. Siamo fatti così. Dio ci ha fatto (per fortuna) così. E quindi dobbiamo sempre più mettere in pratica la condivisione, e farci carico anche dei problemi degli altri (noi che possiamo), perchè questa è l’unica srada per la felicità. E se vi sembra una motivazione egoistica, lo ripeto: non esiste il mio bene separato dal tuo. Il fallimento di un individuo, il suicidio di un disperato, è un fallimento di tutti. E solo se condivisa, la gioia fiorisce e cresce. Chiusa in casa avvizzisce e muore.

Conclusione: cominciamo a dare. Liberamente. Senza aspettarci nulla in cambio. Anzi, aspettandoci tutto in cambio: la felicità, altrimenti impossibile, in un mondo diviso in due, fra chi ha e chi non ha.