Autorizzato dal suo autore (*), riprendo questo articolo che evidenzia ancora una volta come la Storia che ci raccontano sia falsata e funzionale alla creazione di certi “miti”. Ancora una volta, insomma, è proprio il caso di dirlo: Ingannati, fin dai tempi della scuola.
Sempre nel ricordo di Piazzale Loreto
SOLITE INFAMIE
Questa volta ad opera di Paolo Mieli
di Filippo Giannini
Ė vero: ho un caratteraccio! Sarà che ho ancora dentro di me lo spirito del Balilla che non sopporta le vigliaccate. Mi riferisco alla trasmissione di Ballarò del 23 aprile 2013, quando in un intervento del direttore de Il Corriere della Sera, Paolo Mieli, commentando uno dei tanti inciuci riguardanti il connubio PD/PdL, ebbe a ricordare (cito a memoria): <D’altra parte anche nel 1944, Togliatti rientrato in Italia si alleò con la Democrazia Cristiana e nel 1976 Il Partito Comunista di Berlinguer si alleò con Aldo Moro>. Poi il signor Mieli non poteva mancare di ricordare (e te pare!?) che Mussolini portò l’Italia allo sfascio della Seconda Guerra mondiale e alle infami leggi razziali. Per prima cosa osservo: non è possibile che un simile personaggio non conosca la Storia vera, e quindi la falsità di quanto asserisce.
Proviamo a dimostrare quanto sostengo.
Come e perché si giunse alla Seconda Guerra mondiale. Lo storico Rutilio Sermonti attesta (L’Italia nel XX Secolo): <La risposta poteva essere una sola: perché esse volevano un generale conflitto europeo quale unica risorsa per liberarsi della Germania – formidabile concorrente economico – e, soprattutto dell’Italia. Questo è necessario comprendere se si aspira alla realtà storica: soprattutto dell’Italia>.
Nella Conferenza di Ginevra sul disarmo (febbraio 1932), alla quale parteciparono sessantadue Nazioni, l’Italia era rappresentata da Dino Grandi e da Italo Balbo. Grandi, a nome del popolo italiano, sostenne il progetto di una parificazione al livello più basso degli armamenti posseduti dalle singole Nazioni. Venne inoltre esposto il progetto mussoliniano tendente all’abolizione dell’artiglieria pesante, dei carri armati, delle navi da guerra, dei sottomarini, degli aerei da bombardamento, in altre parole la messa al bando di tutto ciò che avrebbe potuto portare ad una guerra di distruzione.
Di fatto, la Conferenza non trovò sbocco alcuno per le opposizioni di Francia e Germania.
Possibile che il signor Mieli non ricorda che Mussolini propose il Patto a Quattro (7 giugno 1933), proprio per integrare, con un patto politico, l’Europa, mediante un direttorio delle quattro Potenze: Inghilterra, Francia, Germania e Italia. Il documento propositivo di Mussolini cominciò a circolare nei tre Stati interpellati. Il documento ebbe successo di siglatura, ma fallì quando, presentato per l’approvazione ai parlamenti inglese e francese la siglatura non fu rispettata e decadde definitivamente a Stresa nel 1935. Mussolini camminava nella tradizione romana, carolingia e cattolica: aspirazione antica sempre delusa. Mussolini aveva ammonito con lungimiranza: “Fare crollare la pace in Europa significa fare crollare l’Europa”>.
Visto che ci siamo, signor Mieli, perché non ricordare che Mussolini, quale Capo del Governo italiano si fece, ancora una volta, promotore di un incontro che si svolse a Stresa, nei pressi del Lago Maggiore, tra l’11 e il 14 aprile 1935, con i rappresentanti delle tre Potenze alleate della prima guerra mondiale: l’Italia (Mussolini), Gran Bretagna (MacDonald, J. Simon) e Francia (Laval, Flandin).
Al termine dei lavori fu stilato un documento nel quale i tre Governi constatarono che il ripudio unilaterale posto in essere dal Governo tedesco, nei suoi obblighi per il disarmo, avrebbe potuto pregiudicare la pace in Europa e si dichiararono in perfetto accordo di opporsi con ogni mezzo a qualsiasi ulteriore disconoscimento unilaterale degli obblighi previsti nei Trattati e si impegnarono per una continuazione dei negoziati per il loro riesame. Rinnovarono anche il loro impegno per la sicurezza e l’indipendenza dell’Austria. Signor Mieli, perché decaddero quegli acordi?
I detentori della maggior parte delle ricchezze della terra, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, perché pretesero e ottennero le sanzioni contro l’Italia nel 1935? Per difendere l’Etiopia? Ma non ci faccia ridere; l’Etiopia, forse sobillata proprio da questi Paesi fu responsabile dell’attacco al consolato italiano di Gondar, l’11 novembre 1934 (dove rimase ucciso un militare di colore fedele all’Italia) e, come ricorda il giornalista e storico svizzero, Paul Gentizon (Difesa dell’Italia): <Ancora nel 1924 l’Italia che ha appoggiato lealmente l’accoglimento dell’Etiopia nella Società delle Nazioni riceve festosamente a Roma Ras Tafari, firma con lui un Patto di amicizia accompagnato dalla offerta di un aiuto finanziario. Tutto ciò non disarma la boria e la malvagità del governo abissino che respinge sistematicamente le domande di concessioni e turba il libero commercio tra Eritrea e Etiopia con una tacitamente organizzata guerriglia di rapina. Gli incidenti scoppiano a catena e non si sa più come giustificarli o come accettarne le giustificazioni. Dal maggio ’28 all’agosto ’35 si allineano 26 offese a rappresentanti diplomatici, 15 aggressioni a cittadini italiani, 51 razzie: tutto ciò avviene in territorio italiano e i morti italiani non mancano>.
La tensione nei rapporti italo-etiopici si aggravarono alla fine del 1934, quando un contingente abissino si accampò davanti al fortino di Ual-Ual difeso dai Dubat, soldati somali fedeli all’Italia, al comando del capitano Roberto Cimmaruta. Lo storico Rutilio Sermonti (L’Italia nel XX Secolo, Edizioni All’Insegna del Veltro, 2001) attesta che le truppe assalitrici erano al comando del colonnello inglese Clifford.
Ual-Ual era una località posta al confine, sin da allora incerto, fra Somalia ed Etiopia, ma mai rivendicato dal Governo Abissino.
II 5 dicembre di quell’anno, dopo che i Dubat rifiutarono la richiesta abissina di sgombero, questi scatenarono l’assalto e lo scontro si concluse all’alba del giorno seguente con la vittoria italiana, ma le nostre truppe coloniali lasciarono sul terreno 120 morti. Si è scritto che dietro questo grave incidente ci fosse la mano di Londra e Parigi; ma questo non è provato.
Bruno Barrella su Il Giornale d’Italia del 18 luglio 1993, rammentando i fatti di Ual-Ual, scrive: <È l’ultimo di una catena di episodi di sangue che avvenivano lungo uno dei confini più labili dell’epoca>.
Per risolvere pacificamente il dissidio creatosi a seguito degli incidenti di Ual-Ual, venne istituita una commissione arbitrale italo-etiopica, presieduta dallo specialista greco di diritto internazionale, Nicolaos Politis. La commissione, il 3 settembre 1935, emetteva la sentenza attribuendo le cause degli scontri agli atteggiamenti ostili di alcune autorità locali abissine, escludendo, di conseguenza, ogni responsabilità italiana.
L’alleanza con il nazionalsocialismo? «Adesso che la politica inglese aveva forzato Mussolini a schierarsi nell’altro campo, la Germania non era più sola» (La Seconda Guerra Mondiale, di Winston Churchill, 1° volume, pag. 209). Quasi con le stesse parole George Trevelyan nella sua “Storia d’Inghilterra”, a pag. 834, ha scritto: <E l’Italia che per la sua posizione geografica poteva impedire i nostri contatto con l’Austria e i Paesi balcanici, fu gettata in braccio alla Germania>. E vogliamo dimenticare il più noto studioso del fascismo? Renzo De Felice (Storia degli Ebrei sotto il Fascismo, pag. 137): <Sulla ineluttabilità dell’alleanza con Hitler e quindi della necessità di eliminare tutti i motivi non solo di frizione, ma anche solo di disparità con la Germania>. Mussolini era conscio che l’antisemitismo occupava uno spazio preminente nell’ideologia nazionalsocialista, di conseguenza se voleva eliminare le ultime diffidenze tedesche, anche nel ricordo del “tradimento italiano del 1915” e giungere ad una reale alleanza militare, doveva adeguarsi alle circostanze. Riteniamo che fosse questa e non altre la ragione della scelta del Duce.
Tanto, ma tanto ancora avrei da scrivere e condannare i veri criminali dello scorso secolo, e mi riferisco a Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill, personaggi abominevoli che galleggiano su un mare di sangue.
Passo ora a trattare l’argomento più infame: l’accusa di essere Mussolini la concausa della reale, o bugiarda accusa del massacro degli ebrei.
Signor Mieli, mi sa spiegare – e spiegarlo agli italiani – come mai negli anni 1938-1942 gli ebrei che fuggivano dai Paesi occupati dai tedeschi anziché rifugiarsi in Russia o in Inghilterra o negli Stati Uniti si rifugiavano in Italia ed erano decine di migliaia? Eppure in Italia vigevano le leggi razziali.
Proverò a spiegarlo io, ma se sbagliassi, mi corregga. Se può.
Gli inglesi non usarono solo le parole, ma la violenza contro gli israeliti. Rosa Paini (storica ebrea, Il cammino della speranza) riferisce che nel ’41 un folto nucleo di famiglie fuggito da Bratislava, imbarcato sul piroscafo “Pendeho”, composto da 510 profughi cechi e slovacchi, dopo aver navigato sul Danubio giunse nel Mar Nero. Qui, e precisamente a Sulina, salì a bordo il console britannico e informò i malcapitati che il suo governo li considerava immigranti illegali: di conseguenza, se si fossero avvicinati alle coste della Palestina, sarebbero stati silurati. Dovettero quindi ripartire e, superati diversi incidenti, giunsero all’isola disabitata di Camillanissi dove non c’era nemmeno acqua. Sbarcati, assistettero impotenti all’affondamento del battello. Dopo cinque giorni di sofferenze sopraggiunse una nave della Croce Rossa Italiana che imbarcò i profughi per trasferirli a Rodi, dove rimasero alcuni mesi e quindi imbarcati e trasferiti in Italia. Fra i tanti vale la pena di ricordare un altro dramma: nel febbraio del 1942 lo “Struma”, una nave di profughi proveniente dalla Romania, si vide rifiutare dagli inglesi il permesso di sbarcare, e, respinta anche dai turchi, affondò nel Mar Nero: settecentosettanta persone annegarono (Paul Johnson, Storia degli ebrei, pag. 582).
Lo storico israelita Léon Poliakov (“Il nazismo e lo sterminio degli ebrei”, pag. 63) accusa apertamente il governo britannico ricordando che qualche convoglio clandestino, formato con l’aiuto di Eichmann, tentò di discendere il Danubio su barche, mirando alla Palestina, ma le autorità inglesi rifiutarono il passaggio di questi viaggiatori perchè sprovvisti di visto. <Così si assiste al paradosso che la “Gestapo” spinge gli ebrei verso il luogo della salvezza, mentre il governo democratico di Sua Maestà britannica ne preclude l’accesso alle future vittime dei forni crematori>.
Oppure: L’esperto di sondaggi Elmo Roper osservò: <Gli Stati Uniti avrebbero certamente potuto accogliere un gran numero di profughi ebrei. Invece, durante il periodo bellico, ne furono ammessi soltanto 21 mila, il 10% del numero concesso secondo la legge delle quote. La ragione di questo fatto era l’ostilità dell’opinione pubblica. Tutti i gruppi patriottici, dall’American Legion ai Veterans of Foreign Wars, invocavano un divieto totale all’immigrazione. Ci fu più antisemitismo durante il periodo della guerra che in qualsiasi altro della storia americana (…). Negli anni 1942-44, ad esempio, tutte le sinagoghe di Washington Heights, New York, furono profanate>.
Un’altra testimonianza ci viene offerta dal “Neue Zürcher Zeitung”, il quale il 18 gennaio 2000 ha pubblicato una lettera a firma di Susi Weill che, fra l’altro, ha scritto: <I miei genitori avevano tentato invano di emigrare in America, ed oggi è un fatto stabilito che le rappresentanze diplomatiche americane in Europa avevano ricevuto l’ordine di respingere tali domande>.
Quando fu necessario, il governo americano usò la forza, come ricorda Franco Monaco (op. cit., pag.175): <Allorchè a un piroscafo carico di ebrei, partito da Amburgo, fu vietato l’attracco a New York, quei fuggiaschi vennero accolti in Italia e poi dislocati in varie zone della Francia, della Dalmazia e della Grecia>.
Non è sufficiente? E allora andiamo avanti.
Ha scritto Daniele Vicini su “L’Indipendente” del 20 luglio 1993: <Ebrei e comunisti sciamano verso il Brennero, frontiera che possono varcare senza visto a differenza di altre (americana, sovietica, ecc.) apparentemente più congeniali alle loro esigenze>. Dello stesso parere è Klaus Voigt che in “Rifugio precario” osserva quanto fosse strana la dittatura fascista. Infatti scrisse: <Fino all’entrata in guerra dell’Italia non risulta neppure un caso di condanna o allontanamento di un emigrante per attività politica (…). Eppure dal 1936, la Germania è il principale alleato e quegli “emigranti” sono suoi nemici. Polizia e carabinieri ricevevano disposizioni dal Duce, chiare ed essenziali, anzi ridotte ad una sola parola: “Sorvegliare”. Non arrestare>. Allora, Signor Mieli, come ripeto: in Italia vigevano le leggi razziali. Tutti pazzi?
Andiamo avanti, Signor Mieli? Volentieri, fino a che lo spazio me lo concede.
<Mentre, in generale, i governi filofascisti dell’Europa asservita non opponevano che fiacca resistenza all’attuazione di una rete sistematica di deportazioni capi del fascismo italiani manifestarono in questo campo un atteggiamento ben diverso. Ovunque penetrassero le truppe italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli ebrei (…). Un aperto conflitto si determinò tra Roma e Berlino a proposito del problema ebraico (…). È significativo il fatto che i tedeschi non sollevarono mai il problema degli ebrei in Italia. Certamente temevano di urtare la suscettibilità italiana (…). Appena giunte sui luoghi di loro giurisdizione, le autorità italiane annullavano le disposizioni decretate contro gli ebrei (…)> (Léon Poliakov, “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei”, pagg. 219-220).
Andiamo avanti?
Poliakov scrive: <Mentre i Prefetti (francesi) ordinavano arresti e internamenti, allestivano convogli per la Gestapo, le autorità militari italiane, a dispetto delle minacce, ordinavano l’annullamento di tali ordini. Tra le autorità d’occupazione tedesche e il Governo di Berlino, tra il governo di Berlino e il Governo di Roma, tra le autorità di Vichy e i generali italiani vi era un continuo scambio di note nervose e impazienti. La Germania chiedeva all’Italia di agire nello spirito delle disposizioni tedesche. L’Italia rifiutava e resisteva>. Non solo, ma il Governo italiano ottenne che gli ebrei italiani residenti nelle zone occupate dall’esercito tedesco fossero esentati dall’obbligo di mostrare la stella gialla. Lo stesso accadeva nella Legazione di Bruxelles. Addirittura, secondo quanto scrive Martelli, che include un documento nel quale descrive come il Consolato Italiano di Bruxelles esigeva che venissero esentati dall’imporre la stella gialla e dai lavori forzati, anche gli ebrei greci perchè le truppe italiane occupavano parte del territorio greco. Questo, evidentemente era troppo, infatti un ordine del Conte Blanco Lanza d’Ajeta, del Ministero degli Esteri di Roma, con un telegramma datato agosto 1942, imponeva di <sospendere tutte le iniziative prese in merito ai cittadini ebrei greci>. http://motlc.wiesenthal.com
Lo stesso docente dell’Università ebraica di Gerusalemme, George L. Mosse, nel suo libro “Il razzismo in Europa”, a pag. 245 ha scritto: <Il principale alleato della Germania, l’Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo. Le leggi razziali introdotte da Mussolini nel 1938 impedivano agli ebrei di svolgere molte attività e si tentò anche di raccogliere gli ebrei in squadre di lavoro forzato; ma mentre in Germania Hitler restringeva sempre più il numero di coloro che potevano sottrarsi alla legge, in Italia avveniva il contrario: le eccezioni furono legioni. Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio “discriminare non perseguire”. Tuttavia l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini (…). Ovunque, nell’Europa occupata dai nazisti, le ambasciate italiane protessero gli ebrei in grado di chiedere e ottenere la nazionalità italiana. Le deportazioni degli ebrei cominciarono solo dopo la caduta di Mussolini, quando i tedeschi occuparono l’Italia>.
Vedo che lo spazio a mia disposizione si esaurisce, allora oso chiedere al signor Mieli: se quanto ho scritto risultasse vero, perché tanta vigliaccheria verso l’unico statista onesto e capace che l’Italia abbia avuto da secoli? Mi permetto di esporre la mia idea riferendomi a quanto ha scritto Rutilio Sermonti, e riportato all’inizio di queste pagine: <La risposta poteva essere una sola: perché esse volevano un generale conflitto europeo quale unica risorsa per liberarsi della Germania – formidabile concorrente economico – e, soprattutto dell’Italia. Questo è necessario comprendere se si aspira alla realtà storica: soprattutto dell’Italia>. E la risposta viene per bocca dello stesso Benito Mussolini; nel corso di una intervista che il Duce concesse nel suo studio presso la Prefettura di Milano a Gian Gaetano Cabella, direttore del Popolo di Alessandria, nel pomeriggio del 20 aprile 1945, cioè sei giorni prima del suo assassinio: <RICORDATEVI BENE: ABBIAMO SPAVENTATO IL MONDO DEI GRANDI AFFARISTI E DEI GRANDI SPECULATORI (…)>.
E quel mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori, oggi sono i padroni e il mondo è una loro colonia.
E l’abbiamo voluto noi, salvo pochi…e fra questi pochi, non ci sono i vari Mieli, Augias, Minoli ecc.
Complimenti per questo articolo.
Grazie, spero arrivino all’autore.
Mussolini in un video chiama cosi’ l’elitè massoniche: “GENIE PLUTOCRATICHE”. anche Hitler forse non era …….
Grazie. Sospettavo molte cose, oggi le vedo scritte. Peccato la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Grecia, magari poteva andare meglio per tutti.
Ci serva da lezione. La prossima volta che ci vorranno mandare in guerra, risponderemo: “Se proprio vi serve del sangue, andate a dare il vostro!”. Vedi fra questi post “Il disertore”, bellissima canzone re-interpretata dalla Pccola Bottega Baltazar.
Come si fa’ a dire di essere liberi? Il giudice Paolo Ferraro;avete visto il suo processo x (finta) infermità mentale? (watch?v=K8bN2s6f_Sc) Un tribunale palesemente arbitrario. ASSURDO! La massoneria non esiste 🙁
[…] Ancora sulla storia falsificata – Filippo Giannini | Ingannati www.ingannati.it/2013/04/…/ancora-sulla-storia-falsificata-filippo-gianni.. Copia cache 27 apr 2013 – Filippo Giannini è nato a Roma. …. dell’Università ebraica di Gerusalemme, George L. Mosse, nel suo libro “Il razzismo in Europa”, a pag. […]
Che dir mai degli ITALIANI…
c’è la gran massa degli idioti,ingenui,ignoranti…” italiotti “…troppo pavidi per insorgere…
ci son poi pure tanti,tantissimi…” itagliani “…vil razzaccia dannata di cortegiani e di ruffiani…
ipocriti…opportunisti…trasformisti…ieri…” demo-cristiani “…oggi…” renziani “…hìhìhì…!!!
AAA…Ambiziosi…Arroganti…Arrivisti…AAA…
tutti ‘sti rampanti,televisivi quarantenni…che vorrebbero impadronirsi del Palazzo del Potere,solo per meriti anagrafici…hìhìhì…
si nascondon tutti dietro l’aspirante ” ducettino ” fiorentino…sbucato dal Nulla,solo grazie ad un repentino…” Komplotto-Kongiura “…
palesemente mirante a lanciar un ventennio…” renzi-àno “…per metterla,una volta ancor,nel deret-àno a tutto il Popolo Itali-àno…!!!
ERGO…non solo la Storia passata fu falsificata…lo è pure la Kronaca presente…QVIA…
…dai…” COMUNISTI “…hìhìhì…al…” COMUNICATORE “…
che,però fa il ( falso ) modesto e si schermisce…”…comunico assai meno di quanto faccio…”…che faccia tosta…hàhàhà…
ha,una volta ancor,dato ampia prova d’esser un impareggiabile Dileggiatore,che si fa beffarde beffe del suo uditorio:
stan lì,attoniti ed incantati,a pender dalle sue menzognere labbra…ché,il Nostro,è Mentitore patentato…inarrivabile…
Manipolatore,Falsificatore,Travisatore sfacciato,sfrontato,spudorato della Realtà…ovvero…della Verità…hàhàhà…
ma di certo non puote ingannar tutti,per sempre…ERGO…statte…” sereno “…Mattè…QVIA…chi la fa…se la deve poi aspettà…hàhàhà…
e c’è il precedente storico del Riènzi…che,megalomane tirannucolo,si facea beffe del Populo Romano…
così come,oggi come oggi,c’è il Rènzi…” conducatorucolo “…a prender pe’ lo deretàno tutto lo Popolo Itagliano…!!!
…Popolo…” itagli-ANO “…che,in fondo in fondo,davvero se lo merita…d’esser cornificato e mazziato…beffato e tartassato…
troppo inerte,remissivo,passivo,com’è…facile preda quindi della montante ” Banda ” de ‘sti rampanti quarantenni…hìhìhì…
che certo contan di potersene star lì,comodi comodi,a raccontarci balle,per tutto il proXimo Ventennio…” renzi-ANO “…!!!
Data la situazione in Grecia attuale è quella dell.Italia Spagna ecc vorrei che noi fossimo trattati come gli altri popoli che hanno potuto ottenere la liberazione…dunque ripristinare i referendum istituzionali volete l.Italia con una repubblica presidenziale un Italia dove il popolo può eleggere il presidente della Repubblica i giudici costituzionali e perfino revocarli in caso di gravi reati …altresì volete una moneta all.atto dell.emissione di proprietà del popolo o delle banche? Oppure volete rimanere con l.Unione europea debitori per sempre oppure liberarvi con una vera sovranità monetaria senza dipendere ne da Bce ne da troika ecc ecc
L’ipocrisia degli storici è forte più della loro stessa scarsezza di spirito critico. Forse devono ciò a loro personali propensioni socio-ambientali o forse a considerazioni pavide di dire la verità. In ogni caso la storia – quando mente – mente spesso sulle interpretazioni/collegamenti, non sui fatti in genere perché su quelli mentire sarebbe spudorato e facilmente riconoscibile (anche se neanche questa strategia è stata risparmiata).
Io penso che certi storici debbano imparare più che i fatti a valutare e capire le cose, ad osservare scientificamente e analizzare precisamente. Dovrebbero seguire il “metodo Sherlock Holmes”, indagare e scoprire chi mente e chi dice la verità (pur difficile, ma è spesso possibile, e qualora non lo sia, vuol dire che quell’informazione non è più utile, vi lascerò riflettere al riguardo, è un concetto che si capisce con mesi di ragionamenti).
Gli storici dovrebbero studiare il metodo delle due campane, perché ogni volta pecchiamo dell’errore di sentire la campana che ci piace/ci fa comodo e basta.
Di fatto Mussolini è stato demonizzato perché aveva dimostrato che l’Italia aveva le abilità tecniche, economiche e intellettive per battere la concorrenza internazionale. Ma di certo i suoi errori e le sue scorrettezze le avrà fatte, ma in un contesto dove solo una campana rintocca, mi sembra di dovere rintoccare la nota opposta.
Una potenza emergente che nonostante l’occupazione di fine Ottocento ha mostrato di sapersi rialzare era come uno “zombie” che non moriva sotto le fucilate inglesi. Ma purtroppo nella storia spesso vince il più forte, non il più giusto (con ciò non sto dicendo che necessariamente fosse il giusto Mussolini, ma di certo ne voglio vedere gli aspetti salienti).
Per cominciare, l’Italia seppe risollevarsi dalla crisi del ’29 grazie all’istituzione di importanti istituti come l’IRI e soprattutto seppe nazionalizzare la Banca d’Italia, rendendola sotto il controllo dello Stato, così come la Germania con una Banca Centrale indipendente dalla logica corrotta del prestito a interesse da privati secondo umori mestruali di qualche banchiere (mi scuso con le donne, ma intendano).
Non escludo che anche oggi cerchino dall’estero di distruggere l’Italia a partire dall’economia perché se ne conoscono i vasti potenziali scientifici ed intellettivi che non hanno pari al mondo (questo dato spesso lo nascondono con falsi reportages). Non si vede in altre parti del mondo una così alta concentrazione di talenti, di arte, di scoperte innovative… Non a caso, molti professori hanno ammesso contro i propri interessi che dietro ogni scoperta importante quasi sempre ci sono ricercatori italiani (basterebbe questo per far capire perché temono). Gli italiani crescono sin da bambini con il carisma del sociale, del comunicare efficacemente col prossimo, con la furbizia che contraddistingue gli uomini di potere, con l’eleganza e il senso del bello che altri non hanno, con la fortuna di incontrare virtuosi conoscitori dai paramenti umili… Abbiamo una lingua che manifesta questa profondità, questa capacità di osservare e analizzare, di saper valutare con critica… Siamo una civiltà che loro temono perché inglesi e americani al massimo sanno far prendere per i fondelli dalla PNL, dal loro pragmatismo che diventa quasi demente, hanno inventato poco e nulla di proprio (neanche le loro famose invenzioni sono frutto di geni inglesi, hanno ricopiato da vecchi testi greci e italiani).
Sono questi i motivi per cui dobbiamo essere fieri di essere italiani. Mi si permetta una “caduta di stile”: siamo anche gli uomini più desiderati dalle donne! Soprattutto le loro!
Concludo tornando in tema. La storia si ripete, alla fine questi padroni lottano per l’egemonia, dimenticando che stavolta le nazioni loro rivali sono molto più forti dell’Italia e della Germania degli anni ’40, sono superpotenze come la Russia e la Cina, che seppur tra di loro non corrano rapporti di amore idilliaco, fidatevi che sono in grado di sovvertire le logiche egemoni del regime anglosassone.
Sin dai tempi dei Romani avevano capito che la libertà di un sistema esiste quando esistono due poteri contrapposti, ma poteri veri e poteri forti, che vigilano l’uno sull’altro, la situazione ideale per il mondo ci sarà quando Russia e USA avranno ugual potere sull’UE per noi europei, così che nessuno dei due galli possa prevaricare.
Non deve giammai accentrarsi il potere in un solo gruppo, come vorrebbero certi mafiosi che tirano le funi del sistema, perché la loro ingordigia bulimica sarà la stessa che li porterà nel baratro.
Auguri a chi capisce, soprattutto lorsignori (ps: se a sapere che noi pensiamo così di loro si sentono forti, che pena che si devono fare da soli questi massoni)
Ciao Enrico,
tutto stra-vero quello che dici a proposito di noi italiani.
E che fossimo un popolo stra-dotato, e che queste nostre stra-doti ci fossero riconosciute proprio dai popoli stranieri: ho iniziato a rendermene conto, come tutti, dalla prima volta che misi piedi fuori dall’Italia.
Ma sul “perché” sia così e quale sia la causa di questo fatto: è un altro paio di maniche.
Anzi, come direbbe un mio fratello in Gesù e Maria: è un “altro paio di pantaloni”.
E bisogna essere disposti a portarli “corti” e quindi a farseli “tagliare”, i “pantaloni”, per aprire gli occhi sulla causa di quello che è un fatto acclarato e manifesto.
Tu, Enrico, hai fatto qualche ipotesi sulla causa di questo fatto?
Grazie in anticipo per la tua risposta,
FMP
fm.patricelli@gmail.com
Salve a te duxcunctator,
contraccambio piacevolmente la nota di stima e rispetto.
Tu chiedi, perché l’Italia si “taglia le gambe da sola”? Bellissima domanda, anche se sono sicuro che non risolverò la questione con poche battute. Comunque vediamo di mettere in tavola i punti salienti.
Sappiamo bene che l’Italia è sempre stata divisa fino all’Unità, e questo retaggio lo ereditiamo nei nostri cromosomi (la storia cambia più veloce delle menti); abbiamo vissuto sotto cambi della guardia repentini e frequenti, così abbiamo potuto meglio degli altri far capire alla massa cosa significasse un regime piuttosto che un altro, tant’è vero che si soleva dire “o Francia o Spagna, purché se magna”. Questa frase rappresenta una seppur disfattista perla di saggezza, ovvero che un gallo più che un altro quando di gallo si parla per il popolo poco cambia. Pensa pure alla bellissima poesia di Trilussa “sul popolo cojone risparmiato dal cannone”. Di intellettuali che hanno affrontato il tema della sovranità nazionale ne abbiamo avuti molti, tra cui rimembro adesso Alessandro Manzoni coi Promessi Sposi; per forza dovevano parlar male di un regime passato o di un nemico (Manzoni collocava la vicenda nel ‘600 sotto gli spagnoli, non poteva denunciare gli Austro-Ungarici), era tutta propaganda per il regime sovrastante al momento, fidi nell’idea che anche quello sovrastante un giorno venturo avrebbe ricevuto le stesse ingiurie. O altrimenti passava in sordina senza che nessuno dei potenti colpiti si allarmasse (tipo messaggi subliminali).
Abbiamo vissuto sotto varie giurisdizioni, tra Chiesa e Stati, in una minestra in cui a fronte della stessa fattispecie giuridica i due sistemi si scontravano e non potevano l’altro lasciar fare senza così mostrare un fianco debole. Devi sapere che in diplomazia a volte contano anche le “scaramucce”, che vengono usate come le “cartine tornasole” dei chimici, per vedere il pH della società e dei centri di potere.
Chi di potere si intende, sa bene che in realtà il potere è ovunque; per questo molti non si affannano a cercare di salire in alto, ma molti preferiscono l’orticello di casa propria. E nello stesso tempo anche chi sta in alto cerca di ingraziarsi diversi livelli sociali.
Ciò che ha reso forti gli stranieri sugli italiani è la mancanza di “essere italiani”, come disse Aldo Moro; ci manca un vero senso di appartenenza nazionale e un vero senso di rispetto del nostro Stato. Questa divisione porta a non fidarci l’uno dell’altro, perché giochiamo al “io frego a te perché penso che tu freghi a me” e così ci “frega” veramente a vicenda. Si pensi ad esempio a certi italiani che pur di avere il potere si sono venduti agli stranieri perché “davano la pappa pronta”, una rete già costruita e bell’e fatta, senza la fatica di doversene fare una da sé.
A dimostrazione che non abbiamo un senso di Stato (nel bene e nel male, non sto giudicandoli in questa sede) è ad esempio il fatto che abbiamo “partiti anti-sistema” come il M5S degli esordi, la Lega Nord di Gianfranco Miglio (sai che in Germania per legge secondo il principio del “Bundestreue” è vietato avere partiti anti-sistema, perché per loro non è ammesso avere partiti con idee diverse da quello dominante? E poi la Germania sarebbe il modello di democrazia da imitare…)
Per renderci conto, l’Italia non ha risorse naturali, non ha fonti energetiche, non ha colonie estere, non ha le stesse fortune dei paesi come Francia, Inghilterra e Germania, eppure abbiamo un PIL superiore alla Russia, all’India. E siamo solo 70 milioni di abitanti! A chi non farebbe paura un paese così? Immagina loro senza le risorse energetiche e le rastrellate nei paesi deboli (la Francia ruba dal Marocco e dall’Algeria, la Germania dall’Europa e da qualche paese in Africa/Sudamerica, l’Inghilterra va avanti col quasi monopolio dei paradisi fiscali e le risorse del Mare del Nord, vero oggetto della contesa nel referendum della Scozia)… Insomma, loro senza tutto questo non starebbero neanche alle caviglie di un paese come l’Italia. E abbiamo persino un terziario non particolarmente diffuso, anche se altamente sviluppato (anzi, abbiamo un terziario che ogni tanto sforna un’eccellenza mondiale). Ripeto, a chi non farebbe paura un paese così?
Immaginati ora l’Italia con risorse da Cina e la potenza militare degli USA… saremmo la prima potenza mondiale che neanche gli USA saranno mai capaci di raggiungere.
Ma ovviamente queste capacità fanno gola agli stranieri, per cui hanno spedito eserciti di corrotti e ladruncoli per prendere il nostro meglio e rifilarci il peggio, e noi in mancanza del nostro senso di italianità abbiamo lasciato fare a molti di loro, perché col disfattismo di alcuni per cui “che comandi lui o quello a me che importa? Basta che faccio ciò che voglio” siamo giunti ad un vicolo cieco, non irreversibile, ma certamente molto lungo.
Come hanno fatto a usare questa strategia? Semplice, facendo leva sulla persona più “disponibile” di un paese… Avran fatto come i pappagalli romani, ci hanno provato con tutte finché una non “gliela dava” (la disponibilità). Facendo leva sul suo individualismo, avranno offerto lustrini per potere e sapendo che un corrotto può sabotare anche da solo un sistema, ne hanno messi diversi ed hanno fatto carramba!
Morale della storia: essere divisi ci ammazza, essere uniti ci salva!
Buona giornata (ps: ho scritto di getto, se ci fossero imprecisioni o errori ditelo, d’altronde non sono un politico e non devo vincere nessuna elezione)…
pps: approfondirò certe questioni
Grazie, Enrico carissimo, per questa “carrellata storica” fatta di competenza e passione, oltre che intrisa di lucidità.
Mi corre tuttavia l’obbligo di farti presente che sei partito da un’ “altra” domanda, rispetto a quella che ti avevo posto.
Infatti ti chiedevo quale fosse, secondo te, la causa del FATTO che noi italiani siamo stra-dotati: al punto tale da far grandemente paura ai “poteri forti” intesi come “poteri demoniaci perdenti”.
Che non hanno perso e non perdono occasione per tenerci “sotto il tallone”.
E, a proposito di “tagliare”: dicevo che per arrivare alla risposta che a me oggi è di tutta evidenza, dicevo che è necessario farsi “tagliare i pantaloni” e quindi essere disposti a tornare ai “pantaloni corti” che portano i bambini.
Cosa, peraltro, che è ribadita anche da Gesù, nel Vangelo:
“Se non ritornate come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”.
Grazie per l’attenzione e grazie in anticipo per la tua risposta,
FMP
fm.patricelli@gmail.com
Chiedo venia per il prolisso dilungarmi su altre cose (e mi scuso preventivamente se lo fossi di nuovo a breve, se fosse che mi dilungo leggetemi come fossi un ipertesto); bene che mi hai ricordato ciò che mi era sfuggito.
Al riguardo della “superiorità” degli italiani (la metto tra virgolette perché voglio rimarcare una superiorità sociologica ed esperienziale, non genetica che invece sarebbe razzista quale non voglio avallare) ho conosciuto tante persone con cui discuterne. Alcune di esse le ho incontrate a scuola, in qualche viaggio all’estero ed infine in qualche bar. Strano, ma vero; in un bar facevo incontri con un signore assieme ai miei amici che giocavamo al biliardino ed esso sentendomi parlare di cose di scuola davanti ai miei perplessi amici si intrometteva piacevolmente e cominciava a farci indovinelli ed enigmi, ci diceva di usare le doti nascoste in ognuno di noi, di “sentire quella voce interiore che tutto sa” che ognuno di noi ha ma troppi lasciano dormiente.
Strano ancor più a dirsi, quando cercavo di usare il suo metodo pur non avendo idea di cosa si trattasse né di cosa esattamente dovessi fare, avevo come un “alter ego” che rispondeva al posto mio e indovinava sempre la risposta esatta. Credo che similmente accada al popolo italiano.
Credo che noi italiani abbiamo radicato un senso di spiritualità (anche in senso laico) che applichiamo anche nelle questioni scientifiche che ci fortifica nella perseveranza. Siamo situati in un territorio che offre molte risorse naturali (non intendo quelle ad uso economico di massa, ma di risorse ambientali e paesaggistiche) che stimolano la mente, vuoi o non vuoi; siamo il frutto di un crogiolo di popoli del passato, frutto del miscuglio tra arabi, normanni, mitteleuropei, ciò avrà contribuito alla nostra apertura mentale maggiore. Lo si vede anche dal fatto che difficilmente gli italiani si somigliano per tratti somatici in modo così netto tra di loro diversamente da altre nazionalità più facili da stereotipare, ciò è segno che siamo frutto di accoppiamenti tra membri che si aprivano al confronto, che non si facevano costringere dalle convenzioni sociali, che hanno “sperimentato” nuove conoscenze anche a livello sociale. E di lì è facile il passo per conoscere nuove culture. Ad esempio, dagli arabi abbiamo ripreso una versione migliorata dell’algebra e della geometria euclidea (che sarebbe andata persa coi barbari), dai latini il diritto e la sua logica, dai greci la profondissima conoscenza dell’animo umano (ma ti pare che Aristotele duemila anni fa scoprì tutti i meccanismi della logica e li scrisse in un dialogo? E i tre spiriti dell’uomo di Freud che furono anticipati da Aristotele? E che tutti i regimi del mondo, USA compresi, hanno cercato di appropriarsi della nobiltà di queste culture? Neanche gli scienziati americani nelle loro analisi arrivano a tanto, pur vantando di essere moderni).
Dai normanni abbiamo imparato ad interagire con popolazioni pragmatiche e “rozze”; dal confronto con arabi e normanni abbiamo potuto studiare l’astronomia dei cieli dei rispettivi popoli e fonderli insieme, così creando la base per le scienze, per le varie tecnologie (il pensiero scientifico richiama altro pensiero scientifico, è inevitabile, anche tra ambiti diversi).
Difatti fu nella Sicilia della Magna Grecia che fu progettato il primo robot della storia, fatto di corde, ruote, leve e perni. E’ frutto di scoperte italiane tutto quello che si sa sull’astronomia, i nomi stranieri devono semplicemente alla loro dedizione su testi scritti in italiano, vedasi Copernico e Brahe, tutti questi ricopiarono intuizioni di italiani e poi vi aggiunsero qualcosa di loro (pur ciò rimane la stima notevole per i citati).
In più gli italiani hanno sempre avuto l’indole dell’internazionalizzazione, siamo stati gli unici a credere nella terra rotonda riprendendo le teorie di Aristarco di Samo, il quale durante un suo viaggio in Sicilia e poi nella Cirenaica (già Libia) e giù di lì in Africa scoprì da una serie di osservazioni logiche che la terra è tonda e quanto deve essere grande! Tutto a mente!
Da convinzioni come questa abbiamo intrapreso viaggi rischiosi, mossi da una fiducia in un qualcosa di superiore (nessuno senza fede avrebbe mai fatto un viaggio del genere, e neanche tanto regge questa storia dei desperados reclutati a ciurma).
La fede anche di stampo religioso aiuta il pensiero scientifico (adesso gli atei si infurieranno, lo so, ma io stesso che ho i miei dubbi vedo come i credenti possano a volte stupirti con la loro capacità di ragionamento… Peccato che possano sembrare stupidi, ma chiudo la parentesi su un argomento complesso e su cui non voglio alimentare faziosi pregiudizi).
Per non parlare di come gli italiani abbiano da sempre vissuto con popoli invasori che imponevano le regole loro, e noi con furbizia facevamo gli affari nostri e non scomodavamo loro. Questa è la stessa logica di Shanghai, il gioco dei bastoncini, la stessa verve che usa l’avvocato per ottenere un compromesso legale.
Tornando al concetto di internazionalizzazione, siamo stati i primi a confrontarci coi popoli esotici di Catai e Tebet (oggi Cina e Tibet), guarda caso esploratori credenti come Marco Polo (lui stesso quando incontrò il Gran Kan di Mongolia disse del credo religioso del potente locale che se non fosse stato per ragioni del suo popolo, avrebbe aderito alla religione materna: il cristianesimo, il quale “non comanda cosa che non sia piena di ogni bontà e santità”) e missionari come Matteo Ricci (quest’ultimo noto gesuita per le sue abilità nella matematica e nella cartografia, cui aggiungiamo anche la sinologia, conoscenza della lingua e cultura asiatiche). Matteo Ricci fu uno dei primi al mondo ad aver disegnato una cartina a mappamondo riuscendo a conciliare il problema della proiezione su piano bidimensionale di un oggetto sferico come la Terra, 8 anni prima della sua morte. In campo matematico tradusse in cinese i testi di Euclide e ne diede anche ulteriori approfondimenti.
L’ho notato sulla mia pelle, osservare le stelle e il cielo, interpretare e intuire quali siano le ragioni di ciò che vediamo come bambini che giocano con le figure geometriche sviluppano pensiero critico, concentrazione, e anche un senso di curiosità verso il divino.
E che dire di Leonardo da Vinci, uomo dalle mille risorse, gli scultori come Michelangelo, o il famoso scultore delle statue “intelate” di Napoli, così perfette che nessuno credette fossero di vero marmo (data la non duttilità di tale materiale)? Non sono forse straordinari? E credete forse che non abbiamo avuto altri come loro (magari non uguali) in giro per il belpaese?
Lo so, vedo che rischio di divagare, rinnovo le mie scuse se avessi creato confusione.
Pro generalibus, posso dire che l’amore per la conoscenza che contraddistingue gli italiani è dovuto alla capacità di astrarre la necessità materiale (pur essa stimolo di scoperte) per apprezzare la bellezza, amare questa elevazione platonica verso la luce dalla caverna in cui siamo nati, gioire del poco che si ha.
Inoltre il nostro essere miscuglio di tante cose ci ha permesso di fortificarci. Abbiamo capito sin da subito le criticità del pensiero scientifico e siamo stati i primi a rifiutarci di fare la religione scientista, perché primi a capire che ciò che si dice della religione, si può dire della scienza quando smentita. Abbiamo rinnegato l’esaltazione fanatica del pensiero sedicente “scientifico” che altro non era che una voce adolescenziale di contestazione contro il clero per le sue malefatte dimostrando più fanatismo e creduloneria gli stessi miscredenti dei credenti (esempio: New Age, satanismo, scientology, cartomanzia hanno grande attrattiva sugli atei, sui credenti poca o nulla). Sul pensiero ultimo tra parentesi voglio che vi informiate voi per farvi un’idea vostra.
E neanche ho detto tutto, ma siccome ho scritto secondo me alla rinfusa, lascio a te il compito di addobbare la mia bozza di idee e migliorarla. Con i miei migliori auguri, Enrico
Molto bella anche questa tua seconda “carrellata”, Enrico.
Anzi, più che “carrellata”… la definirei “cavalcata”.
Ma prendo questa tua frase, riguardante la “superiorità” di noi italiani (ma ti ricordo che stavamo parlando di “stra-abbondanza di doni e di doti”, più che di “superiorità” in senso stretto):
“voglio rimarcare una superiorità sociologica ed esperienziale, non genetica che invece sarebbe razzista quale non voglio avallare”
E ti chiedo, invece, proprio di portare la tua attenzione sulla genetica.
Dove è la Scienza moderna a dirci che la genetica comprende ANCHE (e SOPRATTUTTO) l’epigenetica.
Ossia tutto ciò che è “nei pressi” dei geni in senso stretto. E come ciò che è “nei pressi” (ad iniziare dagli stessi pensieri) vada poi ad esercitare un’azione, reale ed oggettiva, proprio su quei geni che il pensiero scientista considera “immodificabili”.
Del resto, nella tua “galoppata” hai implicitamente parlato sia di genetica che di epigenetica.
Di genetica, quando hai menzionato il FATTO che noi italiani proveniamo dall’unione e dall’incrocio di più “alberi” e di più “ceppi”.
Di epigenetica, quando hai menzionato il FATTO che l’incrocio di più “alberi” è di per sé una manifestazione di un atteggiamento mentale aperto e disponibile al nuovo.
Il “razzismo” è quanto di più lontano si possa pensare rispetto a quest’attenzione alla Genetica (intesa come “genetica+epigenetica”) a cui ti sto sollecitando.
Perché, appunto, il “razzismo” è chiusura e pre-giudizio: caratterizzato dalla superba e stolta pretesa di “sapere già tutto” rispetto al mistero del sangue e del DNA. E, quindi, di pretendere di essere in grado di fare delle “categorie” chiuse al punto da risultare chiuse persino all’Azione misteriosa ma ubiquitaria della Grazia. Quella Grazia che sempre presuppone la Natura, mentre la perfeziona e la esalta.
E’ per questo, carissimo Enrico, che il mio invito ad inserire la Genetica nella tua visione vasta e spaziosa della stra-ordinarietà del nostro popolo, così benedetto da Dio: è indissolubile e inscindibile dall’invito a considerare che noi italiani siamo il popolo di più antica evangelizzazione al mondo.
E che abbiamo iniziato a cibarci di Eucarestia, DNA Vivente di Dio, da quasi venti secoli.
Sono sicuro che non lo considererai un “dettaglio”, questo FATTO di capitale importanza.
Grazie ancora per la tua preziosa attenzione.
Fabio Massimo.
fm.patricelli@gmail.com
Ottima osservazione, Fabio Massimo, ho letto tutto con scioltezza perché ti sei saputo esprimere come un buon classicista: periodare filosofico con perifrasi logiche.
Da te ho imparato la distinzione tra “genetica” ed “epigenetica” che ignoravo. Quindi devo riconoscere di essermi contraddetto da solo anche se solo formalmente, assumendo per ipotesi di aver capito bene adesso.
Ho anche riflettuto sulla tua definizione di “razzismo”, oggettivamente definibile come tu hai rimarcato. Con l’idea di razzismo nel mio discorso ho sottinteso quella forma di filosofia sociale che emerse in modo propagandistico a partire dai tempi post-darwiniani (pace all’anima di Darwin, pienamente equivocato sia dai credenti che dagli atei), in cui le potenze colonialistiche cercavano di impadronirsi delle ultime scoperte scientifiche, sulla scia postuma della caduta dei miti dogmatici pre-rivoluzione francese. Ed allora per non perdere questa gara coloniale al “primo della classe” si sono aggiunte interpretazioni “eugenetiche” in realtà riadattate sui pregiudizi e stereotipi delle popolazioni destinatarie di tali teorie. E di tali teorie se ne sono fatti promotori vari scienziati, ognuno per mettere la sua firma sul “muro delle celebrità” (all’epoca andava di moda “essere grandi scienziati”, era come oggi sarebbe per un adolescente “essere un tronista della televisione” o qualcosa del genere)…
Il razzismo è stata la propaganda ignorante delle teorie eugenetiche, disattendendo le intenzioni della vera scienza per riportarle alle stesse identiche conclusioni di un volgo poco istruito alla comprensione del prossimo e alla scoperta della biodiversità.
E’ inoltre divenuto una valvola di sfogo contro i mali della società, un capro espiatorio di coloro che cercavano un colpevole della loro condizione di disagio socio-economico (a dir la verità, il disagio socio-economico è stato volutamente o meno indotto dalle nuove frontiere degli stili di vita che facevano capire quanto “povere” fossero le vite “frugali” dei popoli… ad esempio: in certe parti dell’Africa non si conosce il concetto di povertà perché si pensa che quello sia “normale”, ma appena si spiega loro che è “normale” avere acqua corrente, luce, gas, scuola, tecnologia, ecco che alberga il disagio di sentirsi poveri)…
Quindi il razzismo ha assunto il ruolo di una specie di pseudoscienza priva di fondamenti scientifici nel vero senso del termine, che andava avanti solo per ragioni politiche e demagogiche pur davanti alle sue regolari smentite, finchè a fine guerra non si è imposto il modello “we are the world” by Zio Sam (per questo hanno fatto qualcosa di buono i governi americani passati)…
Ma ciò non significa che non ci sia una possibilità di “ereditare l’evoluzione frutto dello sforzo di un’intera esistenza di chi ci precede”, quindi ciò ci deve far stare attenti a come viviamo, come mangiamo, come usiamo la mente (eh si, la mente è la centrale della salute), in tributo al celebre brocardo “mens sana in corpore sano”, senza l’ansia di “arrivare” “prevaricare” “ansimare” che invece ci vorrebbero trasmettere certi operatori di marketing
Tornando alle conclusioni tue, ammetto che esiste un qualcosa che va oltre il fattore ambientale almeno nel raggio di una singola esistenza, quindi che chiamiamo genetica ed epigenetica. Aggiungo che la mia convinzione è anche di poter “trapiantare” nuovi individui nel nostro modus vivendi e quindi anche loro introdurre a questo “percorso evolutivo”, per cui vorrei dimostrare che tutti possiamo arrivare alla meta, chi prima chi dopo, anche se in un lontano futuro. Contando così di agganciare l’epigenetica (tipo fenotipo) alla genetica (genotipo) di sapore mendeliano vorrei la società migliorare.
Un grande ringraziamento a te per l’attenzione
Purtroppo però non tutto vero, molti ebrei vennero deportati nei campi di concentramento ben prima della cattura di Mussolini, ci sono le testimonianze, i treni partivano da Roma e arrivavano ai nazisti, che provvedevano allo sterminio.
Per non parlare delle limitazioni di vario genere come l’impedimento di frequentare scuole normali, quindi non è vero che il popolo ebraico non venne toccato dalle leggi razziali fasciste, anzi… (sic!)
Indubbiamente molti vennero salvati e aiutati nonostante le leggi razziali ma è falso che questa fortuna accadde a tutti, moltissimi finirono nei campi di concentramento, prima e dopo la cattura di Mussolini.
Si evince quindi una scarsa conoscenza del fenomeno dell’olocausto ebraico da parte dell’autore e una mancata presa visione della documentazione sullo sterminio che è uno degli eventi più documentati della storia. Su Youtube sono presenti toccanti testimonianze di chi visse la malvagità umana oscura causata dal regime fascista: furono le camicie nere ad accompagnare gli ebrei nei treni non i tedeschi.
E comunque anche dopo l’occupazione tedesca dell’Italia non era comunque Mussolini il capo della RSI? Non poteva ribellarsi? Lui in ogni caso ha scelto di collaborare con Hitler e razzista il fascismo lo era sempre stato nonostante il tanto citato discorso di Bari, la politica coloniale non era forse razzista? I fascisti attuarono una politica di collaborazione con l’invasore tedesco e infatti vennero detti collaborazionisti, questo è il motivo per cui nelle canzoni dei partigiani si parla di “fascista vile e traditor”… a seguito dell’8 settembre fu chiaro che il nuovo nemico era la Germania di Hitler. Poi se i fascisti hanno voluto proseguire la lotta assieme ai tedeschi fecero male e fecero gli interessi del loro partito non certo quelli della patria! L’autore dell’articolo scrive che i cattivi colpirono l’Italia con le sanzioni: embé ma mica era obbligatorio invadere l’Etiopia… ridicole le motivazioni strumentali atte a giustificare quella guerra, i fascisti volevano l’impero e basta tutto il resto è una scusa, infatti anche di recente i turchi hanno abbattuto un caccia russo ma mica Putin ha invaso la Turchia.
Per non parlare di quando i tedeschi liberarono Mussolini… lui ordinò ai carabinieri di non reagire contro i tedeschi e si fece portare via da Skorzeny, quindi è lui che ha deciso da che parte stare.
Per non parlare della decisione più stupida del governo fascista ovvero la dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra. Quei paesi il fascismo se li era messi tutti contro a causa della sua politica estera aggressiva e priva di riguardi verso la comunità internazionale, è stato il duce a gettarsi tra le braccia di Hitler, intimorito dalla sua follia unita alla potenza militare tedesca.
Infamie da condannare senza se e senza ma.
Se volete leggere politici veri leggete Dag Hammarskjöld molto meglio.