Agli appassionati di finanza, economia, flussi monetari, multinazionali, ecc. consiglio vivamente la visione del documentario che allego sotto: “The tax-free tour” (il giro senza tasse). Con una serie di interviste, condotte in giro per il mondo, viene fatto vedere come le maggiori corporations del mondo (91 fra le prime 100 hanno società nei paradisi fiscali!) riescano ad eludere le tassazioni dei paesi in cui operano e a spostare i profitti dove non vengono tassati per nulla o con percentuali irrisorie.
In Olanda, ad esempio, i profitti da proprietà intellettuale non sono tassati che ad un misero 1-2% (la cifra esatta non è nota, si fanno trattative riservate con l’amministrazione fiscale), per cui esistono interi palazzi di “email-company“, compagnie fantasma che hanno una email, un indirizzo fisico, magari anche un numero di telefono (a cui risponderà una segreteria o magari anche una persona in carne ed ossa, con l’inoltro delle chiamate si può far rispondere in qualunque parte del mondo una chiamata “apparentemente terminata” in Olanda), ma di fatto sono assolutamente scatole vuote. Scatole vuote che però fanno enormi profitti, drenandoli da quelli delle compagnie a cui appartengono, dove sarebbero tassate molto di più. Ma la cosa più divertente è che si può far passare per proprietà intellettuale qualsiasi cosa. Uno pensa: la tipica proprietà intellettuale è il software; ma se io faccio scarpe oppure ho una catena di ristoranti, che c’azzecca (per dirla alla Di Pietro) con la proprietà intellettuale?
Errore! Si vede che non lavorate in una delle quattro grandi società di consulenza, le big four (McKinsey, Ernst&Young, Deloitte e KPMG) dove l’unico limite è la fantasia. Sì perchè ad esempio la Starbucks, la famosa catena di coffee-bar, come potrebbe dirottare i suoi utili in Olanda, se non con la proprietà intellettuale? Il caffè/cappuccino sono
- prodotti nel paese dove si trova il bar;
- pagati nel paese dove si trova il bar;
- consumati nel paese dove si trova il bar.
Se esiste un principio di località della fiscalità, questo dovrebbe essere il caso meno “eludibile“. E invece… invece la Starbucks si è inventata un prodotto: un “Frappuccino“, misto fra frappè e cappuccino, e i diritti derivanti da questa “invenzione” li ha passati ad una società (ovviamente controllata al 100%) che, guarda caso, sta in Olanda. E la catena Starbucks in UK sono 15 anni di fila che in quel paese è in perdita.
Divertentissima la scenetta della commissione parlamentare inglese che, chiamati all’esame i rappresentanti delle multinazionali, li maltratta (e loro, buoni, si lasciano maltrattare, ovvio) per i loro comportamenti antisociali (=che eludono le tasse). Con Google, Amazon e Starbucks in prima fila, la “maestrina” che li riprende, e irride i loro maldestri tentativi di giustificare i loro comportamenti. Addirittura alla fine, di fronte alla specifica domanda: “Siete d’accordo che rientra fra i doveri verso la comunità di una società quello di pagare le tasse?” e tutti rispondono: “Sì, certo“, e continuando: “… e che queste tasse vanno pagate nei paesi dove si opera?“, mentre i rappresentanti di Amazon e Starbucks rispondono a testa bassa “Sì, certo“, quello di Google ci prova: “I profitti vanno tassati nei paesi dove l’attività che ha generato quei profitti si è tenuta…” e la commissaria, senza lasciarlo finire, lo interrompe ridendo: “Sì, alle Bermuda!!!!” (la sede di Google) con la risata generale della sala e l’omino Google che si zittisce e se potesse si sotterrerebbe.
Insomma, un documentario illuminante, per noi che siamo costretti a pagare tutto, anche di più del necessario, se il fatturato e il porfitto della nostra attività, in questi momenti di crisi, non rientra nei parametri degli studi di settore (caso unico al mondo: per dimostrare che NON evadi, che sei innocente, l’onere della prova sta a te: ma che discorsi sono? Come faccio a provare che NON ho evaso, se il mercato è in calo e il giro d’affari è diminuito?)
PS: per i più bravi, c’è anche un gioco online per vedere se avete la stoffa del consulente: scegliete una multinazionale, e spostate, in base ai diversi tipi di utili e di tassazioni, le operations e le attività in giro per il mondo. Impegnatevi però: in tempo di crisi lavorativa, se siete bravi non è detto che non vi assumano in una società di consulenza d’alto bordo. Il gioco si trova qui.
Caro Alberto,
Il tema dell’evasione fiscale, come quello dell’ “equità” della imposizione fiscale si presta ad un’infinità di osservazioni da diversi angoli.
Che le grandi corporations conoscano i trucchi per evadere le tasse sui loro enormi profitti è sicuramente cosa biasimevole.
Ma io mi permetto di far osservare un aspetto molto più grave, anzi puramente delinquenziale::
L’azione criminale di chi, col potere di manipolare l’attività economica di intere nazioni, creando a piacere, secondo il loro capriccio, sviluppi e crisi economiche, e col trucco della fabbricazione dal nulla di debiti inesistenti, falsi, fasulli, puramente inventati, pretende di strangolare intere nazioni, saccheggiandone i cittadini, depredandone i beni immobili, imprese, creando propositamente fallimenti, chiusura di attività, disoccupazione, disperazione e perfino suicidi.
Per giunta poi, questi miserabili, attraverso la stampa le TV ed i loro politici ed “economisti” da operetta, tutti da essi profumatamente pagati, vengono a raccontarci che dobbiamo pagare le tasse perchè “questo è l’unico modo di uscire dalla crisi”. Infatti il 31 maggio 2010 Mario Draghi, allora governatore della Banca d’Italia e candidato alla predidenza della BCE, nella sua allocuzione definì l’evasione fiscale “macelleria sociale”; essendo questo burattino l’ultima persona al mondo legittimata a parlare di evasione e giudicare gli altri.
Alberto è assoluta priorità in questo momento drammatico divulgare in termini facili facili, nel modo più semplice possibile te tecniche fraudolente praticate dal sistema bancario: saccheggiatori delle ricchezze prodotti dalla Nazione Italia e occultatori del loro lucro colossale che essendo appunto occulto permette alle banche di non pagare affatto le tasse.
Una volta si diceva fatta la legge trovato l’inganno ora per fortuna fanno le leggi che permettono di fregare legalmente è per quello che è importante studiare 😀 😀 😀
Caro Daniele, riporto qui un “digest” (un riassunto breve) di quel che affermava lo storico americano Brooks Adams, storico americano e professore di Harward:
“L’usuraio si nutriva dell’insolvenza e del controllo della legislazione: le leggi erano ingegnose, studiate per creare il debito e renderlo lucrativo una volta contratto… i capitalisti possedevano i tribunali, essi avevano i mezzi per rovinare qualsiasi plebeo la cui proprietà risultasse appetibile”.
Le cose non sono cambiate affatto nell’Italia di oggi.
Vari autori di alto livello, hanno descritto i meccanismi del “signoraggio” privato e del riflusso bancario, nonchè il metodo per l’occultamento dei colossali profitti illeciti mediante le camere di compensazione internazionale, ed hanno descritto le violazioni della politica monetaria in Italia, gli scandalori protocolli di Francoforte che impediscono qualsiasi monitoraggio e verifica.
Ci saremmo aspettati una commissione d’inchiesta: un gruppo di magistrati che indagassero sul sistema bancario. Come si difenderanno magistrati e giuristi quando verrà domandato loro: “Voi dove eravate”. Si potevano esaminare quattro temi sui quali si scoprono una serie di reati e delitti:
1) L’ignoranza delle argomentazioni giuridiche riguardo la “riserva frazionaria”.
2) l’usura nei finanziamenti bancari dal punto di vista civile e penale.
3)La falsificazione dei bilanci bancari e della relativa evasione fiscale.
4)La questione del signoraggio privato sulla moneta pubblica.
[…] riguarda la cosiddetta proprietà intellettuale; ne abbiamo già parlato quando abbiamo visto, in questo post, come le multinazionali che sono presenti in vari stati del mondo spostano e modellano gli utili in […]
[…] Avrei voluto dirgli che forse stava cercando nella direzione sbagliata. Avrei voluto dirgli di leggere questo post, e vedere il relativo video, dove si spiega bene quali vantaggi, dal punto di vista fiscale, ha lo […]
[…] Avrei voluto dirgli che forse stava cercando nella direzione sbagliata. Avrei voluto dirgli di leggere questo post, e vedere il relativo video, dove si spiega bene quali vantaggi, dal punto di vista fiscale, ha lo […]
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