aquila

I 4-5 amici che seguono questo blog (pochi ma molto intelligenti e attenti) si saranno accorti, leggendo alcuni dei post pubblicati ultimamente (Marketing e creatività: matrimonio d’interesse, e Chi la spara più grossa? ), che mi sto ponendo il problema di come uscire dal ristretto giro di noi “complottisti” per provare ad “aggredire” (chissà perchè la terminologia di marketing è sempre mutuata da quella bellica…) anche tutti quelli che sono fuori dal nostro giro, e che solo all’idea che l’11 settembre possa essere stato architettato dagli americani smettono di ascoltarti e chiudono lì il discorso.

Una delle opportunità mi è stata fornita da Costanza Miriano, autrice del libro “Sposati e sii sottomessa“, di cui ho già parlato qui e qui, e che tiene un seguitissimo blog. E ci ho provato con quanto scrivo sotto. Magari serve a svegliare qualcuno dei nostri fratelli addormentati (in particolare i cattolici).

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Nel post di Costanza di qualche giorno fa, quello in cui criticava lo spot sull’uso del preservativo, trovavo come unica, piccola, forse trascurabile nota stonata l’accettazione della versione ufficiale sull’AIDS. Da buon complottista mi affrettavo a scriverle e farglielo notare, e lei candidamente (perchè lei è così) mi invitava a scrivere qualcosa in merito. Invito stimolante ma anche impegnativo perchè certi argomenti non fanno parte del normale “palinsesto” di questo bel blog e si rischia di portare fuori strada i lettori. Allora ho deciso di scrivere qualcosa di più generico, nella speranza di trovare un compromesso accettabile.
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Nel più famoso libro del gesuita indiano Tony De Mello, che in realtà è una raccolta postuma, viene raccontata la storiella di un uovo di aquila che fu messo insieme ad una covata di pulcini. L’uovo si schiuse, l’aquila nacque, e per tutta la vita si comportò da pollo, razzolando per il cortile in cerca di vermi. Un giorno, guardando in cielo, vide delle aquile passare, e chiese: “chi sono quelli?” e una gallina gli rispose: “quelle sono aquile, niente a che vedere con noi!”
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L’aquila/pollo ebbe in realtà una vita molto triste. Le sue pulsioni, la sua voglia di volare erano continuamente frustrate dai suoi parenti, che vedevano questo loro fratello come un po’ matto, uno che aveva strane idee, un disadattato, insomma. E per tutta la vita cercarono sempre di convincerlo, a rassegnarsi, che quella era la vita che doveva fare, razzolando nel fango in cerca di briciole e vermi.
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Immaginiamo che qualcuno riveli la verità al nostro malcapitato protagonista, e gli dica: in realtà tu non sei un pollo, sei un’aquila, e questo non è il tuo posto. Tu sei fatto per volare, raggiungere altezze vertiginose, poi piombare in picchiata a 200 km all’ora e tornare su nello sconfinato cielo. Questi non sono i tuoi veri genitori, poverini, quello che ti hanno dato e fatto credere era sbagliato, si sono sbagliati, anche loro, in buona fede, ma si sono sbagliati. E facciamoci la domanda: questa rivelazione farebbe il bene o il male di quell’aquilotto? Meglio lasciarlo nell’aia, tutta la vita, o meglio rivelargli la verità?
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Come potrebbe quell’aquila credere all’amore di Dio, di questo creatore che ha fatto tutto bene, sentendo dentro di sè, sulla propria pelle  la stridente contraddizione del suo sentire interiore, della sua voglia di volare, di viaggiare, con quello che la vita intorno lo costringe a fare, in un ruolo che non è il suo? Penserebbe sicuramente che Dio è cattivo, che non vuole la sua felicità, o perlomeno si è sbagliato, e non si interessa a noi.
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Forse queste tentazioni capitano anche a noi, ogni tanto. Di fronte ad una economia che va a rotoli, a guerre che massacrano popoli, a epidemie e carestie che devastano popolazioni, e in special modo bambini, non siamo forse tentati anche noi di mettere in dubbio l’amore di Dio per le sue creature? Anzi, peggio, a volte siamo anche tentati di credere che queste, proprio queste catastrofi siano un segno dell’amore di Dio (bestemmia), che vuole tentare i suoi figli per provare il loro amore e la loro fedeltà.
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E allora? La Bibbia è molto chiara, in proposito: in Genesi, all’inizio di tutto, ci viene fatto vedere il modo di operare del falsario: mente e inganna per impedire di far vedere all’Uomo l’amore di Dio. Dio che aveva proibito l’albero non per cattiveria, ma per amore, viene descritto dal serpente come invidioso (“sa che se ne mangiaste diventereste come lui“…) e cattivo. E, a ben pensarci, l’opera del falsario rimane sempre la stessa: nascondere la Verità per impedire all’uomo di vedere lo sconfinato amore del Padre.
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Proprio per questo noi cristiani non possiamo stare zitti di fronte agli inganni, pena il diventare complici dell’opera di diffamazione e di distruzione che l’invidioso porta avanti dall’inizio dei tempi. S.Teresa della croce, al secolo Edit Stein, disse: “Chi cerca la verità, lo sappia o no, cerca Dio“. E noi possiamo aggiungere: “e chi, di fronte alla Verità, si volta dall’altra parte, lo sappia o no, rifiuta Dio“.
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E diventa complice del cornuto.