Paperone

Immaginate di dover fare l’imprenditore, e di dovervi inventare un business (neanche troppo difficile, in questo periodo di scarsezza di lavoro e di necessità di doversi inventare qualcosa). Allora, quali sono le caratteristiche da analizzare per preferire una attività rispetto ad un’altra, un prodotto rispetto ad un altro? Provo ad elencare alcuni punti chiave, inevitabilmente condizionato dalla mia esperienza di “markettaro“.

MARGINE. Sicuramente dovrete assicurarvi che quello che venderete, sia esso prodotto o servizio, vi costi meno di quello che il mercato è disposto a pagare. Ammettiamo che siate dei meccanici bravissimi, e sappiate costruire biciclette che sono la fine del mondo; se però il vostro costo di produzione supera quello che il cliente è disposto a darvi, meglio non cominciare neanche. Da questo punto di vista esistono alcuni settori che hanno, sul singolo prodotto o “pezzo”, margini altissimi: il farmaceutico, ad esempio, dove il costo di produzione del singolo farmaco è quasi nullo (2-3%) rispetto al prezzo di vendita, o il software, dove il costo/copia di un programma è veramente nullo; queste aziende hanno (ovviamente) dei costi generali, di ricerca e sviluppo, ecc., ma sul singolo campione o pezzo il margine è quasi interamente il prezzo di vendita. Per questo vige la regola del più grosso: maggiore è il mio mercato di sbocco, maggiori sono le mie dimensioni, e minore sarà l’incidenza delle mie spese generali (non direttamente legate al pezzo, che vengono definite COS, Cost Of Sale) sul venduto.

MERCATO DI SBOCCO. Un altro aspetto riguarda il mercato potenziale di quello che andrete a vendere. Se fate centrali nucleari, i clienti si conteranno sulle dita di una mano: se vendete un farmaco per il mal di testa il vostro mercato potenziale è il mondo. Esistono anche altre limitazioni al mercato potenziale: se aprite un bar, è vero che i consumatori di caffè sono potenzialmente 60 milioni di italiani, ma nel vostro caso specifico il campo si restringe a quelli che lavorano in prossimità del vostro bar (o ci passano vicino abitualmente).

RIPETITIVITA’. Un altro aspetto interessante riguarda la modalità di acquisto e la sua ripetitività: se vendete auto, il vostro acquirente, una volta soddisfatto, probabilmente non lo vedrete più per i prossimi 5-10 anni; se vendete il pane, tipicamente il cliente soddisfatto tornerà ogni giorno a comprare il pane da voi.

CANALE DI VENDITA. Avere un buon prodotto, con un buon margine, con un grosso mercato potenziale, un prodotto che magari si compra e si ricompra di frequente, non serve a nulla se non esiste un canale che collega chi questo prodotto ha fatto con chi lo deve utilizzare. Idealmente, sarebbe bello che il prodotto avesse le braccia e le gambe, e autonomamente camminasse fino a casa del cliente, suonasse del campanello e si presentasse per essere acquistato. Anzi, ancora più idealmente, che questo prodotto entrasse di nascosto a casa del cliente e, una volta entrato, imponesse al cliente il pagamento del conto al produttore. Esiste qualcosa del genere? Esiste, l’ingegno umano l’ha prodotto, e fra pco vi dirò cos’è.

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Sulla base della dissertazione appena fatta ho “eletto” alcuni prodotti ideali, anche se credo che esistano delle barriere all’ingresso in tali settori che impediscano all’imprenditore squattrinato (come sarei io) di approfittare di queste caratteristiche, e questi sono:

  • SOFTWARE
  • MEDICINALI
  • SEMENTI OGM

 

Software: il costo del singolo pezzo è nullo. Il 33% dei ricavi di Microsoft deriva dal pacchetto Office (Word, Excel, PowerPoint, ecc.), ma – udite udite! – il 50% degli utili del colosso di Redmond deriva da quel pacchetto! La domanda che sorge spontanea è: ma se esistono delle alternative completamente gratuite (se non volete essere generosi e donare 5€, pitocchi!) come OpenOffice e LibreOffice, per quale motivo quel pacchetto datato continua ad essere un così forte best seller? Oltretutto abbiamo tutti l’esperienza di PC sempre più lenti, di Windows che richiede macchine sempre più potenti per poter funzionare, che se si passa ad Android (altro sistema operativo, questo completamente gratuito) a parità di hardware le prestazioni sono migliori… ma allora perchè siamo così vincolati a ciò che ci costa? Oltretutto risulta particolarmente odioso che esista ancora la proprietà intellettuale di un software che, a distanza di parecchi anni dalla sua prima emissione, dovrebbe essere di dominio pubblico, così come avviene nei farmaci, ad esempio.

Farmaci. Nel caso dei farmaci, forse perchè deve essere mantenuto vivo il concetto che sono per il bene della popolazione, specie delle fasce più deboli (bambini e anziani), vige il principio del brevetto limitato nel tempo: una casa farmaceutica, trascorso il periodo di brevetto (10-15 anni, di solito), deve rendere disponibile ai concorrenti la formula del principio attivo, in modo che – almeno in teoria – il prezzo possa scendere, grazie alla concorrenza. Il principio sottostante qui è che, se da una parte si vogliono salvaguardare le case farmaceutiche che fanno investimenti in ricerca e sviluppo, dandogli modo di rientrare grazie al periodo di brevetto, è anche giusto che, una volta ripagate queste spese il farmaco sia reso disponibile alla popolazione nella sua versione “generica” (lasciamo stare che noi crediamo che il farmaco sia al più dannoso per la salute, e la salute derivi dall’alimentazione e dallo stile di vita molto più che non dal farmaco adatto, e che, per stessa ammissione, nei bilanci, delle case farmaceutiche, le spese di promozione e marketing siano superiori a quelle di ricerca e sviluppo, come ha evidenziato bene Marcello Pamio).

Sementi OGM. Questa è veramente l’apoteosi. Eh già, perchè, diversamente dai casi precedenti, qui non solo si hanno prodotti che

  1. hanno una portata universale
  2. un bassissimo costo di produzione rispetto al prezzo finale

ma hanno anche una caratteristica davvero unica:

  • si insinuano da soli a casa dei clienti,
  • distruggono la concorrenza (le coltivazioni non OGM) e
  • impongono allo sfortunato agricoltore che non ha fatto nulla per meritarsi tutto questo di contimuare a comprare dalla Monsanto i semi che ormai è costretto a coltivare, pena cause legali costosissime con le schiere di avvocati della Monsanto e la perdita di tutto quanto accumulato in generazioni di lavoro.

Lo so che sembra difficile da credere, ma ve la riassumo e la ripeto, perchè dovete proprio prendere nota:

  1. la Monsanto ha preparato delle specie di sementi OGM;
  2. queste sono state brevettate, quindi qualunque seme “appartiene” al titolare del patent, cioè la Monsanto stessa;
  3. se un contadino le compra, non può mettere da parte i sempi per l’anno successivo (come da tradizione contadina da millenni): devono ritornare a comprarli dalla Monsanto;
  4. ma se anche non è vostra intenzione comprarli, sappiate che, per effetto del vento, il trasporto del polline, ecc., le vostre coltivazioni ne verranno infestate;
  5. la Monsanto vi farà causa quando avrà trovato tracce dei suoi semi sul vostro terreno, se non accettate di pagarglieli.

 

Senza neanche accennare ai problemi di salute che queste e le prossime generazioni potrebbero patire per gli effetti di questi “mostri biologici” (si veda post precedente).

 

Quando qualcuno è tentato di voltarsi dall’altre parte, di fronte alle ingiustizie del mondo, sappia a cosa sta andando incontro questo mondo malato, e che chi non si ribella è complice.