daniela

Un post personale, in ricordo di una amica, una mamma, che ieri, come mi ha scritto suo marito, è salita alla casa del Padre Celeste. Una storia come tante, che però per noi è stata particolare, visto che abbiamo “perso” una amica, una mamma, una sorella maggiore. Quando io e Chiara ci siamo sposati, e siamo venuti ad abitare in questo paesino della cintura urbana di Padova, non conoscevamo nessuno, entrambi provenienti da città lontane. Con questa famiglia ci siamo subito trovati bene: un po’ matti, 7 figli vicini, una casa sull’argine piena di confusione, amici, sempre aperta, anche quando loro non c’erano (ti poteva capitare di andare a trovarli, entrare, non trovare nessuno, e magari menstre stavi lì ti facevi il caffè, o gli stiravi un paio di lenzuola, già che c’eri); sempre generosi con tutti, non ti lasciavano mai andar via senza qualche giocattolo per i bambini o un po’ di verdura del loro orto o uova delle loro galline. E ogni anno, per tanti anni, la tradizionale festa sui campi del primo maggio: messa alla mattina, poi pastasciutta e costicine per tutti, e poi giochi, al pomeriggio, fino a sera, con la grande frittata, sempre lì, sull’argine.

Un modo di vita diversa, inconsueto, affidato, ecco, questo sì: affidato, ci fidiamo del Signore, quello che c’è lo si fa bastare per tutti, se non ce n’è abbastanza, Dio provvederà. E totale apertura. Apertura verso i diversi, gli stranieri, gli immigrati, gli amici strani dei figli. Apertura verso chi sbaglia, verso chi non segue percorsi soliti, verso chi prova e riprova, e sbaglia, e torna indetro, con le pive nel sacco. Una vita non facile, insomma, ma d’esempio per tutti noi. Sempre sorridente, ironica, spiritosa, mai critica, mai mormorante, sempre umile, pronta ad accettare tutto quello che la Vita ti propone.

Fino a Novembre 2011. Una brutta diagnosi: tumore allo stomaco. Operazione d’urgenza, rimozione totale dello stomaco, e poi le varie fasi di chemioterapia, nel corso del 2013, per passare da peggioramento a peggioramento, fino a Dicembre, quando ormai la speranza di arrivare a Natale era anche osare troppo. E invece Natale è arrivato, e questo scheletro che resiste, sempre più disperatamente, sempre più ostinatamente. E alla fine, disperata chiedeva di essere lasciata andare, e il regalo a suo marito l’ha fatto nel giorno del compleanno: come ultimo regalo, forse. E quell’SMS che comincia così: “vi dò una bella notizia: Daniela è salita alla casa del Padre Celeste…” a testimoniare questa grande fede, ma anche il sollievo per la fine di una sofferenza e un accanimento che, se qualche utilità ha, è certamente non sul piano umano, ma solo su quello trascendentale e spirituale. Ciao Daniela. Sei stata un grande esempio per noi. Continua a starci vicino anche da lì, dove le possibilità che hai di aiutarci e assisterci sono infinitamente più grandi. Sappiamo che il tuo cuore grande di mamma, tolti i limiti dello spazio e del tempo tipici di questa esistenza, ora potrà esprimersi al massimo della sua natura.

-oOo-

Concedetemi una osservazione personale (un’altra), forse un po’ polemica. Nessun medico sarà indagato per questa morte. I protocolli sono stati rispettati, le procedure osservate. Ma se è stata riconosciuta ufficialmente la nocività della chemioterapia (dichiarata addirittura cancerogena), non sarebbe bene cominciare ad indagare su altri piani, su altri livelli, e piantarla, una volta per tutte, di perseguire quegli scienziati, quei ricercatori che stanno affrontando strade diverse? Perchè tanto accanimento contro medici che rifiutano i protocolli approvati, quando poi si assistono a certi strazi, nonostante quegli stessi protocolli ufficiali?