denaro

Ricevo e volentieri pubblico questo pezzo di Andrea Cavalleri, che ho l’onore di aver conosciuto di persona e posso testimoniar essere una persona “bella“, di quella specie che riconosci lontano un miglio. Lui si sta impegnando con Io Amo L’Italia, la coalizione di Magdi Cristiano Allam che spinge, anch’essa, per un ritorno alla moneta di proprietà del popolo (fra le altre cose). Chissà che un giorno non si riesca a fare qualcosa insieme. Intanto pubblico un suo articolo!!!

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Da convinto sostenitore della proprietà pubblica della moneta, vorrei però mettere in guardia tanti amici, che stanno conducendo la buona battaglia, sugli effetti taumaturgici che, nell’immaginario degli sprovveduti, dovrebbe apportare la moneta senza debito e senza interesse.

È fuor di dubbio che il denaro-debito è un sistema che può solo condurre al fallimento, ma ciò non significa che una volta sostituito le cose andranno necessariamente bene.

L’esempio che mi piace proporre in proposito è quello di un viaggio da Reggio a Messina: se uno pretende di andarci in motorino non ci arriverà mai (risanare l’economia col denaro-debito è impossibile, oltre che inutile e ingiusto), ma se adotta il mezzo appropriato, il motoscafo, non è detto che arriverà a destinazione, perché potrebbe mancare il carburante, oppure un errore di guida potrebbe portarlo a schiantarsi sugli scogli.

Con un’altra metafora si può dire che i sistemi monetari stanno all’economia come l’arbitro alle partite di calcio: se l’arbitro è bravo quasi non ci si accorge che è presente, mentre se sbaglia in continuazione diventa protagonista.

Quest’ultima è la situazione che stiamo vivendo oggi, in quanto la finanza, travalicando i suoi ambiti, è assurta a infausta protagonista della vita economica.

Ma poniamo che un bravo riformatore restituisca all’Italia la sovranetà monetaria, cosa succederà?

Il primo risultato sarà che il denaro tornerà a svolgere la sua funzione di rappresentare la ricchezza reale con finalità di scambio. Si realizzerà così il detto: “Il valore di una moneta corrisponde alla potenza di lavoro della nazione”, concetto molto saggio anche se proviene da autori troppo “politically uncorrect” per essere citati.

Ora la potenza di lavoro della nazione italiana sarebbe anche ottima, salvo alcuni punti deboli.

1) L’Italia non è autosufficiente sotto il profilo energetico.

2) L’Italia non è autosufficiente sotto il profilo industriale, perché la specializzazione globale ha fatto sì che interi settori produttivi venissero dismessi dal nostro territorio.

3) L’Italia non è autosufficiente sotto il profilo alimentare, le occorrerebbe almeno un’anno di incentivo alle coltivazioni per recuperare una produzione adeguata ai bisogni.

4) Litalia non è indipendente sotto il profilo militare (è uno Stato sotto occupazione con 130 basi americane sul suo suolo) e quindi, alle brutte, non avrà voce in capitolo se le sue politiche dovessero essere sgradite agli occupanti, che potranno minacciare l’uso della forza senza trovare alcuna opposizione.

Vi è poi da tenere in considerazione un ulteriore punto:

5) Se il recupero della sovranità monetaria tardasse ancora qualche anno, l‘economia reale italiana sarà desertificata, col fallimento di gran parte delle sue aziende. A quel punto il valore della moneta italiana sarebbe bassissimo, perché la potenza del lavoro della nazione sarebbe stata abbattuta. Si tratterebbe di iniziare a ricostruire sulle macerie, attraversando una fase durissima, con poche speranze di collaborazione da parte di Paesi stranieri.

In proposito, prescindendo completamente da facili complottismi, bisogna ammettere che, essendo il valore del denaro fondato sulla fiducia, prima che Paesi stranieri accettino la nuova valuta indipendente, dovrebbe passare qualche anno in cui l’Italia dimostrasse di meritare quella fiducia che chiederebbe spendendo all’estero la sua moneta.

Si tratterebbe di una reazione naturale, fisiologica, che avverrebbe anche senza le prevedibili azioni ritorsive dell’usurocrazia internazionale.

Ecco perciò che la fase di transizione andrà calcolata attentamente e non potrà essere affidata al libero mercato, ma dovrà essere saldamente manovrata da politici accorti, che in seguito ripristinino gradualmente la libertà economica, man mano che la situazione andrà normalizzandosi.

Per fare ciò è necessaria una preparazione culturale del popolo, a cui sarà richiesto un consenso consapevole, indispensabile per intraprendere il fruttuoso cammino di liberazione economica, senza scoraggiarsi quando dovrà superare asperità e alcune faticose salite.

Grazie a siti come questo possiamo sviluppare questa preparazione, cercando al contempo di affrettare l’agognato recupero della sovranità monetaria.