Sono stato alla presentazione di Oscar Giannino (“fermare il declino“) al cinema Marconi di Piove di Sacco, Padova. Un sacco di gente, sala inferiore e superiore piene, gente in piedi. L’uomo si presenta bene, scarpe lunghe il doppio, vestiti colorati, piglio sportivo e più giovanile di come lo ricordavo in televisione. Sicuramente accattivante, (peccato per il ritardo di quasi un’ora, giustificato con il fatto che stava scrivendo un pezzo sulla chiusura dell’Ilva di Taranto e doveva mandarlo via prima che il giornale andasse in stampa).

Esordio, appunto, a  parlare dell’Ilva di Taranto. Critiche implicite alla magistratura che fa chiudere uno stabilimento che dà vita (e i morti per inquinamento? Mah!) alla città, e che, una volta chiuso, causerà la chiusura a catena di altri stabilimenti del gruppo Riva, facendoci ripiombare indietro indietro nella classifica della nazioni mnufatturiere industrializzate. Perchè, scusa, secondo lei la classifica fra le nazioni è più importante del figlio che muore di tumore? Andiamo avanti.

Si procede con l’analisi delle primarie del PD. Una (giusta) osservazione sul fatto che il programma di Bersani non contenga neanche un numero. E allora lui, forte della sua preparazione, tira fuori una serie di numeri, statistiche, percentuali per la seguente ora o giù di lì, e punta il dito sul declino italiano, sulla perdita di competitività, sugli sprechi della politica (applausi). Bene. Speriamo si passi alle soluzioni, prima o poi, penso io.

 

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Le soluzioni? Rilanciare l’economia… con un taglio della spesa publica di un 6% di PIL in 6 anni (e non del 5% delle tasse in 5 ani come avevo, erroneamente, indicato in un primo momento). E poi? E POI? Ah sì, dismissioni del patrimonio immobiliare dello stato (e se non ci sono italiani che lo comprano? E chi se ne frega! Che lo comprino gli stranieri, a voi cambia qualcosa se gli uffici dei comuni pagano gli affitti ad un italiano o ad uno straniero? A me sì, moltissimo, a lui no, e lo dice anche).

Tenta verso la fine di calare l’asso emotivo, quando racconta la storia del suo amico del cuore, americano, col quale si era preso a pugni, che dal fronte irakeno, prima di morire, gli manda i messaggi di commiato, questo eroe che pensa solo “a salvare i suoi ragazzi“, e gli raccomanda di inoltrare la mail alla moglie che è rimasta a casa ad aspettarlo… ma non gli riesce, se ad un certo punto si rende conto della freddezza della sala e accenna  “… a qualche sopraciglio alzato…” (e ti credo! Non so da voi, ma qui da noi il setimento comune è: “ma chi gliel’ha detto a questi americani diandarsene in Irak? se se ne stavano a casa non era meglio, soprattutto per gli Irakeni, sterminati a centinaia di migliaia??“) e si sfila  velocemente per non scavarsi una fossa troppo profonda.

Parte delle domande.

Parte un tizio che esordisce con “..ho fatto solo la terza media, alle serali…” ma poi, con un bel discorso, dice sostanzialmente che il modello che Giannino propone è sbagliato: non si può perseguire la crescita a tutti i costi, senza limiti: non è questa la soluzione, bisogna trovare forme di sviluppo diverse, modelli alternativi, il PIL fine a sè stesso non è un valore, ma semmai un paradosso, cosa avremo 2 auto atesta? Risposta (in sintesi): venderemo ai cinesi, il mercato è globale, che te frega? (banalizzo ma il concetto è quello).

Domanda mia: “Ritiene giusto che l’Italia chieda in prestito denaro a chi lo crea dal nulla?” Risposta: “Conosco le tesi di Barnard, ma quando comincia a parlare  io mi alzo ed esco.” “Ma non è quello che le avevo chiesto” “Guardi, qui si entrerebbe in un ginepraio che non c’è tempo” “Ma mi basta un sì o un no””Sì o no ci sono solo nel Vangelo, qui bisognerebbe spiegare… perchè nel 1300, a Firenze, hanno cominciato a togliere valre alla moneta limandola… bla bla bla… il debito non è ricchezza… bla bla… i complottisti dicono che siamo in mano allebanche.. bla bla… e poi non sono questi i veri problemi”. Punto.

Scusa, ma tu vuoi fermare il declino e non sai (o fai finta di non saperlo) come viene creato il denaro? Mi sembra uno che che vede una casa che sta cedendo strutturalmente, e pensa di mettere una mano di bianco alle pareti esterne.

Il nulla.

Un nulla simpatico, certo, però una serata basta e avanza, adesso andiamo avanti.