(continua il racconto di Max Bitner – seconda parte)

“Giù, dove comincia tutto 

tra vecchie scatole e bicchieri rotti 
Nei sottoscala, nelle condutture 
tra macchie d’umido e screpolature”


Un passo indietro è necessario, giusto perché un là.. un qualcosa che ti da il via, una nota iniziale accade sempre nella vita, sono messaggi più o meno occulti.

Mia moglie un giorno arrivò con una delle primissime edizioni di: “La mafia della sanità” di Ghislaine Lanctôt, una dottoressa canadese, con 25 anni di professione medica alle spalle, nel suo libro descrive la realtà del sistema sanitario, sia sotto il profilo scientifico, che etico-filosofico e spirituale, un libro duro per chi come me, ha fondato la conoscenza sulle teorie del mainstream (questo ti spiegano a scuola e poi all’università e gli studi di biologia non ne sono esenti) non può essere accettato.. perché ti svela l’inganno ma non ti pone alternative.. almeno non ti pone alternative di natura allopatica, quelle così consolatorie.. il farmaco che ti “cura”.

Ecco mi spaventai, così lo misi da parte, restò dimenticato in libreria, almeno per i successivi cinque anni.. ma l’inconscio, l’anima che sa la verità.. mi ricordò che nessuna verità rivelata resta silente all’infinito,

…prima o poi, o l’accetti, o muori!

 

Torniamo alla cronistoria, nel 2004 stanco di farmaci, dei quali ero ormai dipendente, tentai qualcosa di differente, nonostante lo scetticismo, su indicazione di mia cugina, iniziai un ciclo di trattamenti da un riflessologo plantare. Una persona molto tranquilla, nella sua sala d’attesa profumi e musica rilassante.. io non sopportavo nulla di ciò, tutta sta tranquillità, io stavo male! Che cosa ero venuto a fare qui?

Questo mi massaggiava i piedi, poi mi metteva a riposare sotto una struttura piramidale realizzata in ottone tubolare, poi mi consigliava una serie di prodotti erboristici svizzeri per depurarmi, costosissimi, sono andato avanti per un po’.. non che le cefalee sparissero, ma qualcosa cambiava, nonostante tutto, un po’ per la distanza, un po’ perché questa “leggerezza d’animo” del terapeuta, sempre sereno e allegro, m’infastidiva (contrastava con il mio dolore), un po’ perché pensavo ad un effetto placebo, insomma, sospesi tutto.

Io volevo una soluzione, la più veloce possibile.

Ecco cadere il primo dogma, la soluzione esiste, ma così come è lento il processo che porta alla malattia (anche di quella apparentemente più cruenta) così è lento quello di guarigione.

Per tanto tempo il tuo corpo, si è fatto voce dell’anima e ti ha parlato, l’hai ignorato, ora la base dell’iceberg è satura.. ora devi pagarne il prezzo.. e tanto più alto sarà il tuo iceberg tanto più gigantesca sarà la base.. ecco non basta tagliare la punta.. devi scioglierlo tutto, ma io al tempo non lo sapevo e non lo intuivo nemmeno e tantomeno avevo l’umiltà di farlo, mi detti di nuovo alla tecnologia farmaceutica.. con le conseguenze del caso, cronicizzazione della malattia, ormai non c’era più pausa, non più vita, ma solo dolore.. odiavo l’esistenza e dicevo, ma perché a me sta condanna.. in realtà non era una condanna, ma l’estrema richiesta di ascolto interiore. Io la ignoravo.

Anno 2005, per i più testoni è necessario toccare il fondo ed anche per me è stato così.. il fondo esistenziale, ero rimasto solo, una casa ormai vuota, un lavoro del quale non provavo più alcun interesse, non avevo più nulla da perdere, io la bestia e niente più.

Così sono finito, per assoluto caso, su indicazione di un amico miracolato dai suoi trattamenti, da una fisioterapista, molto poco ortodossa, utilizzava varie tecniche, massaggi a livello cervicale e della colonna, leggere manipolazioni, era convinta che aiutando il rilassamento e con l’allineamento vertebrale, l’irrorazione vascolare del cervello potesse migliorare, in effetti ne misurai i primi benefici, le crisi venivano sedate, certo ero spesso da lei e la cosa era impegnativa ma non avevo scelta, così almeno avevo innescato un barlume di speranza.. poi iniziò a trattarmi con un nuovo strumento, lo Scenar, una specie di “elettrostimolatore”, così me l’aveva descritto, di produzione russa, un mistero per me, del quale mi son fidato.

Andai avanti così per i tre mesi estivi, poi a settembre mi disse che doveva anticipare un importante intervento, non procrastinabile e che prevedeva una lunga convalescenza, insomma avrebbe dovuto passarmi ad un’altra terapeuta. La qual cosa mi ha subito demoralizzato, solo che non potevo certo dirglielo ad una persona, che andava incontro ad trauma talmente devastante e che anzi, aveva pure la forza di darmi gli ultimi consigli, mi fu di grande aiuto e andai la dove mi aveva indicato, con poca fiducia, visto che questa nuova terapeuta era: una riflessologa plantare!

Daniela, ne faccio qui il nome, fu lei ad iniziare una serie di trattamenti che furono olistici nel vero senso della parola.. la riflessologia, non lo sapevo, ma lavora su tutta la sfera dell’individuo, non solo fisica, anzi di più.. porta ad una soluzione dei conflitti latenti, prima facendoli emergere e poi, grazie al colloquio e qui entriamo in merito della metafora terapeutica, così come intesa da un grande interprete di questa tecnica, David Gordon, che come Milton H. Erickson con l’ipnosi regressiva, resero disponibili metodiche atte a by-passare il controllo della mente conscia, comunicando con l’inconscio permettono di far emergere le vere cause e le vere soluzioni.. da lì in poi, nacque in me una nuova consapevolezza, a tratti sconosciuta, fu il segnale esterno, quello che permette la trasformazione.

Cominciai ad accettare l’idea di risolvere alcune questioni personali restate sospese, che qui non vado a dettagliare perché esulano dal contesto.

Gli attacchi di cefalea restavano, ma a differenza di prima, cominciavo ad accettarne il significato, l’estrema ratio del messaggio.. dovevo però, dato il colpo al cerchio, lavorare sulla botte.. nel 2006 dopo un anno di trattamenti cominciai a chiedermi se il mio modo di vivere fosse consono alle mie aspettative animiche, se non ci fosse qualcosa di troppo da eliminare, zavorre, sia emozionali che fisiche, volli fare chiarezza su alcuni punti del mio passato, perdonai e chiesi perdono, lasciai cadere.

Nel 2007, precisamente il 1 giugno, come per incanto ad una cena con amici, per un pretesto quasi banale, decisi di non mangiare più carne, istintivamente sentii che qualcosa non andava in quell’alimento, cominciai a domandarmi se l’alimentazione umana fosse proprio quella e mi orientai verso una dieta vegetariana, consultai libri e siti e di uno in particolare conquistò la mia attenzione: “Il sistema di guarigione della dieta senza muco” così come originato dal dott. Arnold Ehret ai primi del ‘900, un sistema di vita in primis e quindi una trasformazione copernicana.

Passai quindi ad una dieta prima  vegetariana, poi vegana ed infine vegana crudista, il 7 luglio del 2007 intrapresi una dieta di transizione che mi portò attraverso un’estate miracolosa, a riappropriarmi della mia salute.. bonificai il corpo e la mente, mangiavo frutta e verdura, prevalentemente cruda, avevo bisogno di quel cibo così vitale, sprigionai un’energia immensa, nuotavo prendevo, il sole.

Persi un’enormità di chili, passando quasi in caduta verticale da taglia 56 a taglia 46, questa cosa spaventò molti tranne me.. non accusai più alcun attacco, ero guarito?

Con i chili, persi anche la relazione che avevo iniziato con una persona che ritenevo importante, ma non abbastanza per mollare la presa.. pensavo potesse capirmi, volevo uscire dal giogo della malattia, ero stanco di essere vittima, ma guardandomi allo specchio, non ero certo una bellezza, un dimagrimento molto veloce.. nella foga forse avevo preteso troppo, ma la scomparsa del sintomo mi ripagava di tutto, ero vivo!

Qui una precisazione è d’obbligo, l’autodidatta, seppur divenuto unico responsabile della sua salute, ha un ruolo fondamentale nella presa di coscienza collettiva.. non potevo in quel momento considerarmi un esempio da seguire, compresi che, vista la mia attitudine alla ricerca ed alla sperimentazione, visto ciò che mi era accaduto, dovessi portarmi ad un livello superiore, non accontentarmi di guarire il sintomo ma accettare in toto la trasformazione, soddisfare la mia nuova vocazione.

Fu così che a settembre, parlandone anche con la mia terapeuta (nel frattempo continuavo le sedute di riflessologia) decisi di iscrivermi ad una scuola olistica, scelsi la Naturopatia.

Perfezionai la pulizia del mio corpo, ed integrai l’alimentazione, con altri supernutrienti naturali, quali il polline fresco, l’alga Klamath la l’alga spirulina, ad ottobre ripresi qualche chilo, mi stabilii su una taglia 48, tornai ai 68 kg che avevo a 20 anni, l’attività fisica, ed alcuni esercizi, in particolare i cinque riti tibetani, mi permisero di monitorare l’efficienza energetica e perfezionare il tiro, correggendo parti importanti del mio protocollo alimentare, stabilizzando così il mio nuovo stato di salute, anche l’aspetto migliorò, ripresi un tono muscolare, d’altronde non si può ristrutturare una casa a nuovo, senza eliminarti tutte le strutture compromesse.

Da qui partì un percorso nuovo ed inedito, inizia ad occuparmi di salute a 360°, intendendo corpo, mente spirito e cosa fondamentale anima, la malattia è un evento estremo che vuole portarci sulla strada della vita, il farmaco non la risolve ma procrastina il disequilibrio a tempo determinato, poi sopraggiunge la morte.

Con questo è ben lungi da me sostenere l’immortalità dell’individuo, inteso come corpo, ma che la qualità della vita è ben lungi da quanto ci viene attualmente propinato, questo è evidente!

L’aspettativa di vita di un uomo, è ben più alta di quella che le attuali statistiche sanitarie vogliono presentarci, la qualità poi, molto inferiore.

Ho poi lavorato su altri piani e lo sto facendo ancora, ma adesso, a differenza di prima lo faccio per una ragione comune, non è più quella del singolo disperato, che vuole disperatamente uscire dalla sua inferma condizione. Lì non si ha scelta.

Ora ho invece l’opportunità di perfezionare, ho completato nei tre anni successivi i miei studi, ho conosciuto persone in ambiti totalmente differenti, ho condiviso le esperienze, ho messo da parte l’ego e sto continuando ancora, voglio svincolarmi da altre zavorre imposte da un sistema lontano dall’uomo e dalla natura, non ho fretta, ma sono determinato.

Sono disposto a dividere con il prossimo la mia esperienza, che qui ho solo accennato, ci sono state azioni determinanti, che riguardano la mia vita, non meno importanti delle tecniche olistiche qui menzionate. D’altronde, tornando alla metafora iniziale.. la nuova macchina alata ora deve esplorare, ha nuovi strumenti per farlo e potrà diventare in questo sempre più efficace.

Mi riprometto quindi, come già detto ad Alberto, di ampliare in questa sede vari temi, di volta in volta condividerli, così da aprire molte gabbie, lasciando cadere dogmi e luoghi comuni, vere trappole dell’umana espressine, della divinità che risiede in noi.

Fine seconda parte