Premessa: non ritengo che ci sia nulla da nascondere, in quello che faccio. Anzi, l’ho anche scritto in alcune note: bisogna metterci la faccia, alzare la testa, non aver paura di esporsi. Che poi si scopre che erano tutti o quasi d’accordo con te, solo che magari non avevano il coraggio; insomma, niente di segreto, in quello che facciamo. Ciononostante, lasciatemi raccontare questa piccola storiella, vera, verissima, anche se ometto di citare i nomi veri (tanto non aggiungono alcun valore al contenuto).

Protagonisti: due vecchi amici, ex compagni di scuola, li chiameremo Gianni e Pinotto. Non si vedono da anni, e si ritrovano su Facebook, così cominciano a chattare. Gianni lavora in una società privata, Pinotto per la Pubblica Sicurezza, nell’ambito telematico. Dopo un po’ di chat, Pinotto fa a Gianni:

  • “Lo sai che da noi abbiamo una certa competenza… aspetta ti faccio vedere“.
  • E Gianni: “Cosa?”
  • Pinotto: “Apri la mail che ti ho appena mandato“.

Gianni apre la mail, e trova un allegato. L’allegato è la sua foto (di Gianni), appena scattata dal suo computer (di Gianni), che ha una web cam, e la webcam non si è neanche accesa (cioè, il led non si è illuminato per indicare attività della videocamera).

Ora, se pensate che Gianni sia uno sprovveduto, un analfabeta dell’informatica, uno che clicca su tutto, che scarica sw di continuo, che abbocca ai phishing, ecc, vi sbagliate di grosso: Gianni è molto competente, le sue conoscenza di informatica vanno ben oltre quelle di normale utente, si giostra fra diversi sistemi operativi, ha competenze di dettaglio su applicativi, linguaggi di programmazione, ecc.

Eppure da remoto, sul suo pc aziendale, gli hanno scattato una foto a telecamera (apparentemente) spenta, senza che lui se ne fosse accorto. Sarà per questo che alcune webcam hanno una occlusione meccanica (una slitta) per la privacy?