Ho un po’ meno tempo, ultimamente, sia per impegni di lavoro ma anche perchè sto provando a buttare giù un programma politico. Ebbene sì, non so ancora se sarà un altro libro, una continuazione ideale del libro “Ingannati“, o un semplice documento con un po’ di idee per aggregare persone di buona volontà, risvegliate e che non si rassegnano a lasciare il nostro paese in mano a speculatori, affaristi, predatori. Lo scopo è condividere una visione, far vedere un modello, un punto d’arrivo in cui in tanti si possano riconoscere, superando divisioni di tanti piccoli movimenti, sigle, parrocchiette, per avere più forza che la somma dei singoli. Accetto e anzi sollecito consigli!
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E mentre girovagavo qua e là in cerca di ispirazione, ho trovato questa breve descrizione dell’operato di Rafael Correa, presidente dell’Ecuador, che mi ha affascinato, e contestualmente mi ha ravvivato la speranza: “Allora quello che stiamo immaginando non è utopia! Se qualcuno l’ha già fatto vuol dire che si può!” e ve la riporto così come l’ho trovata.
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Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nelle banche cattoliche di Quito e dirottarli in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il Vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”. In tutto il pianeta si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
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Aggiungo, preso da www.stampalibera.com, quanto scrive la sempre ottima Nicoletta Forcheri:
Come accaduto in Islanda, anche in Ecuador il popolo, guidato dal presidente Rafael Correa, si è rifiutato di pagare il debito. Una commissione appositamente istituita l’ha dichiarato illegittimo in quanto si trattava di un prestito che faceva gli interessi esclusivi di banche e multinazionali e non del paese che avrebbe dovuto aiutare. Un’altra lezione di cui tenere conto.
Parliamo di vulcani. E di eruzioni. Tempo fa, in Islanda, l’impronunciabile vulcano Eyjafjallajökull sbuffava nubi di ceneri bianche mandando in tilt i collegamenti aerei di mezzo mondo; allo stesso tempo il popolo islandese decideva di sollevarsi contro i poteri forti della finanza globale. Nell’altro emisfero, in Ecuador, da qualche anno si è risvegliato il potente Tungurahua – appena più facile da pronunciare, ma neanche poi tanto – proprio nel periodo in cui il presidente Rafael Correa dichiarava il debito estero che gravava sulle spalle dei suoi cittadini “illegittimo ed illegale”.
In una sinergia quasi sovrannaturale, sembra che la natura e gli esseri umani si destino all’unisono, in varie parti del mondo, in un moto di ribellione verso i propri oppressori. Che a ben vedere, per l’una e per gli altri, sono i medesimi. Quell’elite finanziaria che controlla l’economia globale, possiede corporazioni e multinazionali, controlla le banche e gestisce i mercati, è responsabile da un lato dei maggiori crimini ambientali: emissioni nocive, fallimento dei vertici internazionali sul clima, deforestazione, disastri petrolieri; dall’altro della schiavitù dei popoli, oppressi da debiti immensi, privati dei propri diritti e della sovranità nazionale.
Dunque è curioso vederli sbottare all’unisono, quasi che vulcani ed esseri umani siano due diversi strumenti nelle mani di un unico potente flusso vitale. Ma accantoniamo la retorica e andiamo a vedere cosa è successo. Dell’Islanda, e di come il popolo si sia ribellato ai poteri forti internazionali e abbia dato vita ad un percorso di democrazia partecipata, vi abbiamo già parlato tempo addietro. Occupiamoci dell’Ecuador.
Qui è accaduto che il paese si ritrovava schiacciato, da una trentina d’anni circa, da un debito pubblico enorme. Nel 1983, infatti, lo Stato si era fatto carico, di fronte ai creditori, del debito estero contratto da privati, per un totale di 1371 milioni di dollari, ai tempi una cifra notevole. Talmente notevole che nei successivi sei anni il paese non fu in grado di pagarla. Invece essa crebbe fino a raggiungere la soglia di 7 miliardi.
Ora, i creditori erano principalmente istituti di credito statunitensi; nel contratto stipulato con il governo dell’Ecuador esisteva una clausola che prevedeva che dopo sei anni il debito cadesse in prescrizione. Ma il 9 dicembre 1988, a New York, in un atto unilaterale, venne abolita la prescrizione della totalità del debito. In pratica, gli Stati Uniti decisero che, a dispetto di ogni accordo preso in precedenza e senza consultare l’altra parte, l’Ecuador avrebbe pagato ugualmente tutto il debito, che intanto continuava a crescere. Nessun membro del congresso ecuadoregno si oppose alla risoluzione, che gli organismi statali nascosero persino alla popolazione.
Poco tempo dopo, sempre dagli Stati Uniti arrivò la seguente proposta: che il debito estero fosse scambiato con l’acquisto dei cosiddetti Buoni Brady. Nicholas Brady era ai tempi, siamo nel 1992, Segretario del Tesoro americano, e stava attuando il Piano Brady, che interveniva sul debito di molti paesi latinoamericani ristrutturandolo attraverso la vendita di nuovi bond e obbligazioni. Molti paesi accettarono l’offerta, che consisteva di fatto nel pagare il proprio debito contraendone un altro, sul quale sarebbero maturati nuovi interessi. Anche l’Ecuador accettò.
Le condizioni imposte da questo nuovo debito furono decisamente pesanti. Fra il 1992 ed il 1993 molte delle compagnie statali venero privatizzate. In particolar modo si stabilì che sarebbero state le risorse di metano e di petrolio a dover garantire il debito.
Alejandro Olmos Gaona, storico ed investigatore ecuadoregno, ha dichiarato di aver personalmente trovato sia nel ministero dell’economia argentino che in quello ecuadoriano tre lettere: una da parte del Fondo Monetario Internazionale diretta alla comunità finanziaria, ovvero a tutte le banche; un’altra della Banca Mondiale; una terza della Banca Interamericana dello Sviluppo (BID). Cosa chiedevano? Di appoggiare il governo argentino di Carlos Menem, che si era impegnato a privatizzare il sistema pensionistico, a cambiare le leggi sul lavoro, a riformare lo stato e privatizzare tutte le imprese pubbliche, specialmente quelle riguardanti il petrolio.
Nell’accettare il Piano Brady, l’Ecuador si impegnava a rispettare una serie di clausole molto articolate e piuttosto confuse. Ve n’era una, ad esempio, che fissava i termini ed i tempi per i reclami. L’Ecuador avrebbe potuto reclamare qualsiasi tipo di controversia legata al contratto a partire dal 21° anno dopo la morte dell’ultimo membro della famiglia Kennedy. Una clausola che suonava come una vera e propria beffa, volta ad impedire qualsiasi tipo di reclamo futuro da parte del paese.
Passiamo al 2000. I buoni Brady vengono sostituiti con i buoni Global, che aggiungono alle vecchie condizioni nuove misure di austerità e privatizzazioni, sotto pressione di alcune banche. I nomi? JP Morgan, Citibank, Chase Manhattan Bank, Lloyds Bank, Loeb Roades, E.F. Hutton. Il contratto viene stipulato dallo studio legale Milbank.
Lo studio Milbank – il cui nome steso è Milbank, Tweed, Hadley & McLoy – ha fra i propri clienti, guarda caso, JP Morgan e Chase Manhattan Bank, e ha curato negli anni la maggior parte dei contratti sul debito stipulati dai paesi dell’America Latina. Ogni singolo contratto dell’Ecuador è uscito da quelle stanze. Fra i suoi avvocati più brillanti sono annoverati John McLoy, primo presidente della Banca Mondiale, William H. Webster, ex-direttore dell’Fbi e della Cia e giudice della corte dello Stato di New York.
I contratti venivano stipulati con gli avvocati dell’Ecuador negli Stati Uniti: Cleary, Gottlieb, Steen e Hamilton, uno studio fantoccio che si limitava a ratificare quanto già deciso senza mai sollevare contestazioni.
La situazione è proseguita, uguale, fino al 2008. Poi qualcosa è cambiato. L’Ecuador si trovava allora in una situazione particolarmente difficile, con un debito gonfiatosi fino a raggiungere gli 11 miliardi di dollari, decisamente troppo per un’economia relativamente povera. Il presidente socialista Rafael Correa, in carica dal Gennaio 2007, prese allora la grande decisione.
“L’Ecuador non pagherà il proprio debito estero, in quanto è stato contratto in maniera illegittima”, dichiarò davanti al mondo intero. Come poteva fare un’affermazione così forte? Perché nel frattempo egli aveva istituito una commissione d’inchiesta che srotolasse il bandolo della matassa del debito, che negli anni era andato crescendo e ingarbugliandosi sempre più. Dalla relazione di tale commissione sono emerse tutte le alterne vicende che hanno portato alla creazione e alla crescita del debito – le stesse di cui vi abbiamo parlato sopra. Ed una serie di dati interessanti.
È emerso, ad esempio, che oltre l’80% del debito è servito a re-finanziare il debito stesso, mentre solo il 20% è stato destinato a progetti di sviluppo. Si è reso così lampante che il sistema dell’indebitamento è un modo per fare gli interessi di banche e multinazionali, non certo dei paesi che lo subiscono. La Commissione è quindi giunta alla conclusione che il debito estero dell’Ecuador è illegittimo e dunque non verrà pagato.
Da allora, potendo utilizzare le proprie risorse per la crescita sociale e non più per il pagamento del debito, l’Ecuador è andato incontro ad uno sviluppo senza precedenti; la popolazione sotto la soglia di povertà è diminuita di quasi il 15 per cento.
Nell’ottobre 2010 il presidente Correa è riuscito a scampare ad un colpo di stato militare grazie all’incredibile sostegno di cui gode da parte della popolazione. Da dentro l’ospedale in cui era stato rinchiuso dichiarava: “Il presidente sta governando la nazione da questo ospedale, da sequestrato. Da qui io esco o come presidente, o come cadavere, ma non mi farete perdere la mia dignità”.
Dall’Ecuador, come dall’Islanda, ci arriva un messaggio di speranza. Il ricatto del debito, utilizzato dai poteri forti della finanza globale per imporre misure drastiche e impopolari – depredare così intere nazioni – può essere interrotto. Dell’enorme debito che grava sul mondo intero, solo una piccolissima parte è in mano a piccoli risparmiatori, cittadine e cittadini. La stragrande maggioranza appartiene ad enormi gruppi finanziari privati, che lo usano per alimentare e gonfiare all’infinito questo meccanismo suicida. In Ecuador hanno deciso che a questo debito, ingiusto, è giusto ribellarsi.
cerca cerca io aspetto in pace il grande monarca che ripristina il regno delle due sicilie PS in compagnia del signore il futuro è in buone mani
Sì,vabbè…ma intanto che fa la Nobiltà?
Nei bei tempi andati ci avrebbe chiamato tutti alle Armi…
alla Guerra e non alla pace,
comodo rifugio per i pavidi, gli illusi ed i codardi…
mentre il Gran Monarca porta la Spada,amico mio,
mica il tenero ramoscello d’ulivo…
mica è…”pacifista”…mica è…”cretino”!
Ecco cosa ci aspetta se non seguiamo i buoni esempi
http://messaggidagesucristo.wordpress.com/2012/09/08/17-aprile-2011-il-piano-del-nuovo-ordine-mondiale-per-controllare-i-vostri-soldi-e-il-cibo/
Domani, 28 settembre, vi sarà quella che è, in sostanza: “La Giornata Mondiale dell’Aborto”.
Poiché Lorsignori si rendono conto che l’obiezione di coscienza lasciata ai medici è un possibile inghippo perla micidiale e mastodontica Macchina di Morte dell’aborto volontario legalizzato:ora hanno ordinato ai loro scherani (i più visibili dei quali, in Italia sono i tanatofili Pannella, Bonino e co.) di fare ammuina e di portare in piazza quanti più ingannati e confusi è possibile, per fare numero; e per chiedere la sostanziale rimozione della fastidiosissima e sempre più praticata dai medici (in attesa di allevare una nuova generazione di medici che si sia tolta dalla testa quella strana pretesa di curare il prossimo: e non di ucciderlo).
E’ di fine agosto la notizia che all’ospedale di Jesi, dopo l’andata in pensione di tre ginecologi abortisti, hanno smesso di fornire il “servizio” dell’aborto volontario, per mancanza di personale.
In quella stessa Jesi, a marzo, è stata avviata l’Adorazione Eucaristica Perpetua. Chi ha orecchi, intenda.
Ma veniamo a Correa.
Domani, 28 settembre, si vota pure la nuova Costituzione Ecuadoriana.
Che è (forse) da prendere come modello per quanto riguarda l’attenzione alla questione monetaria.
Ma dove, guarda “caso”, Correa si cala le braghe sia sull’aborto che sui matrimoni gay.
Il che, a chi ha occhi per vedere, sa tanto di “do ut des” fatto col mondo e con il Demonio.
Ed è la dimostrazione vivente di cosa NON DEBBA FARE un politico che si dichiari cattolico credente (e stendiamo un velo pietoso sul “cristiano-socialista alla maniera di Gesù Cristo”).
Messaggio forte e chiaro per chi, da credente e da cattolico, sta rincorrendo la chimera (che è in realtà un veleno) di potersi unire sulla base della questione monetaria con chi vuole continuare a privare di tutela giuridica la vita degli esseri umani in utero.
Sono loro (i sovranisti monetari in buona fede, e non quelli che strumentalizzano la questione a fini anticristici) a doversi unire a noi, sui valori NON NEGOZIABILI.
E non viceversa, noi a “negoziare” sul diritto alla vita dei concepiti e sul diritto di un bambino a nascere (od essere adottato), e poi amato ed educato, in una famiglia composta da un uomo ed una donna. E non da due donne, o due uomini o Dio solo sa quali altri incroci o ibridi.
Metto in conto che Correa abbia potuto ricevere pesanti avvertimenti, del tipo: o mangi questa minestra o ti buttiamo dalla finestra.
Ma è proprio perché i nemici sono così agguerriti (senza comunque riuscire ad indurci ad odiarli: continuiamo ad amarli ed a pregare per la salvezza in extremis delle loro povere anime, come c’insegna il nostro Maestro. E proprio perché li amiamo, non rinunceremo mai al supremo esercizio di carità: consistente nel dirgli sempre e comunque la verità, sulle loro trame e sui loro disegni) che noi cattolici “svegli” non possiamo rinunciare ad essere prudenti come serpenti (se vogliamo seguire Gesù; se invece vogliamo metterci “davanti” a Lui: allora non stupiamoci quando ci arriverà, forte e chiaro, lo stesso “Vade retro, satana” che Egli sparò in faccia a Pietro), e quindi non andare a metterci nelle fauci di coloro che sono anche disposti a lasciare le zampe dalla leva monetaria, purché non gli si tocchi l’immane sacrificio quotidiano al padre che si sono scelti.
Anzi: con una moneta “nostra” (e non più “loro”) la corresponsabilità di tale immane e satanico sacrificio quotidiano sarà ancora più condivisa e ancora più “nostra”, quando con tale moneta si continueranno a finanziare, in strutture pubbliche, le uccisioni dei concepiti
Sì, a forza di insistere sulla correlazione di questi due argomenti mi stai convincendo… mi è piaciuto il tuo commento su stampalibera, magari lo riprendo e ne faccio un articolo qui.
PS ma a proposito : da chi è stata approvata la 194? Da un governo demoCRISTIANO, e firmata da un ministro demoCRISTIANO. Usurpatori!
Dici bene, compromesso. E purtroppo, su alcuni temi, che per noi sono non negoziabili, il compromesso non dovrebbe aver luogo.
Ma hai visto i poteri forti come si incattiviscono, al limite del ridicolo, quando li si tocca su questi temi? Sallusti (che può piacere o non piacere, non entro nel merito) CONDANNATO A 14 MESI DI CARCERE per diffamazione: un suo giornalista ha scritto che il giudice avrebbe indotto all’aborto una 13nne. La diffamazione è certamente un reato, e lungi da me difendere chi diffama gratuitamente: ma credo che in altri casi analoghi la mano della giustizia non sarebbe stata così pesante.
(commento di Fabio Massimo su Stampalibera)
Salve a tutti,
penso che chi legge stampalibera sia già più o meno arrivato al superamento delle barriere “mentali” date da destra/sinistra, comunista/fascista, interista/juventino, ateo/cattolico. E l’incontro, menzionato dall’amico Alberto, tra PBC e Forza Nuova è lì a testimoniarlo potentemente.
Però… c’è un però.
Ed è la questione, ineludibile a qualsiasi analisi degna di questo nome, della legalizzazione dell’aborto volontario: che fa da effettivo e sostanziale discrimine. E che riconduce alla domanda, altrettanto ineludibile: di chi/cosa sia ad essere interrotto/soppresso a seguito di un’ “interruzione volontaria di gravidanza”.
E’ essere umano: SI’ o NO?
Se, dopo un’analisi ed una ricerca spassionata ed animata solo e soltanto dalla volontà di determinare quale sia la verità, o -almeno- la non-verità, la riposta sarà un chiaro ed inequivocabile NO: allora la legalizzazione dell’aborto volontario non causa nessun problema e il tema dell’abrogazione della 194 (che in Italia tale legalizzazione ha introdotto, nel 1978. Pochissimi giorni dopo la morte di Aldo Moro) fa parte di quelli che può solo dividere, sulla base delle proprie personali convinzioni di Fede.
Ed è quindi legittimo tenerlo fuori da una wish-list che si prefigga di aggregare gli uomini e le donne di buona volontà che vogliono prendere nelle proprie mani la responsabilità di migliorare questo nostro mondo, sempre più sfigurato dai “padroni del vapore” (e le scie chimiche con cui irrorano quotidianamente il nostro cielo ne sono la manifestazione più icastica possibile)
Se, invece, dopo una ricerca che abbia le suddette caratteristiche di spassionatezza e di volontà di determinare la verità, arrivassimo a scoprire che la risposta è SI’ (o che, quantomeno, che non vi sia la certezza che la risposta sia NO, come sostenuto da coloro che la legalizzazione dell’aborto volontario l’hanno fortissimamente voluta e continuano fortissimamente a volerla, se possibile ancora più “liberalizzata” per magari arrivare all’”aborto per nascita parziale” finanche al nono mese: sul quale, è bene rammentarlo, Obama ha effettuato uno dei suoi primissimi atti da presidente, rimuovendo il veto che vi aveva opposto il pur pessimo Bush): allora la questione si sposta totalmente su un altro piano.
Che è quella della tutela GIURIDICA del diritto alla vita degli esseri umani: tutela che la “legalizzazione” dell’aborto volontario (atto legale ma non per questo legittimo, se arriviamo a scoprire che è già un essere umano colui o colei che l’aborto volontario sopprime) avrebbe infranto e minato alla base.
E che, a quel punto, non si può NON inserire tra i “punti comuni” di un programma politico caratterizzato dalla volontà di rimuovere le menzogne nelle quali ci hanno avvolto per tanti anni. Faccio notare a coloro che sono pronti fin da subito ad unirsi nel segno di una moneta-credito e comunque di proprietà del portatore (ed il modello è già bello che pronto ed è quello del Simec di Giacinto Auriti, magari ulteriormente migliorabile col meccanismo della “moneta a tempo” già teorizzato da Sivio Gesell): che l’emissione monetaria ha proprio nelle vite umane esistenti ed in quelle nuove il migliore e più vero “sottostante” che mai si potrebbe determinare.
Ben più vero e migliore di un sottostante aureo, petrolifero, di quota-pil. E che, di fatto, quando si parla di “reddito di cittadinanza” non si fa altro che instituire un legame diretto ed indissolubile tra moneta-credito e vita umana: la quale diventa così, esplicitamente, la “misura di tutte le cose”.
Se lo Stato permette che questa stessa vita umana, misura di tutte le cose, sia soppressa in utero (nell’ipotesi che essa sia già vita umana: e qui invito TUTTI a rispondere alla domanda suddetta), è ben evidente che c’è una contraddizione a monte e che il progetto di una moneta-credito e di proprietà del portatore, emessa dallo Stato ed accreditata ad ogni essere umano che di quello Stato fa parte: nasce zoppo in partenza.
Alberto Medici, amico e sul cui preziosissimo sito scrivo spesso, conosce già questa mia posizione (ossia che la battaglia per una moneta-credito sia INDISSOLUBILMENTE legata a quella per la tutela giuridica della vita umana, dal concepimento -perché alla risposta alla domanda suddetta personalmente ci sono già arrivato- alla morte naturale) e mi perdonerà se sono venuto a “sfruculiarlo” anche qui in stampalibera.
Grazie in anticipo per le vostre risposte, spassionate e non nutrite di pre-giudizio.
Grazie lo stesso anche per le risposte accecate dalla passione e generate dal pre-giudizio.
E’ proprio questa loro reazione smodata sul caso Sallusti (ma ben più auto-esplicativa è la vicenda di quel sacerdote santo che risponde al nome di padre Andrea D’Ascanio, che con la sua iniziativa del seppellimento e del Battesimo dei “bambini non nati” indusse un’enorme reazione non solo in quel dell’Aquila, sede dell’iniziativa, e da parte di coloro da cui la reazione te l’aspetti: ma evidentemente anche a Roma, Città del Vaticano, da parte di qualche prelato di altissima caratura. Visto e considerato che da quel momento fu messo in Croce proprio da uomini di Chiesa, con un processo canonico -riguardante altri temi- che se ci si prende la briga di andare ad approfondire fa inorridire, tanto vi è manifesta la volontà persecutoria) a certificare quanto considerano irrinunciabile e strategico il caposaldo della legalizzazione dell’aborto volontario.
[…] di un altro presidente che si sta mettendo contro la finanza internazionale, quel Rafael Correas di cui ho parlato qui: non prenda aerei, signor presidente. E faccia sorvegliare da vicino la sua famiglia e i suoi 5 […]
[…] di un altro presidente che si sta mettendo contro la finanza internazionale, quel Rafael Correas di cui ho parlato qui: non prenda aerei, signor presidente. E faccia sorvegliare da vicino la sua famiglia e i suoi 5 […]
[…] di un altro presidente che si sta mettendo contro la finanza internazionale, quel Rafael Correas di cui ho parlato qui: non prenda aerei, signor presidente. E faccia sorvegliare da vicino la sua famiglia e i suoi 5 […]
Ottimo articolo. Ci sono, però, tre piccole imprecisioni all’interno del testo: la prima riguarda il passato di Lula (ex presidente del Brasile), detto solo “un sindacalista” (Lula in verità è stato per anni operaio in una fabbrica di componenti automobilistici, lavoro nel quale ha perso anche un dito della mano in una pressa – solo successivamente è arrivato alla vita sindacale). La seconda imprecisione dell’articolo riguarda il compianto Presidente del Venezuela, Hugo Chavez, che non ha mai lavorato negli “altiforni” (non so dove l’autore dell’articolo abbia preso una simile informazione), ma ha seguito una brillante carriera militare fino al grado di colonello. Comunque, il Presidente Rafael Correas dell’Equador ha una differenza rispetto ad altri grandi nomi della recente politica latino-americana del “risveglio”: non viene dal mondo operaio o dei movimenti popolari. ma dalla classe media di Guayaquil. Nel 1991 ha conseguito il Master of Arts in Economia presso l’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, in Belgio. Ha studiato quindi negli Stati Uniti presso l’università dell’Illinois all’Urbana-Champaign, dove ha ottenuto nel 1999 il Master of Science in Economia e due anni dopo il dottorato di ricerca nella stessa disciplina (non ha studiato a Harvard come dice l’articolo di “Ingannati”). L’argomento della tesi di dottorato: il fallimento delle riforme strutturali operate negli anni ottanta in America Latina: “mediante un’analisi econometrica ha dimostrato che nessuna di esse ha garantito la crescita economica e che anzi la liberalizzazione del mercato del lavoro ha minato la produttività della regione”. Correas conosce benissimo il mondo accademico nord americano nel campo di Economia e sa delle trappole nascoste nelle “proposte tecniche” che provengono da quella direzione!
Grazie 1000 delle precisazioni!
[…] di un altro presidente che si sta mettendo contro la finanza internazionale, quel Rafael Correas di cui ho parlato qui: non prenda aerei, signor presidente. E faccia sorvegliare da vicino la sua famiglia e i suoi 5 […]