Il “mestiere” di genitore è sicuramente uno dei più difficili, in parte reso tale dal legame di affetto con i figli (e chi naviga su queste pagine o ha letto il libro sa quante volte l’attenzione sia caduta sui legami, sempre e comunque negativi, velenosi, e, alla lunga, mortali), ma anche perchè chi lo pratica deve raggiungere uno scopo apparentemente paradossale: deve diventare inutile. Eh sì, perchè il vero successo di un genitore sta nell’insegnare ad un figlio o ad una figlia ad essere autonomo, indipendente, slegato e pronto ad andarsene per conto proprio. Senza rendersene conto, specialmente con figli piccoli, molti genitori (direi forse più le mamme, ma non entriamo in questa polemica) fanno esattamente una campagna che sembra avere l’obiettivo opposto: stai attento qui, stai attento là, non fare questo che poi ti fai male, non andare là che ci sono pericoli, insomma tutta una serie di azioni destinate a disegnare un mondo pieno di pericoli che non deve essere affrontato, pena la vita stessa, per costringere il malcapitato bambino a restare all’interno dell’unico spazio sicuro: la mamma e il papà, casa, il nido. E così facendo, creano una gabbia dorata, impedendo al figlio di fare quelle esperienze e acquisire quella dote di autostima che gli permetterà poi, nella vita vera, di uscire nel mondo e fare la propria parte. Una volta è stata usata anche l’immagine dell’acquario: siamo dentro l’oceano, ma prigionieri all’interno di un acquario (invisibile): potremmo spaziare e solcare spazi infiniti, ma restiamo all’interno delle quattro pareti delle paure che ci hanno costruito intorno. Oppure mi piace il modo di dire inglese del walled garden: un giardino, bello, sì, ma “walled“, cioè circondato da mura che non permettono nè di vedere fuori nè di uscirne.

Mi è venuto in mente questo pensando ad una affermazione di Giulietto Chiesa che, nel descrivere la società occidentale degli ultimi 30-40 anni, ha ben spiegato come il sistema di controllo sia riuscito ad avere una popolazione co-optata nella realizzazione di una menzogna e di un esproprio ai danni delle altre parti del mondo. Si è creato un mondo fasullo, con un perimetro esterno dove il pericolo era sempre in agguato, e solo all’interno del sistema si poteva godere di relativa tranquillità. Paura del diverso, paura del terrorista, paura della malattia, paura della povertà, delle epidemie, e chi più ne ha più ne metta;  e chi voleva stare al sicuro da tutti questi pericoli doveva ringraziare il sistema, il modello, e ringraziare di vivere “nel migliore dei mondi possibili”.

E così quando arriva qualcuno (come il sottoscritto) che prova a dire: “veramente, le cose non sono esattamente come ve le hanno raccontate…” entra nel radar e viene identificato immediatamente come nemico, disturbatore dello status quo, catalogato come elemento estraneo da incapsulare ed espellere. Anche se è figlio, genero, collega di lavoro, compagno di allenamenti, in qualche caso amico: va accuratamente escluso, o quantomeno tenuto a debita distanza.

Per fortuna marito no (per ora, almeno! 🙂  ).