Per la classificazione delle armi di distruzione di massa (WMD, Weapons of Mass Destruction) si utilizza il Megaton o megatone come indicatore della potenza distruttiva. Copio e incollo da Wikipedia:

Il megatone (o megaton, simbolo Mt) è un’unità di misura che non appartiene al sistema internazionale (SI) delle unità di misura. Essa serve per indicare l’energia emanata da una esplosione ed è frequentemente utilizzata per indicare l’energia liberata dall’esplosione di ordigni nucleari. Un’esplosione da 1 Mt sprigiona un’energia equivalente a quella liberata dall’esplosione di un milione di tonnellate di tritolo.

Per contrastare il degrado morale, economico, culturale della nostra civiltà dobbiamo trovare qualche equivalente “costruttivo“: insomma, qualche arma di costruzione di massa (WMC). Qualche idea? Quando sono stato alla presentazione del film-inchiesta sull’11 Settembre di Giulietto Chiesa, “Zero“, lo stesso ex parlamentare europeo, raccontando la genesi del film, disse che all’inizio si era pensato di raccogliere la documentazione e scrivere un libro, ma poi ci si era posti la domanda: “ma chi lo legge, poi, un libro?” e così decisero di fare un film-documentario, Zero, appunto, che, a parte l’ostracismo dei paesi occidentali, in Russia e in alcuni paesi dell’america latina è già stato visto da decine di milioni di persone.

Inutile negarlo, l’informazione video è molto più accattivante, e se volete raggiungere una audience molto vasta non mettetevi a scrivere un libro: cominciate ad imparare l’arte del make-up video.

Ci sono però delle eclatanti eccezioni a questa regola. Ci sono libri che entrano nel cuore, nella mente, e ti fanno capire cose che in nessun altro modo avresti potuto capire. Puoi entrare nell’intimo dei pensieri di un protagonista, puoi essere portato a seguire una complessa evoluzione caratteriale, puoi leggere e tornare indietro, ti puoi commuovere e fermare; chiudere per un attimo le pagine e sospirare, piangere, ridere, imprecare, ridere di nuovo di gioia…

Ho letto in questi giorni “Il giardino degli ulivi, Debora Rohan, Cairo editore. Il racconto di una famiglia palestinese lungo il ‘900. Una epopea familiare che permette di capire questo incredibile crimine perpetrato ai danni di un intero popolo, con la complicità dell’ONU, dei mezzi di informazione, un crimine che i libri di storia devono ancora scrivere. Per fortuna che qualcuno lo racconta, e in maniera così toccante che non si può restarne indifferenti. Un libro che è una bomba atomica in favore della giustizia e della verità.

Ne approfitto per riportare un paio di video attinenti.

Le bugie che ci hanno raccontato smentite da foto dell’epoca (fonte: effedieffe.com):

Grande lezione di Paolo Barnard della storia della cacciata dei palestinesi (grande Paolo, questo sì che è giornalismo!):