Che l’informazione ufficiale serva solo a disinformare e a distrarre, almeno nella maggioranza dei casi, lo sapevamo già. Soprattutto quando si devono nascondere medicine amare o provvedimenti impopolari, giornali (soprattutto quelli dell’opposizione) e politici (anche quelli che dovrebbero -a parole- opporsi) sono bravissimi a nascondere la verità e ad attirare l’attenzione, come abili prestigiatori, sulla mano che non sta facendo nulla, in modo che lo spettatore non guardi la mano che nasconde la moneta.

Sulle modifiche all’articolo 18, ad esempio, si è fatto ampiamente notare che, nei casi di licenziamento discriminatorio, la valenza di tale articolo verrà estesa anche alle aziende con meno di 15 dipendenti (zuccherino: vedi come siamo bravi?) mentre nulla è stato detto su quali sarebbero questi famigerati “motivi economici” che permetterebbero alle aziende di licenziare, in barba alla attuale formulazione dell’articolo. Motivi economici? Devo risparmiare, è un valido motivo economico? Sto affrontando mercati concorrenziali e molto aggressivi, è un sufficiente motivo economico? Si propspettano tempi difficili: è un valido motivo economico?

E così, ancora una volta, con la scusa di “salvare l’Italia” (grazie dio monti!) tutto viene fatto passare: dall’insediamento di un governo non eletto, senza un programma approvato dal popolo, a tutto quello che ne consegue. Come si dice: “business is business“, ma guai a quel popolo che su questo vitello d’oro idolatrato del “business” costruisce (o crede di costruire) le sue fortune.