Nel film “Sliding doors”, la storia si divide ad un certo punto quando la protagonista (Gwyneth Paltrow) viene chiusa fuori dalle porte scorrevoli (appunto sliding doors) di una carrozza della metropolitana. In tal modo arriva più tardi a casa e non scopre che il marito la tradiva. Nella seconda versione, riesce a prendere il treno per un pelo, arriva a casa e scopre il marito con l’amante. Da qui si sviluppano due storie parallele, completamente diverse.
Mi è tornato in mente questo vecchio film perchè ieri, ad un ennesimo ritrovo coi compagni del liceo (sta diventando una piacevole abitudine, dopo il primo ritrovo) li osservavo e pensavo a cosa si sarebbe potuto prevedere e cosa no, delle nostre vite da adulti, quando eravamo ragazzi, e a quali scelte, a a quali episodi (se mai ce ne fosse stata qualcuno) si poteva attribuire il potere di aver orientato la nostra vita in una direzione o un’altra.
Ma se da una parte credo che alcune scelte siano state condizionanti (per alcuni la scelta della facoltà universitaria, sia nel bene che nel male, ha condizionato la facilità o meno dell’ingresso nel mondo del lavoro, questo è innegabile), non mancano gli esempi contrari: uno dei migliori “successi” (lavorativamente parlando) l’ha avuto un compagno che ha fatto biologia (che, almeno sulla carta, non prometteva granchè) mentre alcune delle delusioni più cocenti le hanno avute gli ingegneri. In generale credo valga sempre un misto di scelte azzeccate, audacia, fortuna, capacità di rimettersi in gioco. E siccome nessuno può prevedere il futuro, credo sia molto importante non mettersi su delle piste obbligate, che non siano aperte ad una pluralità di sbocchi; e avere sempre la capacità di rimettersi in gioco, anche col coraggio di “buttar via” quanto fatto fino a quel momento: una esperienza, una laurea, un trascorso, può tramutarsi da ricchezza a palla al piede, qualora si trasformi in legame.
A proposito del film: proprio nella apparentemente più “sfortunata” delle due situazioni (la scoperta di essere tradita dal compagno) si sviluppa invece la storia migliore, per la protagonista. Forse il regista ci ha voluto dire che non sempre la prima impressione è quella giusta, e anche da apparenti sconfitte o delusioni può venire quella liberazione, quel taglio col passato che altrimenti non avremmo saputo fare.
Non posso che confermare, nel mio piccolissimo: se alla fine del 2007 non avessi conosciuto il tracollo economico che ho conosciuto, non mi sarei trovato nella condizione di volgere gli occhi verso il Cielo e di riconoscere la mia assoluta nullità e la mia essenziale dipendenza da Dio.
E probabilmente sarei oggi uno dei tanti ricchi fuori e vuoti e disperati dentro.
Sia benedetto il Nome del Signore.
Sintetica e toccante la tua testimonianza. Che, proprio perchè personale e intima, e riguardante uno degli aspetti più “toccanti” delle nostre responsabilità di padri di famiglia (garantire benessere e il necessario a compagna e figli) ti fa onore.