Ho già fatto notare in altre note come la vera rivoluzione non sta nello spostare l’asse politico da destra a sinistra, i due figuranti messi lì a far credere di essere in democrazia ma che in realtà rispondono agli stessi padroni e alle stesse logiche; il vero cambiamento sarà nel riportare in basso, in periferia il potere decisionale, legislativo, amministrativo riprendendosi quelle deleghe che con l’inganno della “democrazia” della untà fra i popoli, ecc. ci hanno rubato. Anche agli amici leghisti vorrei far osservare, come fatto altre volte, che sono stati ingabbiati da un partito che, fingendo di promuovere i loro interessi e il federelismo, in realtà è stato la migliore arma di contenimento e annullamento di un sentimento popolare giusto e degno.
In una nota (“La rivoluzione comincia da qui“) avevo anche osservato come, se si aspetta che le regole del gioco vengano cambiate da chi comanda, a Roma, o meglio a Bruxelles, o nell’Hotel Bilderberg, questo non succederà mai: perchè mai chi ha costruito questo sistema dovrebbe rinunciarvi? Motivo per cui l’autonomia, l’indipendenza, il ritorno al territorio dell’autonomia va presa con la forza: non la forza delle armi, delle rivoluzioni sanguinose (bene ha detto Solange Manfredi: “in una situazione di violenza e caos gli psicopatici salgono al potere“), ma con la forza di atti coraggi0si, unilaterali, in trasparenza e con il supporto della cittadinanza. Pensate ad esempio ad un comune che inizi ad emettere dei titoli di credito, dei buoni comunali validi per il pagamento delle imposte comunali; creerebbe una sorta di embrione di mometa alternativa. Oppure un comune che cominciasse a “disubbidire” agli assurdi limiti imposti dal “patto” (ma quale patto? Il patto presuppone due contendenti che trovano un accordo, questa è una legge mascherata sotto il nome di patto, in ossequio alla neo-lingua orwelliana) di stabilità, ad esempio distribuendo rimborsi oltre il limite concesso dalla legge ai propri concittadini alluvionati (ogni riferimento al mio comune è volutamente intenzionale).
Paura? Galera? Alla forca? Ma quale polizia, quale esercito può prevalere contro un popolo unito che marcia verso il bene comune? E poi cominciano ad esistere dei precedenti. Negli USA, stato federale per eccellenza, i singoli stati stanno via via perdendo sempre più potere nei confronti del governo di Washington, che “si immischia” sempre più nei loro affari. Ed esiste anche lì un movimento indipendentista ben rappresentato nel documentario “Don’t tread on me” (non calpestarmi, non prevaricarmi). Sono cose che TV e giornali, asserviti al dio quattrino, non vi dicono, ma cominciano a muoversi con atti concreti.
Ad esempio in Virginia è in dscussione una legge che si oppone apertamente alla legge federale sul diritto di incarceramento e di detenzione illimitata dei cittadini, senza processo (ma va? In America, terra di libertà e democrazia, esistono queste cose? Eh già, altra cosa che non vi hanno fatto sapere..); quindi la Virginia sta dicendo: se un agente federale, la CIA o l’esercito viene qui a cercare di applicare tale legge (NDAA, National Defense Authorization Act), i nostri pubblici ufficiali si potranno opporre.
Visto? Con un po’ di coraggio, tanta informazione che aiuta il nascere di una coscienza collettiva matura e pronta, si può fare tutto, anche ciò che sembrava impossibile soltanto pensare. Bisogna cominciare, un passetto dopo l’altro, ognuno a fare la propria parte.
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