Un bravo prete (se ne trovano, se ne trovano!) commentando la predica dei lavoratori dell’ultima ora (quelli a cui il padrone della vigna dà la stessa paga data a quelli che lavoravano dalla mattina) ha evocato un’immagine che mi è rimasta impressa.

Ha detto: “non pensate a Dio non come ad una mamma gatta che, quando arriva il pericolo prende il gattino con la bocca e lo porta in salvo; ma come alla mamma gorilla, che in caso di pericolo urla al cucciolo, il quale le si attacca al collo, e, una volta che il cucciolo le si è attaccato al collo, lo porta in salvo.” Aggiungendo quindi: “Dio vuole la nostra partecipazione, non ci fa violenza; quando noi mettiamo del nostro, qualcosina, anche poco, poi lui mette il resto“. E così, anche ai lavoratori dell’ultima ora viene data la ricompensa piena, non un premio di serie B.

Pensando ai lavoratori dell’ultima ora, a tutti viene in mente il buon ladrone, al quale Gesù disse: “Tu oggi sarai in Paradiso con me” (e tenete conto che il Paradiso apriva proprio quel giorno, quindi quel delinquente, meritorio di morte per la giustizia degli uomini, c’è entrato fra i primi). Ma io voglio citare un altro esempio di “lavoratore dell’ultima ora”: Jacques Fesch, ragazzo francese classe 1930, una vita sbandata, matrimonio fallito alle spalle e omicida già poco più che ventenne. Ascoltate la sua storia nei video sotto.

E la cosa che più mi ha colpito, ascoltando questa storia, è stata la pochezza della conversione, cioè  il minimo appiglio che è bastato a Dio per tirar su dall’abisso Jacques: è bastato un grido improvviso di disperazione, e all’interno di quel grido le parole “Mon Dieu!”: e Dio ha risposto.

Non ha aspettato settimane di digiuno, novene di preghiere, no: alla prima richiesta ha risposto.

Buona visione.