L’avvicendarsi delle mode fa sì che vestiti che andrebbero ancora bene dal punto di vista funzionale (cioè coprono, tengono caldo o freschi, a seconda della stagione) diventino obsoleti appunto perchè non più “di moda“. Questa era la giustificazione che avevo sempre creduto (e credo anche la maggioranza di noi): la moda serve per vendere di più, per fare in modo che la gente compri dei capi di abbigliamento anche se non ne avrebbe strettamente bisogno. E probabilmente questa spiegazione è vera, ma non credo sia l’unica, nè tantomeno la principale.
Nel video che vedete, David Icke spiega bene come la paura di quello che diranno gli altri di noi fa’ sì che uno degli strumenti più potenti di controllo delle masse sia la creazione di norme: cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è bello e cosa no, cosa è in e cosa è out, per tornare alla moda. E questo ha come effetto che i controllori diventiamo noi stessi nei confronti dei nostri fratelli: grazie alla creazione delle norme si ha un esercito sterminato (praticamente l’intera umanità) di guardiani, che stanno a vedere se si è “nella norma” o “fuori dalla norma“.
Ma perchè abbiamo questo desiderio di omologazione, di appartenenza? Abbandonata, trascurata, calpestata la diretta figliolanza, la discendenza dall’Onnipotente, dall’Eterno, dal Grande Re Assoluto dell’Universo, ci sentiamo soli, sperduti, indifesi. Per questo abbiamo bisogno di associarci ad un gruppo, di omologarci agli altri per essere meno indifesi.
Quindi: consci di essere “figli del Re“, smettiamola di avere paura se non siamo uguali agli altri, se non siamo omologati al gruppo; la nostra unicità e diversità è la cosa più bella che abbiamo, siamo stati creati così e non dobbiamo appiattirci per non restare soli. E smettiamo, una buona volta, di giudicare.
Da bambina avevo un libretto che mostrava l’evoluzione della “moda” intesa come gusto ed estetica del vestire nel corso dei secoli, prima e dopo Cristo. Erano gli anni ’60 e il libretto terminava con un tailleur grigio e cappello per signora e classico gessato per l’uomo.
Me li ricordo bene, anche perchè mi piaceva copiare i begli abiti del ‘700, quelli di epoca greco romana che erano semplici…
E chi poteva immaginare che saremmo finiti a contemplare l’estetica degli ombelichi fluttuanti nella ciccia e le natiche sporgenti dalle mutande!
L’abito è essenziale (da che i nostri progenitori si resero conto d’esser nudi) a volte è l’espressione di un’arte, segno di decoro e anche, come giustamente detto, segno della nostra unicità e diversità. Ci sono siti e case che propongono lo stile “cristiano” (soprattutto negli USA) speriamo che qualche cosa arrivi anche da noi, D&G permettendo.
Ma toglimi una curiosità, visto che anche tu se non ricordo male hai figli adolescenti: si riesce a farli ragionare? No perchè io mi sono sentito sostenere (un paio d’anni fa) che quei pantaloni erano comodi!!!! (potenza del condizionamento…)
Abbiamo 5 figli, ma anche un schiera di cugini. Ergo i vestiti si passano da una casa all’altra e non si discute, anche perchè la regola vale pari pari per i genitori.
Si acquista quello che manca al mercato, o quando ci sono i saldi nei magazzini.
Ma manca sempre poco, calzini a parte (che si rammendano ad libitum ….)
Si tratta bene e si passa.
Riciclo anche scarpe da ginnastica con solette nuove un giro in lavatrice.
Quando ho un attimo ti racconto un aneddoto sulle Geox…