Credo non sia sfuggito agli appassionati di Fusione fredda, noi che seguiamo da tempo le vicende di Rossi e Focardi e del loro e-Cat (energy-catalyser), come il giorno dell’esperimento pubblico a Bologna, il 6 ottobre, un’atmosfera cupa abbia gravato su tutti: la notizia della dipartita di Steve Jobs ha colpito e rattristato una giornata che, per altri motivi, poteva (e forse lo sarà comunque) essere iscritta nei libri di storia come una delle giornate da imparare a memoria, una data che, di qui a 100 anni, verrà celebrata come l’inizio di una nuova era per l’umanità.

Lo stesso Daniele Passerini (autore del blog 22passi che dall’inizio dell’anno ci aggiorna sull’avanzamento delle sperimentazioni) e che si è recato a Bologna in qualità di osservatore, ha tenuto nel corso della giornata una sorta di diario di bordo su twitter, e in uno dei primi messaggi scriveva:

“Sarà suggestione, sarà fantasia, ma stamattina c’è forte la sensazione che Steve Jobs sia qui presente tra noi. “Siate affamate, siate folli”,” scriveva Jobs qualche anno fa… e qui ci sente proprio così.”

Rileggendo uno dei miei commenti sulla fusione fredda di qualche mese fa, scrivevo:

“Forse sto correndo troppo con la fantasia, ma solo i visionari cambiano il mondo. E io spero di contagiarvi un po’.”

E mi piace pensare che nulla avviene per caso: se  un grande innovatore, un “folle”, uno che realizzava quello che gli altri neanche osavano immaginare ci lascia (con la sua persona fisica) proprio lo stesso giorno in cui un’altra invenzione epocale comincia a prendere piede, forse il messaggio che ci viene suggerito è proprio questo: mai smettere di sognare, mai smettere di osare, mai smettere di immaginare un mondo migliore.