Secondo: liberarsi dalla falsa informazione
Se siete arrivati a leggere qui significa che il primo passo – il più importante di tutti, cioè eliminare la televisione – l’avete già fatto. Complimenti. Ho detto che chi ben comincia è a metà dell’opera, ma in realtà se avete fatto questo siete già a tre quarti. Se invece avete imbrogliato, e state leggendo solo per vedere se trovate altre motivazioni, o per curiosità, dovete interrompere immediatamente e ricominciare dal via. Vi sembro troppo drastico? Purtroppo io non posso che riportare la mia esperienza, e so quanto ha funzionato per noi: questo è quello che posso dare. Esistono altre strade? Probabilmente sì, ma non mi sento in grado di raccomandarle, non facendo parte della mia esperienza vissuta.
Perché ce l’ho anche con l’informazione? Se da una parte può sembrare comprensibile l’avversione per un contenitore come quello televisivo, dove notizie (poche) vengono mescolate con (tanta) volgarità, violenza, omicidi, banalità, ecc., forse può risultare più difficile la necessità di staccare la spina anche all’informazione che ci proviene dai giornali. In realtà l’informazione dei giornali è pesantemente drogata dallo strapotere degli inserzionisti che, col loro potere di veto influenzano le linee editoriali, la pubblicazione o meno di certi articoli e inchieste scomode, l’insabbiamento di nomi e riferimenti o la semplice quantità di spazio che viene dato ad un argomento rispetto ad un altro.
In particolare pensate all’industria farmaceutica: pare che fra i Fortune 500, cioè le prime 500 società per fatturato, l’ammontare degli utili di Big Pharma (insieme delle industrie del farmaco) superi quello di tutte le altre messe insieme. Una tale quantità di denaro permette di controllare l’informazione che passa sui giornali, tramite una non scritta ma sottintesa arma di ricatto: se pubblichi questo non effettuerò più inserzioni sul tuo giornale. Lo stesso ammontare di denaro, fra l’altro, permette di condizionare la ricerca, sovvenzionare l’università, pagare (più o meno direttamente) tutta la classe medica tramite un vero e proprio esercito di “informatori scientifici del farmaco”, ma tutto questo lo approfondiremo nel capitolo riservato alla malattia.
Analoghe considerazioni per l’industria del cibo (in particolare le multinazionali, l’agricoltore biologico o il piccolo produttore locale non potranno mai permettersi di pagare le somme proibitive per entrare a pubblicizzare sui giornali): da cui sembra abbastanza evidente che articoli o inchieste che rivelino dannosità di elementi inseriti in più o meno tutti i cibi confezionati (uno per tutti: l’aspartame) non potranno trovare lo spazio che meritano nella cosiddetta informazione ufficiale.
E siccome “il denaro compra di più della verità”, la lista di argomenti tabù che i giornali non possono toccare o fanno solo quando ne sono costretti, diciamo “obtorto collo”, è lunghissima: dalle terapie alternative per la cura del tumore, alle falsità dell’AIDS; dalla nuova religione del global warming ai falsi attentati che, ad arte, arrivano quando più servono (vedi attentati a Londra nel 2005, quando la popolarità di Blair era ai minimi per l’intervento in Iraq). Credete forse che un giornale potrebbe parlare ad esempio del signoraggio bancario, o della sottomissione della classe politica alla classe finanziaria senza incorrere in gravi forme di boicottaggio, ritiro dei finanziamenti e chiusura delle linee di credito? Oltretutto i giornali sono sotto scacco anche per un’altra forma di finanziamento: i sussidi all’editoria, che permettono di sopravvivere a testate pressoché prive di lettori, secondo una perversione del libero mercato che, chissà perché, anche i cosiddetti imprenditori accettano tranquillamente (senza tali sovvenzioni neanche Ilsole24ore, organo della CONFINDUSTRIA, sopravviverebbe).
Come già spiegato, non si tratta di negare la verità o dire esplicite bugie: è sufficiente annegare le notizie scomode in un mare di notizie inutili e fuorvianti, un vero e proprio insieme di armi di distrAzione di massa. Si potrebbe obiettare: ma se prendiamo coscienza di questo, abbiamo già fatto un bel salto in avanti, a cosa serve eliminare i giornali? Possiamo continuare a leggerli, solo che con spirito critico, con un po’ di discernimento, no? Probabilmente sì, ma per arrivare ad una nuova consapevolezza serve un periodo prolungato di astinenza: come un alcolizzato che deve prendere le distanze dal suo vizio, per poi poter tornare con mente nuova, anche da questa droga che ci parla di tutti i particolari del vestito della cognata di non so chi ma ci nasconde gli effetti dannosi degli additivi chimici nel cibo che assumiamo va presa una distanza ragguardevole e duratura se si vuole raggiungere una decontaminazione.
Anche qui, come nel caso della eliminazione della televisione, vi posso garantire che gli effetti benefici non tardano a farsi notare; si comincia a disintossicarsi da tutti quegli sterili argomenti che, apparentemente, interessano moltissimo a tutti (come la misura del reggiseno della tal velina o l’ultima scappatella di questo o quel politico o le recenti affermazioni di questo o quell’allenatore) e si comincia a vedere la realtà per quello che è, non per quello che vuole sia percepita chi tira le fila.
Bene, un altro tassello è stato aggiunto nella costruzione del percorso di fuga.
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