(anche se sarebbe più corretto dire: perchè sono contrario al nucleare a fissione).

Essenzialmente per i segg. motivi:

  1. Non è vero che ci darebbe indipendenza rispetto all’estero: dipenderemmo dai pochi paesi produttori di uranio, il quale è oltretutto destinato a durare molto meno del petrolio (per non parlare del gas naturale e del carbone); Esistono solo 4 (quattro) paesi al mondo che producono uranio (petrolio, carbone e gas molti di più) e, per quanto riguarda le tecnologie di lavorazione, solo 4 compagnie al mondo che fanno centrali; almeno per la lavorazione del petrolio saremmo indipendenti, per il nucleare dipenderemmo dall’estero sia per il combustibile che per la tecnologia;
  2. Non è vero che è pulito: i procedimenti per l’estrazione dell’uranio sono fra le procedure più inquinanti fra quelle sviluppate dall’uomo; non è mai stato risolto il problema delle scorie radioattive, che lasceremo in eredità praticamente per sempre alle generazioni future; e non mi si dica che questi problemi sono risolti, altrimenti non si spenderebbe tanto nella ricerca per il nucleare a fusione (calda, progetto ITER);
  3. Non è vero che è economico: se si mettono in conto tutti i costi, inclusi quelli di smaltimento scorie radioattive (che a tutt’oggi nessuno conosce, e sembrano essere molto maggiori di quelli di costruzione!), il costo a kwh supera quello di altri combustibili fossili; inoltre per come vanno le grandi opere in Italia si partirebbe con una spesa budgettaria che verrebbe almeno quadruplicata al termine dei lavori; Ed infine non sarebbe necessario un intervento pubblico se fosse un investimento remuneratico: lo farebbero i privati!
  4. Non è democratico: è un modello di produzione centralizzata dell’energia, mentre altre forme (si veda le LENR, Low Energy Nuclear Reaction, la Fusione Fredda, l’elettrolisi catalizzata di Daniel Nocera, la produzione di idrogeno grazie al fotovoltaico, ecc.) permettono la creazione di modelli distribuiti che complicano il tentativo di controllare e soggiogare gli utenti (che di fatto si liberano dalla schiavitù della rete di distribuzione).

Detto questo, andrò a votare ai referendum? Sì perchè è un’occasione per far sentire la propria voce, anche se sono pienamente d’accordo con Paolo Franceschetti quando afferma, giustamente, che in altre consultazioni referendarie il volere dei votanti è stato spudoratamente calpestato, e probabilmente sarà così anche stavolta. Ma tant’è: facciamo il nostro dovere senza illuderci.