… e perchè a volte si spegne. Vale a dire come funziona il cosiddetto “bias di conferma“: quel meccanismo per cui cerchiamo, osserviamo e notiamo, nella realtà che ci circonda, solo ed esclusivamente quello che ci conferma nelle nostre convinzioni e credenze. Riprendo qui una delle prime note pubblicate su FB, secondo me sempre attuale, presente anche nel primo capitolo.
Di ritorno da una serata dove si parlava di SCEC (*), di economia, usura bancaria, fino a toccare alcuni temi “tabù” come l’attentato alle torri gemelle dell’11 Settembre 2001, parlando con i genitori di un amico che mi aveva dato un passaggio mi sono trovato, come spesso accade, di fronte ad un muro e ad una totale chiusura anche di fronte alle più elementari considerazioni di logica. E sì che questi simpatici signori, peraltro molto aperti su altri argomenti, sono entrambi di mentalità aperta, e quindi, a mio modo di vedere, più disponibili a confrontarsi su un terreno neutro come quello della logica, della dialettica, dello scambio di opinioni.
E invece niente. Chiusura assoluta. Nessuna concessione. L’unica forma di obiezione era quella del paradosso: “Adesso mi verrai a dire che l’attentato è stato organizzato dal governo americano, dalla CIA“. Stufo di questi confronti che, in diversi anni, mi hanno insegnato che non si arriva da nessuna parte, ho preferito non insistere e invece fra me e me mi sono chiesto PERCHE’ questo totale rifiuto, questo asserragliarsi rabbioso che porta a vedere anche chi cerca soltanto di stimolarti alla riflessione come un nemico nel senso più classico e meno cristiano del termine. Perchè?
Come spiegare questo atteggiamento? Proviamo a procedere per passi.
Primo: non si trova quello che non si cerca. Magari esistono delle eccezioni a questa regola, magari capita come a Paolo di Tarso che, sulla via di Damasco, viene preso dal Signore, schiaffeggiato (lo ha reso cieco per un po’) in modo da fargli vedere quello che lui da solo non vedeva. Ma questa è un’eccezione. Di recente è girato un video su youtube riguardante un famosissimo violinista che, messosi a suonare in una metropolitana di New York, non è stato riconosciuto da nessuno, anzi molti neanche si voltavano a guardarlo, mentre lo stesso maestro aveva suonato pochi giorni prima, sempre a New York, in uno spettacolo con il tutto esaurito con biglietti a prezzi esorbitanti. Semplicemente non lo stavano cercando, e, anche trovandoselo di fronte, gratis, in metropolitana, non l’hanno riconosciuto.
Difficilmente si trova qualcosa, se non lo si cerca.
Secondo: non cerchiamo quello che ci fa paura. Pensateci: se siete terrorizzati dai topi, andreste in una palude che sapete infestata da questi animali? Stessa cosa per chi ha paura dei ragni, scorpioni, od ogni altro genere di fobie.
Terzo: anche se ci diciamo cristiani, raramente fondiamo le nostre certezze in Dio. Non è poi così difficile credere in Dio quanto il fidarsi di Lui. E così crediamo, certo, ma riponiamo la nostra fiducia nelle nostre capacità, nella nostra intelligenza, nei nostri soldi, nella nostra posizione sociale, nel giro che frequentiamo, nel cognome che portiamo, o ci associamo a vari gruppi per sentirci più forti o meno soli (il fenomeno della tifoseria calcistica ne è un estremo esempio).
Ora ragioniamo: se uno è cresciuto
– credendo nelle istituzioni, – credendo che lo Stato (con la S maiuscola) lavora per il bene dei cittadini;
– che la polizia protegge i cittadini;
– che la magistratura difende i deboli dai soprusi dei potenti; – che i giornali danno le informazioni vere;
– che la scuola forma delle persone mature, dotate di capacità critica;
bene, se tutto questo ha fondato la sua vita, le sue azioni, il suo comportamento, e qualcuno gli dicesse che è tutto falso, come reagirebbe? Non si chiuderebbe a riccio senza voler neanche ascoltare l‟interlocutore?
Ripercorrendo allora al contrario:
- anche se CREDIAMO in Dio, non ci FIDIAMO veramente di Lui
- Visto che non ci fidiamo, cerchiamo la nostra sicurezza in tutt’altre cose
- Se qualcosa, qualcuno, qualche ragionamento minaccia la nostra sicurezza e il nostro castello di (false) certezze, questo ci spaventa
- La nostra mente rifiuta di addentrarsi in qualcosa che spaventa
- Non arriveremo alla Verità.
Ecco perché tanti si rifiutano di ragionare e non scoprono la Verità.
Ma è così importante la Verità?
Ad inizio pontificato Giovanni Paolo II disse: “Non abbiate paura!” proprio con questo significato: se non avrete paura, sarete veramente liberi, perchè la vostra sicurezza, il vostro tesoro non sta nelle istituzioni, nello stato, nei soldi, nelle vostre certezze terrene: ma sta là dove nessuno ve lo può togliere, nessuno ve lo può rubare. Se non ho paura, posso cercare la verità, perchè non ho paura di quello che scoprirò.
Gesù ha detto: “Conoscerete la verità, e la Verità vi farà liberi” (Gv., 8;32); si è preoccupato di farci sapere anche che: ―Non esiste nulla di nascosto che non debba venire rivelato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto.
Il rapporto di causa-effetto in questo caso è bidirezionale: la Verità ci rende liberi, e solo se siamo liberi veramente possiamo conoscere la Verità. Tutte le volte che ho paura… forse è perchè non ho riposto la mia speranza, la mia fiducia, il mio tesoro in qualcosa che non mi può essere tolto, ma in qualcos’altro. E allora è bene fermarsi e fare un po’ d’ordine e pulizia in casa.
(*) moneta alternativa di emissione popolare
Questa società mi ricorda la favola del gambero e della cozza:
C’era una volta una cozza che viveva attaccata allo scoglio e vedeva le onde del mare rifrangersi sulla battigia. Dalla sua posizione poteva rimirare la sinuosità delle onde e contarle, finché un dì non venne distratta da un giovane gambero, grande rosso e forte, che zampettava nelle vicinanze alla ricerca di cibo. “Mamma mia che fame” disse il gambero voltandosi verso la cozza “qui non c’è cibo, ma tu come fai lì sempre fermo a non sentire i crampi della fame?”. La cozza piuttosto basita rispose “ho quel che mi serve, aspetto che le onde facciano il loro corso e trasportino i nutrimenti di cui mi cibo”. Al gambero tale risposta suonò vetusta, al che provocandola disse “ahahah! Morirai di fame se stai lì ferma ad aspettare che qualcuno provveda al tuo posto, devi fare come me; devi muoverti! Devi andare in alto mare!”. “Solo chi si muove evolve!” tuonò fiero il giovane gambero, che presto si accinse a correre via con le sue zampette camminando all’indietro verso il fondo di quell’immenso mare. Troppo lesto si allontanò il giovine gambero per sentire la replica della cozza: “troppe volte si scambia il movimento per evoluzione, dimenticando troppe volte che ci si può muovere anche all’indietro”.
Non si sa che fine abbia fatto la cozza, ma si sa per certo che fine fece il gambero: una rete lo pescò e ne fece banco per i lieti pescatori che di lui e tanti altri in sua compagnia si cibarono.
Come avrete capito, la favola racconta di colui che resta fermo non inteso come colui che si chiude al mondo, ma come colui che resta saldo ai suoi principi, alla sua morale. I crepiti della fame che soffre il giovane amico sono le tentazioni della società moderna, che ci offrono ogni giorno allettanti alternative alla maturazione spirituale e all’introspezione per addentrarsi verso ignoti orizzonti, che in realtà non sono altro che la trappola di qualcuno.
Se nel caso nostro la logica diventa il nostro scoglio, il gambero lo rifugge perché non lo vede come profittevole fonte di cibo né di giovamento, preferendo alla solidità della roccia la pericolosità dell’alto mare, qui da intendersi non nell’eroico senso del conoscitore odisseo, ma come vuoto dell’anima.
Credo che sia sufficiente questo, a voi ogni ulteriore sviluppo. Grazie
Grazie della bella metafora. Meno male che hai scritto:
” colui che resta fermo non inteso come colui che si chiude al mondo, ma come colui che resta saldo ai suoi principi, alla sua morale”,
perchè, come capirai se leggi un po’ di post di questo blog, il mio pensiero è che ogni forma di attaccamento è sempre velenosa e, alla lunga, mortale.
Chissà… forse anche ai princìpi?
” Verità “…
ed il suo opposto e complementare…” Pòlo “…
” Falsità “…
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c’è da chiedersi,in primis,del perché il Potere si senta,( quasi ) sempre,obbligato a mentire al Popolo…CVR…???
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QVIA…il Kore ci serve per sentire…e non a caso,Noi Kristiani adoriam il Sakro+Kuore…e non il Cervello…
mentre la Mente serve a mentire…e ne fanno largo e quotidiano uso tutti coloro che ci vogliono ingannàre;
andiamo quindi,qual esemplare esempio,ad analizzar ben bene l’odierna ” Renzàta ” del Mistificatore fiorentino :
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SIC…”…l’Europa non perda la sua anima…”…SIC…
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dà per scontato,il furbastro,che davvero ci sìa,l’Europa, e poi che abbia pure un’anima…hàhàhà..
ma Noi ben sappiamo,parafrasando l’Absburgico***Prènce,esser,Europa,una mèra…” espressione…geografica “…hàhàhà…
butta lì,al solito suo,una frase fatta…e poi passa subito oltre…confidando nella velocità…che impedisce di coglierne tutta l’assurdità…hàhàhà…!!!
Il terribile attaccamento dell’uomo alle proprie convinzioni, ed al personale bagaglio di conoscenze per ssemplice “amour propre”, è il terreno sul quale prolifera l’arte ingannatrice del nostro nemico: il quale conosce perfettamente la condizione umana.