Nel film “Nel nome del padre” viene raccontata la storia vera di un irlandese e di alcuni suoi familiari che vengono accusati ingiustamente di un attentato ad un pub inglese e incarcerati per decenni sulla base di false prove e false testimonianze. Aseguito di uno scambio di opinioni con un conoscente su facebook, mi è tornata in mente una scena iniziale in cui si vede che gli irlandesi sparavano alle ginocchia di quelli, fra di loro, sospettati di essere collaborazionisti degli inglesi. Gli irlandesi oppressi, occupati dall’invasore, si sparavano fra di loro!
Tornando alla discussione con l’amico, sostanzialmente la sua posizione era: Ron Paul (il politico americano più volte candidato alla presidenza, noto per le sue posizioni contro la guerra e contro la Federal Reserve), così come Alex Jones (il conduttore radiofonico e gestore del sito prisonplanet, noto per le sue posizioni contro l’elite mondialista), sono in realtà dei “depistatori“: sono lì per attirare le masse, una lucciola per le allodole, e depistarle dai VERI problemi. E quali sarebbero questi veri problemi? Per qualcuno le scie chimiche, per altri il signoraggio, per altri ancora la massoneria, per alcuni i vaccini, per altri i gesuiti e/o il Vaticano che sarebbe il vero potere dietro i poteri mondiali.
Credo che ragionando così non si arrivi da nessuna parte. Sicuramente la lista dei problemi è talmente lunga che, se applicassimo il principio “non ti occupi di questo, quindi sei un depistatore“, scarteremmo tutti.
- Barnard: ammirabile la sua posizione su Israele, ma sul signoraggio ha preso una cantonata.
- Grillo: dice cose giuste sull’impegno individuale, ecc., ma non parla di 11 Settembre: scartato.
- Travaglio: preparatissimo sulle malefatte di Berlusconi & C., ma su Israele una posizione scandalosa: scartato.
- Ron Paul: contro la fiat currency, per indagare sulla fed; bene, ma non parla male del Vaticano: da scartare.
- Blondet: ottimo su tutto, ma troppo cattolico: via.
- Mazzucco: ottimo, ma sul suo sito troppi anticattolici: via.
- David Icke: denuncia l’elite degli illuminati, ma poi parla dei rettiliani: via.
Non dobbiamo perdere tempo a dividerci: se siamo divisi, se perdiamo tempo a farci la guerra fra di noi, non abbiamo nessuna speranza. Invece le buone idee e le buone battaglie vanno bene tutte, anche se vengono da persone che, su altri temi, non condividono le nostre posizioni (o semplicemente non se ne occupano). Ogni passo che va nella direzione giusta, anche se solo per un aspetto, deve essere comunque apprezzato, ripreso, amplificato, e non dobbiamo mai confondere il messaggio col messaggero.
Anche perchè, come è scritto, “maledetto l’uomo che confida nell’uomo“, o come ha detto Gesù, “non chiamate nessuno padre e maestro, perchè Uno solo è Padre e Maestro“. (Matteo 23,9-10)
[…] Fra quelli che hanno preso in considerazione il libro “ingannati”, molti non sono stati in grado di procedere per una sorta di pregiudizio che, guarda un po’, è stato simmetrico: se molti di quelli appartenenti all’area cosiddetta “di sinistra” si sono irritati nel trovare una visione cristiana del mondo, molti di quelli appartenenti invece all’area cosiddetta di destra o conservatrice hanno trovato, nella critica alla politica USA, un motivo per non procedere oltre e bollare il libro e l’autore come “di sinistra” o peggio ancora “comunista”. Posizioni oltranziste e rigidità da entrambe le parti, quindi; segno dell’efficacia dell’indottrinamento operato da TV e media nel convincerci che tutto il dibattito debba restare confinato fra questi due poli, in modo tale da incanalare tutto nei due finti partiti, pidielle e pidimenoelle come li chiama Grillo; niente di nuovo, come ho indicato ad esempio qui e qui. […]
Bellissimo articolo, con concisione affronta benissimo il punto critico di chi confonde messaggio e messaggero. Sono felice di sentirlo scrivere, e vederlo espresso meglio di come io avrei fatto.
Bravo! Di mio potrei aggiungere che la mente delle persone che ama le categorie aristoteliche (stereotipi) inganna. Inganna con la facilità di interpretazione delle cose altrui, perché non analizzando, tagliando corto si pensa di capire ciò che basta per sé e quindi ritenendo ciò la verità unica e necessaria. L’uomo si sbaglia spesso a giudicare, io stesso me ne accorgo ma poi non mi trattengo certe volte. Tuttavia ciò non significa che non dobbiamo esprimere il nostro punto di vista, foss’anche negativo su qualcuno, per capire noi e capire gli altri, perché dal confronto si cresce.
Solo parlando gli uni con gli altri si riesce a spezzare la catena del divide et impera, perché essa è la causa di molti dei più gravi mali del mondo. Si cerca di usare malevolmente con malizia il concetto di somiglianza, analogia per ricondurre ciò che ci sembra inattaccabile in qualcosa di cattivo finché non si appropinqua a qualche mina “concettuale”.
Spesso alcuni media che non riescono a mettere in cattiva luce qualcuno decidono di vedere quale catena di analogie può montare per portare dal concetto buono a quello cattivo la posizione da attaccare. Se non si acquista la mentalità di vedere chiaramente il grigio, di non accontentarsi del bianco e del nero di cui anche i deficienti sono capaci, allora sarà estremamente difficile capire la verità.
Il divide et impera funziona soprattutto quando non c’è dialogo, non c’è confronto, non c’è onestà di capire l’altro e se stessi.
Funziona quando le persone puntano ad elevare il criterio prudenziale della paura del male come scatenante di ogni malefatta, così diventando istituzione sociale fare del male al prossimo e pensare che altrimenti non si possa fare.
L’uomo è una creatura in fondo in fondo buona, solo che si sforza ogni giorno di essere cattiva, perché la vita è dura e allora ci si lascia vincere dal pessimismo. Purtroppo vi sono coloro che del male hanno fatto la loro vita, così volendo degli altri schiavi e poveri per osannarsi senza capire che si sono creati una gabbia da soli di schiavitù propria (e altrui) senza felicità, senza amore e senza condivisione.
Anche per loro esiste la via di Damasco, ma nessuno all’infuori di loro stessi possono decidere di percorrerla. Perché a differenza loro un’entità superiore ha deciso per noi la libertà di scelta.
Se ne rendano conto.
La “via di Damasco” è quella che Saulo stava percorrendo, di gran carriera ed al galoppo, per andare a perseguitare Gesù… perché perseguitare i membri del Suo Corpo significa, tout-court, perseguitare Lui.
Sapeva Saulo ciò che stava facendo?
No.
Perché era un figlio di Dio così “disperso” da essere convinto, in buona fede, di rendere Gloria al Dio Vero (che lui pretendeva di conoscere già, in quanto membro della tribù di Beniamino e giudeo osservante e praticante, di coerente scuola farisaica, e discepolo del maestro Gamaliele) nel perseguitare quei “discepoli del Nazareno” che avevano apostato dalla Vera Fede e che credevano in quel falso Messia.
Quindi, Saulo: faceva il male SENZA sapere quello che stava facendo.
Così come MOLTI di coloro che parteciparono, attivamente o passivamente, alla Crocifissione di Gesù.
Siccome, però, c’è Qualcuno al Quale è conosciuta OGNI intima piega e “scanalatura” dei nostri cuori e che quindi conosceva perfettamente il cuore di quel Saulo Suo persecutore: ecco l’Evento successo sulla via di Damasco.
In seguito al quale caddero le “scaglie” dagli occhi di Saulo: quelle “scaglie” che gli avevano impedito di vedere, fino a quel momento, la Verità.
E che gli avevano impedito, complice la sua ostinazione nel pretendere di “essere nel giusto”, di ascoltare la Verità pronunciata da Stefano in quello che è il PIU’ LUNGO discorso del Nuovo Testamento.
E di vedere la Verità nel suo modo di morire e di implorare al Signore Gesù di non imputare quell’orrendo peccato ai suoi uccisori.
Non partecipò attivamente, Saulo, alla lapidazione di Stefano.
Ma, tuttavia: vi partecipò passivamente, mantenendo i “mantelli” degli assassini. Che gli IMPEDIRONO di partecipare attivamente a quell’omicidio.
Ed anche in questo “impedimento” è visibile la Mano di Dio: che “teneva fuori” e “distante” dall’omicidio attivo colui che sapeva essere un Suo figlio, benché “rigido” ed “accecato”.
La volontà di Saulo, quindi, non si vede nel percorrere la “via di Damasco”.
Ma nell’accettare il Signore che gli parla nella Sua Gloria di Risorto: e nel NON rifiutarLo come inganno di satana.
Ma è giusto ricordare che San Paolo NON era Battezzato né tantomeno Cresimato, allorché fu “disarcionato” dal Signore Gesù lungo la via di Damasco.
E che coloro che OGGI perseguitano la Sua Chiesa, come mandanti delle persecuzioni spirituali e fisiche e molto spesso anche come esecutori delle medesime persecuzioni e, altresì, come “partecipanti passivi” di quelle medesime persecuzioni: sono invece Battezzati e Cresimati, e addirittura Ordinati (come la stragrande parte dei “mandanti”).
Quindi, sono IMMENSAMENTE meno “scusabili” di San Paolo, per il loro comportamento.
Non credi, Enrico?
Fabio Massimo Patricelli, figlio e fratello di Dio, Cattolico Apostolico Romano
Interessante questa spiegazione su Saulo e te ne ringrazio, perché fa capire che la conversione viene dal cuore quando esso è di suo predisposto a capire la verità. La verità si rivela a chi la cerca, a chi si affanna per capirla.
Ma la mia metafora su cui tu hai puntualizzato vorrei lasciarla se possibile per dire che dobbiamo tutti sperare nella maturazione spirituale di chi può e di chi ha le responsabilità di questo paese. Anche loro sono chiamati a migliorare se stessi.
Serve avere fiducia in questa idea, portarla avanti con tenacia che gli altri capiranno.
Serve parlarne apertamente, perché se dici qualcosa di valido gli altri capiranno.
Fa piacere vedere su un sito qualcuno che parla di fede come te duxcuntator.
Tuttavia non tutto il mondo è rosa e fiori, perché tra le peggiori minacce della fede vi sono i farisei. Essi sono peggio degli atei, perché a differenza degli ultimi neanche percepiscono lo sbaglio di ciò che fanno, neanche sentono il bisogno di meditare.
Siamo in una società del relativismo dove il relativismo arrogante diventa il nuovo assolutismo, sotto l’egida ipocrita di non giudicare e quindi di lasciar fare di tutto (farisei in primis). Poi la cosa assurda è che neanche agli stessi fautori questo modello piace, ma non possono fare a meno di praticarlo. Ho frequentato per anni la mondanità in cerca di sesso e divertimento, e la cosa che ne è venuta fuori è che sotto la maschera di sorrisi, selfies, vestitini provocanti si nasconde il vuoto cosmico, una depressione nera e spaventosa. Sembra una droga cui assuefarsi per lenire il dolore, neanche più per cercare il piacere; pensi sempre che lo vuoi, ma quando lo ottieni alla fine dici “mi aspettavo di meglio” e allora parte la spirale senza fine, sembra non finire mai il tunnel; quando la giostra si ferma, diventa assordante il silenzio dell’anima. Nel mio caso addirittura avevo tra l’altro sviluppato una propensione a mentire patologicamente pur di ottenere ciò che volevo. Sembrava di vivere un mondo alienato, paradossale, dove le mie migliori qualità a nulla servivano, perché contava il piacere.
Ora vi starete chiedendo…
… Cosa c’entra tutto ciò col divide et impera? C’ENTRA TUTTO! Il divide et impera prolifera grazie a questa spirale di edonismo, su cui l’impero americano (e tutti quelli come loro in passato) si è retto per decenni, incentivando l’accumulo di denaro, la ricerca sfrenata di piacere e divertimento, oggetto di corruzione e depravazione, per indurre altri ad assecondare i doppi fini altrui. Per decenni gli USA hanno fatto dell’edonismo la spinta per sedurre i governanti di mezzo mondo, capendo poi che diventava un pozzo senza fondo, allora decidendo di risparmiare le risorse per corrompere (non potevano svenarsi per loro), ma diventando così sempre meno attraenti e quindi potenti, mentre il vortice diventa più violento. Hanno eccitato la propria popolazione al grido del turbocapitalismo edonista sfrenato senza accorgersi di aver creato la popolazione più depressa al mondo… Era inevitabile questo crack “psico-finanziario”. Troppi volevano essere i primi, troppi volevano essere miliardari, troppi volevano essere i re del mondo; è come una bolla speculativa che scoppia con una detonazione devastante!
Questo è come dice la religione cristiana l’inganno del maligno: millantare, dividere (dal greco to diaballein), preoccupare le genti con affanni inutili, tentando l’ego – come ha detto Jim Carrey – con promesse da mercante.
Ma sembra che la stessa visione provvidenzialista della storia cui gli stessi americani credono si stia ritorcendo contro di loro, il loro governo sta subendo una specie di Nemesi storica. Una forza nella storia sta agendo per fermare le loro malefatte, per farli uscire allo scoperto e renderli impotenti, nonostante stiano arrancando per impedire l’inevitabile declino. Il provvidenzialismo storico sta dimostrando nei nostri giorni che per quanto si possa abilmente manipolare, per quanto si possa avere eserciti immensi, per quanto si possa essere ricchi e potenti, nulla è eterno, nulla è per sempre tranne il tempo e l’eternità. Possono illudersi quanto vogliono che la fine non sia oggi, possono pure addurre razionali motivi alle loro tesi, ma la storia non perdona.
La storia è una mantide, prima cresce i suoi imperi, poi ci si accoppia, e infine li ammazza. I vincitori scrivono la storia, ma la verità scriverà la storia. Prima o poi.
Auguri per tutto a te e a chiunque altro leggerà
Beh…la presente versione del classico…” DIVIDE ET IMPERA “…
è ben rappresentata,oggi,dal Quesito referendario…” SI “…” NO “…
il Fine ultimo essendo sempre il medesimo…illo di sempre…
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render…” schizo+frenico “…il Popolo…che in fondo,però,se lo merita…
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visto che continua a farsi buggerare dai…” QVAQVARAQVA “…infàmi…
PSEUDO ” rappresentanti “…hìhìhì…” repubbli.càni & demònio.cratici “…
che,addirittura,possono,per Legge,pure fissarsi da sé…lo Stipendio…!!!