Una domanda che nell’intervista non mi hanno fatto, ma che mi sarebbe piaciuta, è: “A quale scopo siamo ingannati?” e la risposta (che mi ero preparata) ve la scrivo adesso.
Nel bellissimo film “The Truman Show” il protagonista (un grande Jim Carrey) è prigioniero nell’isola in cui è stato creato l’immenso palcoscenico non perchè esistano delle frontiere, dei reticolati, o altri sistemi visibili: ma non se ne può andare perchè, schiavo della paura del mare (instillata con l’inganno) non se la sente di affrontare il viaggio. Infatti alla fine del film la sua liberazione avviene proprio quando, solo contro la potenza della natura (o almeno quello che lui crede tale) vince la sua paura nella tremenda battaglia finale, nella sua barca.
Goethe disse che “Nessuno è più disperatamente (=senza speranza) schiavo di colui che, pur essendolo, pensa di essere libero” E già. Se ho delle catene di ferro, se sono in una prigione di 9 metri quadri, so di essere prigioniero, e magari prima o poi cercherò di liberarmi. Ma se credo di essere libero, da dove partirà il desiderio per cambiare la mia situazione?
Gli inganni servono proprio a questo: a creare una serie di paure che, come muri invisibili ci imprigionano e ci impediscono di agire liberamente. Paura del diverso, del terrorista, della malattia, della pandemia, dell’AIDS, della povertà, della crisi economica, della guerra, del comunismo, del global warming, della pandemia, paura di non essere apprezzati, di non essere accettati, e così via. Tutto falso. Tutto inventato ad arte per poterci spingere a comprare quello che vogliono loro e a comportarci come vogliono loro.
Per questo Gesù ha detto: “Conoscerete la Verità, e la verità vi farà liberi” (Mt, 8,32).
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