Ripropongo una delle prime note scritte su Facebook, inutile dire che è una di quelle cui sono più affezionato. Buona lettura.

Le scimmie prigioniere – Un modo per vivere sempre liberi

15 marzo 2009 alle ore 18:17

Nel libro di Bear Heart, “Il vento è mia madre”, viene raccontata una tecnica di una popolazione primitiva per catturare le scimmie.Vengono svuotate e fatte essiccare delle zucche, avendo la cura di mantenerne più possibile l’integrità e togliendo il contenuto interno da un piccolo foro. Poi queste zucche essiccate vengono sotterrate sotto la sabbia, con la parte bucata rivolta verso l’alto, visibile; a questo punto una banana viene messa dentro la zucca, infilata dalla parte del buco.La scimmia, che sente l’odore della banana, infila la mano nella zucca, ma quando prova a tirarla fuori si trova come intrappolata, non riuscendo a far uscire la mano che tiene stretta la banana. Così è abbastanza facile catturare la scimmia che si trova, suo malgrado, immobilizzata.

Suo malgrado? Ad un osservatore esterno sfugge un sorriso di compiacimento: la scimmia, in realtà, non è prigioniera, crede di esserlo, in quanto fintanto che non molla la presa, non può scappare. Sarebbe sufficiente che mollasse la presa e scappasse, no?

Prima di ridere della scimmia pensiamoci però un attimo: quante volte noi siamo proprio come loro?
Quante volte ci attacchiamo a qualcosa di cui non ci sembra possibile fare a meno, e roviniamo di conseguenza la nostra vita? Questo qualcosa per qualcuno è la sicurezza economica; per qualcun altro la famiglia; per qualcuno il prestigio, la carriera o il potere : e siamo talmente dentro a questa nostra convinzione che ci sembra impossibile vivere senza.

Questo voleva dire Gesù quando ha detto: “Chiunque viene a me e non odia la propria madre, il proprio padre, …”, voleva dire: se non è in grado di rompere il legame, di tagliare questo eterno cordone ombelicale che ci lega anche a cose buone, come i genitori, i figli, un minimo di benessere, beh, chi non rompe questi legami sarà sempre schiavo.

La soluzione, invece, è quella di rompere i legami, e tenere l’unico legame che ci dà la vera libertà: quello in Cristo, unica fonte di Vita, di Gioia, di Amore, di Felicità. Allora sì che saremo capaci di amare liberamente i nostri genitori, i nostri figli, il nostro capufficio, ecc., perchè veramente fratelli in Cristo.

Una volta ho sentito una raccomandazione per una buona educazione dei propri figli: “Fa’ finta che non siano i tuoi, ma quelli di qualcun altro che te li ha affidati”. A parte che non occorre far finta, è veramente così (i figli non ci appartengono, è quell’umorista di Dio che si fida di noi e ce li affida), ho potuto sperimentare sulla mia pelle quanto fosse vera questa cosa: quando, per qualche anno, ho fatto un po’ di catechismo con dei bambini che erano coetanei del mio terzo figlio, non capivo come mai con loro mi divertissi un sacco, e con il mio non riuscissi a smettere di arrabbiarmi. Alla fine un’illuminazione: il mio legame col mio mi rendeva ambizioso, possessivo, desideroso di plasmarlo per farlo come piaceva a me, cosa che con gli altri non facevo assolutamente.

Morale: cominciamo a rompere tutti i legami, giorno per giorno, e costruiamo l’unico legame veramente vitale: quello con Gesù Cristo, nostro Salvatore e Liberatore.

E se ogni tanto si stiamo male, se abbiamo dei pensieri, se siamo cupi, arrabbiati, fermiamoci un attimo e pensiamo: qual’è la banana che non voglio mollare in questo momento? Per colpa di quella banana che non voglio mollare, non riesco a vedere le immense foreste di banani che mi stanno vicine